Oggi, 1 febbraio, a Messina e nelle altre Corti di Appello inaugurato l’Anno giudiziario 2020

La cerimonia ricorre il 31 gennaio presso la Corte di Cassazione e il 1 febbraio presso le 26 Corti di Appello. Qui di seguito riportiamo l’intervento del Presidente UIF del Distretto di Corte d’Appello di Messina, Avv. Ester Isaja

Roma, Ministero della Giustizia a via Arenula
Roma, Ministero della Giustizia a via Arenula

A nome dell’Unione Italiana Forense, saluto il Presidente della Corte d’Appello ed il Procuratore Generale, i rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura e del Ministero della Giustizia, tutti i Magistrati del Distretto, i Dirigenti degli Uffici Giudiziari, i Presidenti dei Consigli degli Ordini del Distretto, le Autorità civili, militari, accademiche e religiose e i Colleghi tutti.

E saluto tutti con l’orgoglio di chi rappresenta gli Avvocati e nella consapevolezza del ruolo imprescindibile dell’Avvocatura nella società, nel Paese, nell’amministrazione della Giustizia e in ogni singolo distretto di Corte d’Appello.

E’ con rammarico che quest’anno partecipiamo alla Cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, perché lo Stato di Diritto, baluardo di democrazia, al quale tutti gli operatori sembrava fossero saldamente ancorati, viene costantemente messo in discussione.

Si cercano riforme che dovrebbero privilegiare la celerità dei processi, a discapito della Giustizia e delle garanzie e si cercano capri espiatori tra gli operatori del diritto, con il risultato che, in questo periodo, i vari soggetti della giurisdizione, invece che marciare uniti pretendendo il rispetto dei principi cardine fissati dai Padri Costituenti, camminano ciascuno per proprio conto.

Si spinge verso la sommarizzazione del processo, verso la riduzione delle garanzie, si minimizza, quando non si demonizza, il ruolo dell’Avvocato e dell’Avvocatura.

Un’Avvocatura che non esaurisce i suoi compiti difendendo nel processo e che oggi è chiamata ad esprimere il suo ruolo fondamentale anche fuori dal processo, nella gestione delle controversie civili, orientando e accompagnando il cittadino verso la migliore soluzione della lite senza mai dover abdicare alla tutela dei suoi diritti.

Già. Perché i costi del processo, civile, amministrativo o tributario, e i costi della mediazione, sono talmente alti da scoraggiare qualsiasi iniziativa.

In tema di giustizia penale’ poi, sempre più frequentemente assistiamo a interventi legislativi che, incidendo sulle norme di sistema e sugli istituti giuridici fondamentali, mettono a repentaglio persino la necessaria tutela dei diritti fondamentali della persona, vittima o autore di reato che sia.

Per fare un esempio basta ricordare l’art. 162 ter c.p. (estinzione del reato per condotte riparatorie), introdotto con la legge n. 103 del 2017 che, lungi dal costituire l’applicazione della Direttiva Comunitaria 2012/29/UE, in tema di vittime di reato ed espressione di giustizia riparativa, prescinde sia dal requisito essenziale del “consenso” della persona offesa, richiesto dal legislatore europeo, sia dal percorso riabilitante tra vittima ed autore del reato. Una scia legislativa che già attraverso l’ istituto della “Messa alla prova” (art 168 bis c.p. introdotto con la legge n. 67 del 2014), senza alcuna tutela delle prerogative risarcitorie delle vittime di reato, aveva reso evidente come l’interesse perseguito non era né la tutela dei diritti delle vittime di reato, né la rieducazione dell’imputato.

Lo squilibrio tra le parti nel processo penale è stato evidente quando, con la L. 103/2017, è stata introdotta la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in appello, a seguito di impugnazione del Pubblico Ministero (introduzione art. 603 comma3 bis).

E come se non fosse stata sufficiente la riforma della prescrizione prevista nella stessa legge, nonostante l’intervento della Corte Costituzionale, con sentenza n. 43 del 10 aprile 2018, a dare il colpo di grazia al giusto (e celere!) processo, è intervenuta la legge Bonafede, n. 3 del 2019, che ne sospende il decorso <<dalla sentenza di primo grado o dal decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o dell’irrevocabilità del decreto di condanna>> sancendo la legittimità del processo infinito.

Principi fondamentali quali il diritto all’oblio, la funzione rieducativa della pena, il rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza (in ossequio alla DIRETTIVA UE 2016/343 9/3/2016), sono ormai concetti sconosciuti ed estranei al legislatore, che pretende di accelerare i processi senza investire nella Giustizia, senza rendere efficiente il sistema, e preferisce ipotizzare “punizioni” in danno di chi non si adegua a tempistiche generalizzate e, dunque, già solo per questo, sbagliate.

Atteggiamento sintomatico di un processo penale persecutorio, svincolato da riferimenti temporali, che perde la propria funzione sociale rispetto alla capacità dello Stato di accertare tempestivamente gli autori degli illeciti, alla pronta riparazione sociale degli effetti del reato, al concetto di recupero sociale del reo.

E preoccupa anche la prospettiva che risulta dalle linee di principio della ipotesi di riforma del rito civile, caratterizzata dalla mortificazione del ruolo delle parti e dei loro difensori, in un processo che dimentica il principio dispositivo e il ruolo di “arbitro” del Giudice e rischia di assumere un’impronta illiberale.

Ma il vero problema, denunciato a gran voce da decenni dall’Avvocatura, il cui grido è rimasto inascoltato è che alla Giustizia mancano fondi, personale e strutture.

Quale che sia il rito, senza mezzi, senza strutture e senza soggetti selezionati, la giustizia non può funzionare e non può essere efficacemente amministrata.

L’Unione Italiana Forense continuerà a difendere i princìpi costituzionali che regolano l’attività volta alla tutela dei diritti, e continuerà a lavorare per un miglioramento della sua qualità conscia dell’ impegno che eticamente, culturalmente e giuridicamente gli Avvocati mettono nell’ esercizio dell’ attività professionale in favore di chi chiede giustizia. Formazione, educazione alla legalità, attenzione alla giurisdizione, risposte celeri al cittadino, ausilio per risolvere fuori dal processo, ove possibile, i suoi dilemmi, sono e saranno linee portanti della nostra attività.

Il segreto della Giustizia sta in una sempre maggior umanità e in una sempre maggiore vicinanza umana tra Avvocati e Giudici nella lotta contro il dolore.

Dietro ogni articolo della nostra Costituzione – come scrisse Calamandrei – dobbiamo vedere tutti coloro che hanno dato la vita perché la Libertà e la Giustizia potessero essere scritte su questa Carta. E tutti abbiamo il dovere di preservarla.

Buon Anno Giudiziario.

Il presidente UIF del Distretto di Corte d’ Appello di Messina

Avv. Ester Isaja

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