“Order of Nothingness”, il nuovo album di Jimi Tenor

Nel nuovo album Order of Nothingness recupera alcune tra le migliori intuizioni della sua ultra ventennale carriera

Philophon cover nuovo Jimi Tenor e compilation

Artista di culto estremamente prolifico, istrionico, musicalmente ironico (!) Jimi Tenor, personaggio impertinente, vero nome Lassi Lehto, è multi-strumentista e produttore finlandese che col suo nome d’arte coniuga la passione per Jimmy Osmond e per il sax tenore.

Un arco di tempo in cui è stato capace di spaziare tra i generi pur mantenendo sempre una personalissima visione di ricerca e sperimentazione. Si va dagli esordi Techno-Future Jazz-Xperimental (Sähkömies, 1994), all’Elettronica dalle sfumature Pop (Intervision, 1997 e Organism, 1999), all’ossessione per il Soul (Out of nowhere, 2000), a quella per il Jazz di Sun Ra (Heliopause, 2000), fino all’esplorazione di un più futuristico Jazz-Funk combinato all’Afrobeat in compagnia di Tony Allen (Inspiration Information Vol. 4, 2009) o dei Kabu Kabu (Joystone, 2007, 4th dimension, 2009,  The Mystery Of Aether,  2012), e ha pubblicato album su Warp, Kitty-Yo, Sähkö Recordings, Ubiquity, Kindred Spirits, Strut ed ora su Philophon Records.

Anche se può passare intere giornate camminando nelle foreste vicino casa raccogliendo funghi o rintanarsi in studio nel momento creativo, il risultato della sua musica è quanto di più lontano ci possa essere dai suoni della solitudine e Order of Nothingness, ne è una prova: Un’esplosione di energia e vitalità che parte da Eden Ahbez  fino ad arrivare a Yusef Lateef  e tocchi di Highlife, una “Quantum Connection” spolverata di Cosmic-Jazz e Space-Funk. Sulla misura delle 8 tracce, Tenor non lascia spazio al superfluo e raccoglie il succo di una carriera e di un percorso artistico eclettico, visionario e sempre avanti sui tempi. “Non avevo nessun tema in mente”, racconta, “volevo solo fare un album con alcuni beat ‘groovy’”.  E negli studi della Philophon Records a Berlino, questi beat ‘che girano’ sono arrivati lavorando insieme a due ‘geni del ritmo’ come Ekow Alabi Savage (Ziggy Marley, Manu Dibango, Fela Kuti, Thirld World, Eek a Mouse, Vitamin X, Ebo Taylor) e Max Weissenfeldt (The Poets Of Rhythm, Whitefield Brothers, Dr. John, Lana Del Rey, Bombino, DJ Shadow, The Heliocentrics), sommersi da una moltitudine di strumenti esotici (anche se a volte problematici) che sono stati ampiamente utilizzati, con Tenor a creare ritmi e groove meravigliosamente fluidi alternandosi tra strumenti a fiato e tastiere. Esplorazioni musicali che lui stesso descrive come “musica da viaggio per la mente”. “My mind will travel when my body can’t go” diventa allora brano manifesto di una pratica ascetica con cui si possono raggiungere le più sperdute periferie planetarie attraverso la sola immaginazione e la ‘potenza’ del suono. “La musica ci mette in relazione con un livello più profondo.” Parla così Tenor, dal sobborgo di Kontula, dove vive ad Helsinki e prosegue: “Ho bisogno di isolarmi un po’ per trovare le idee per la mia musica. Ho bisogno di stare a casa, nel mio studio, di perdere tempo con la mia attrezzatura. Quando sono ispirato tendo ad essere molto produttivo e mi piace realizzare demo veloci. Sono un ragazzo creativo (dice sorridendo, ndr).”

“Max Weissenfeldt, nel suo ruolo di produttore dell’album ha avuto il merito di tirare fuori il meglio dal mio lavoro. Penso che mi abbia fatto provare più duramente di quanto faccio di solito e ha scelto anche canzoni che forse non avrei mai osato registrare, forse è proprio per questo motivo che penso che questo lavoro abbia un suono unico”. Una chiave di lettura, quella della scelta dei brani da parte di Weissenfeldt, che va anche nella direzione di portare il disco in tour poggiandosi sull’inimitabile stile interpretativo di Tenor: “Musica da viaggio per la mente” da consegnare alle masse, che è la cosa che più lo eccita. “Quando suono dal vivo mi piace andare molto in profondità nell’improvvisazione sperimentale. Sul palco mi piace provare cose che non sono mai state provate o preparate in precedenza. Nella mia vita quotidiana non sono una persona selvaggia, ma sul palco sono tutt’altro e mi sento al meglio. Mi esibisco quasi sempre a occhi chiusi, se guardo la folla … perdo il filo”.

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