Padre condannato per uno schiaffo al figlio di 6 anni

Arezzo – padre condannato ad un mese di carcere per uno schiaffo al figlio: pena sospesa

Abuso dei mezzi di correzione: questa la motivazione addotta in sentenza dal Tribunale di Arezzo, che ha condannato ad un mese di carcere e a pagare un risarcimento alla madre del bambino (nel frattempo diventata la sua ex moglie) un padre – pena sospesa – per aver inferto uno ‘schiaffo’ al proprio figlio di sei anni.

Punizione al figlio esagerata? Tale l’ha ritenuta il Tribunale.  A sostenere l’accusa in aula il Pm Bernardo Albergotti ed è il giudice,Manuela Accurso Tagano, a sostenere ‘l’uomo ha esagerato nel colpire il piccolo’ ed a poco è servita la difesa dell’uomo. L’episodio risale al 2009 in un centro della Valdichiana aretina. In casa, al momento in cui è partita la mano aperta del padre sul volto del bambino, c’era anche un altro figlio dell’uomo, avuto da un precedente matrimonio. A notare che c’era qualcosa che non andava, soprattutto quel “segno rosso” sulla guancia del piccolo, è stata la madre, che ha chiesto conto e ragione dell’accadutoal marito. Lui si sarebbe giustificato dicendo che il bambino, che allora faceva la prima elementare, non voleva esercitarsi a leggere.

Rimane ancora poco chiaro chi abbia avvisato i carabinieri, se la moglie o il figlio più grande, sentito anche lui come testimone in aula. Fatto sta che la denuncia è scattata e così la vicenda è giunta davanti al giudice. Il bambino, tra l’altro, probabilmente turbato per l’accaduto, risulterebbe non essersi nemmeno recato a scuola per alcuni giorni a seguito del ‘denunciato schiaffo’. La mamma del piccolo, che due anni dopo lo schiaffo si è separata dal padre del bambino, si è costituita parte civile e in quella veste ha ottenuto il risarcimento disposto dal giudice.

Ma non si tratta del primo caso!

2004 –Napoli: la Corte di Cassazione aveva confermato la sentenza di condanna –  inflitta dalla Quinta Sezione Penale ad un papà napoletano di 49 anni –  a un mese di carcere per aver inferto uno “schiaffo” alla figlia, che si divertiva a fare disegni sulla sabbia con le mani. Lo schiaffo alla ragazzina fu ritenuto così grave da ‘escludere nel comportamentol’esercizio dello ius corrigendi’. La vicenda napoletana si era svolta nell’estate 2002, dove il  padre di due bambine, non sopportando che la primogenita si sporcasse disegnando cuoricini sulla sabbia, l’aveva rimproverata pesantemente schiaffeggiandola.
2011 – Svezia: Antonio Colasante, padre pugliese, è stato arrestato in Svezia ed ha trascorso due o tre giorni in cella prima di essere condannato dai giudici svedesi ad una multa di circa 700 euro per aver maltrattato il figlio dodicenne in preda ad una “bizza” in strada a Stoccolma, all’ingresso di un ristorante.

Pochi giorni fa – Francia: un padre è stato condannato a 500 euro per una “sculacciata” al figlio di nove anni che non lo salutava con il ‘buongiorno’ e che quando il genitore lo rimproverava dicendogli di usare le buone maniere lui rispondeva ‘non ne ho voglia’. Quel padre ha ammesso di aver sculacciato il figlio e ha difeso davanti ai giudici i suoi “metodi educativi”: ‘Non condivido la moda di non dare più lezioni ai bambini’ – ha spiegato. Ma i giudici lo hanno ugualmente condannato per ‘violenza su minori e umiliazioni’. La sentenza ha fatto molto scalpore in Francia dividendo l’opinione pubblica in favorevoli e contrari.

Nel 1979 la Svezia divenne il primo Paese del mondo a proibire completamente le punizioni corporali ai bambini.

Save the Children, attraverso un’indagine di Ipsos, ha rilevato che in Italia oltre un quarto delle madri e dei padri (27%) fa ricorso più o meno di frequente alle punizioni fisiche, che risultano educative per un quarto dei genitori, anche se il dialogo e l’ascolto restano i valori educativi fondamentali per la gran parte delle famiglie.

Nel dettaglio, secondo la ricerca, il 22% di padri e madri di bambini da 3 a 16 anni ricorre allo schiaffo qualche volta al mese e il 5% quasi tutti i giorni; a questi si aggiunge un 49% che lo utilizza eccezionalmente. In generale, un quarto di madri e padri italiani vede nel “ceffone un gesto con una valenza educativa”.

Perché si passa alle punizioni corporali? Tra le principali motivazioni che spingono allo schiaffo, c’è – per circa un genitore su due –‘l’esasperazione, lo spavento, la reazione di un momento’. Per quanto riguarda le conseguenze dello schiaffo sui bambini, non sono considerate necessariamente negative: per il 57% dei genitori dare uno schiaffo una volta ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno e per il 26% può addirittura aiutare a renderli adulti educati.

Ma da che mondo è mondo, lo schiaffo è sempre esistito! I nostri nonni usavano dire “quando ci vogliono sono meglio del pane!”. Eppure adesso si rischia il carcere. Lo stesso Codice Civile nell’art. 147 prevede che:  ‘…i coniugi hanno l’obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole…’, ma non viene in alcun modo prefissato un metodo. È indiscusso che la violenza genera violenza, ma un semplice schiaffo non può definirsi violenza. Una mortificazione si, è indubbio. Ma servono anche queste per forgiare un uomo o una donna forte.

Perché, piuttosto che attenzionare “casi limite”, i Tribunali non cominciano, invece, a porre l’accento su reali casi di violenza nei confronti dei minori, casi che passano troppo spesso sotto silenzio per paura o ignoranza?

Direi sarebbe il caso di cominciare a pensarci!

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