Nina Zilli per la prima volta a Messina

Il 30 novembre al Teatro Vittorio Emanuele il “Modern Art Tour” della cantautrice emiliana sbarca in Sicilia. Sarà accompagnata da una band di sei musicisti e proporrà i brani più noti del suo repertorio insieme con gli ultimi singoli di successo. Da qualche settimana nelle radio il singolo “Domani arriverà”Nina Zilli

Sbarca per la prima volta a Messina la cantautrice emiliana nota per brani come “50 mila”, “Per sempre”, “Sola” e l’ultimo successo “Mi hai fatto fare tardi”: appuntamento con Nina Zilli e il suo “Modern Art Tour” giovedì 30 novembre nella suggestiva cornice del Teatro Vittorio Emanuele, che ospiterà un concerto capace di mettere a fuoco la versatilità dell’artista e i contenuti dell’ultimo omonimo album. Si tratta del quarto lavoro della sua carriera che riesce a mescolare forme e stili musicali diversi ed esplorare a fondo varie suggestioni artistiche: un nuovo step nella straordinaria evoluzione della Zilli, mai uguale a sé stessa, che sorprende ogni volta nella scrittura e nella ricerca con proposte sempre di qualità.

Grande attesa per la nuova tappa della tournèe, che ha preso il via dal Vidia di Cesena lo scorso 14 ottobre, e toccherà alcune città italiane. Intanto è in radio da qualche settimana l’ultimo singolo “Domani arriverà“. La cantante sarà accompagnata da JEEBA – Riccardo Gibertini (tromba, trombone ed elettronica), HEGGY – Antonio Vezzano (chitarra), NICO – Nicola Roccamo (batteria), TORRE – Andrea Torresani (basso), VEEZ_O – Fabio Visocchi (tastiere), DJ ZAK – Enzo Tribuzio (dj). Brano dopo brano, la scaletta si colorerà grazie ai cambi d’abito dell’artista, con le creazioni di Vivienne Westwood, dall’alta moda allo street wear, per adattarsi alla sonorità dei brani, un mix potente di suoni metropolitani e caraibici.

Il “Modern Art Tour” è una produzione Massimo Levantini per Live Nation; RDS e Trivellato Industriali sono partner ufficiale della tournée. A Messina l’organizzazione è affidata ad Euphonya Manegement di Dario Grasso, reduce dal recente successo dello show di Virginia Raffaele sempre al Teatro.

Le nuvole di fumo sono lontane, il sole – l’amato sole giamaicano – è tornato a splendere, “tutto suona più forte di prima”. E al centro della scena torna lei, Nina Zilli, più carica e consapevole che mai, con un album che irradia dal suo centro canzoni che sono come petali da sfogliare, ognuno diverso ma legato agli altri da una voce che da sempre può cantare qualsiasi cosa e farlo come nessuno. In questo senso, e parafrasandone il titolo, “Modern art” è l’oggetto del disco e al tempo stesso il suo titolo-manifesto, fatto di tante forme e stili musicali che convivono felicemente e compongono insieme il profilo della loro interprete. “Modern art” è il quarto album di Nina Zilli, interprete, musicista, autrice, conduttrice televisiva e radiofonica, e forse ne mette a fuoco come non mai la versatilità e lo spessore da artista “completo” che in Italia sono appannaggio di pochi. Registrato tra Milano e la Giamaica, con Michele Canova tornato al controllo della produzione e Nina impegnata nella scrittura di testi e musiche affiancata da un team di autori consolidato (Obi Ebele e Uchi Ebele, Piero Romitelli, Emilio Munda), “Modern art” mette in mostra alcune guest star di rilievo – avete già conosciuto il singolo “Mi hai fatto fare tardi”, firmato da tre hitmaker come Dario Faini, Tommaso Paradiso (TheGiornalisti) e Calcutta – e la presenza di un amico fraterno come JAx nella scrittura e nel rap di “Butti giù”. A completare l’opera – e a chiudere l’album – la cover di “Il mio posto qual è”, una bella canzone portata al successo negli anni ’70 da Ornella Vanoni e che vede tra le firme quelle di autori straordinari come Sergio Bardotti, Franco Califano, Gianfranco Reverberi, Carlos Pes. Il risultato è per l’appunto quello di un album incomparabilmente versatile e moderno, che può permettersi di viaggiare in avanti o indietro nel tempo per esplorare a fondo tutte le suggestioni musicali offerte dalle canzoni: che si viaggi nel DNA dolcemente reggae soul di “1 x un attimo”, “Ti amo mi uccidi” e “Mi hai fatto fare tardi”, in quello maggiormente ritmato di “Butta giù”, “Domani arriverà”, nelle suggestioni pop di “Notte di luglio”, in delicate ballad uptempo come “Sei nell’aria”, nelle strutture di moderno gospel di “Come un miracolo” e “IGPF”, in canzoni fortemente melodiche e suggestive come “Il punto in cui tornare”, forse insieme a “Per un niente”, l’unico punto di rimando alla tradizione delle grandi interpreti italiane anni ’50 e ’60, oltre naturalmente alla conclusiva cover di “Il mio posto qual è”.

La solarità di musica e arrangiamenti non deve trarre però in inganno. Non tutto brilla sotto il sole, anzi, “Modern art”, come tutti i momenti di felice consapevolezza, è fatto anche di nubi da scacciare e ormai lontane, di ricordi che tornano alla memoria per lasciare il tempo che trovano, di emozioni positive e negative che si assommano e tutte insieme danno un senso al tempo trascorso. Scorre tra le righe delle canzoni la voglia e la forza consapevole di ritrovare un centro e ripartire da lì, chiedendosi per la prima volta se le persone che un tempo ci rendevano insicure siano adesso in grado di essere alla nostra altezza. E così, con queste canzoni è arrivato tempo di salutare il passato per ritrovarsi comodi nei propri panni, di smettere di aspettare i treni degli altri e rimettersi in viaggio con il proprio bagaglio e il sole sulla testa, al centro del proprio mondo. Anche questa è Modern Art.

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