Paganese-Catania, l’analisi: brutti e costanti, nel perdere

Terza caduta consecutiva, stavolta è la Paganese a far festa e condannare i rossazzurri

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C’era una volta il Catania della difesa migliore del campionato, dei tanti pareggi e delle poche sconfitte, con le vittorie tra le mura amiche a rimpinguare la classifica. C’era una volta la certezza dei playoff, da giocare più o meno da protagonisti. C’era una volta la speranza di crescere alla lunga, spezzata dal caso e dagli errori di un gruppo smarrito.

Primo tempo in un modo, secondo in un altro senza però mai incidere concretamente. Sintetizzando al massimo, questa è la partita che il Catania gioca a Pagani contro gli azzurrostellati di Grassadonia. Dietro l’angolo c’è comunque l’ennesima capitolazione stagionale, la terza di fila. Impressionante. Indescrivibile. Inaccettabile. Al di là del risultato, ancora una volta la squadra di Giovanni Pulvirenti stecca l’appuntamento con la prestazione, insipida nei primi 45 minuti, chiusi con il vantaggio avversario e il morale sotto i tacchi. La ripresa è un copione diverso, più combattivo, ma l’epilogo è il peggiore possibile. Il pari momentaneo illude, poi c’è Firenze a rimettere le cose in chiaro. 2-1 e palla al centro.

Poco, troppo poco. E così Giovanni Pulvirenti raccoglie la seconda sconfitta su due sulla panchina etnea, mentre l’esordio del vice Orazio Russo è di quelli più terribili in assoluto.

La classifica, se possibile, è ancora più preoccupante. Almeno tanto quanto il gioco che latita, le topiche difensive, il Federico Scoppa che invece di costruire gioco lo rovina e non è utile ai compagni, steccando nell’abc. Poi c’è un Pozzebon spesso lasciato troppo solo là davanti, un’armonia che non esiste.

Il quadro dipinto dalla squadra dell’elefante insomma è davvero da brividi. L’obiettivo principale è rialzare la testa e salvare la stagione. Nel prossimo weekend al Massimino arriva il Foggia, fresco di strapazzo al Lecce.

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