“Natale in casa Cupiello” con Enrico Guarnieri, Vitalba Andrea e Vincenzo Volo

Riedizione alla siciliana della commedia all’italiana di Eduardo de Filippo “Natale in casa Cupiello” 

Il presepe, invenzione/intuizione di S. Francesco d’Assisi diffusa e popolare in tutto il mondo, nelle “Due Sicilie” si differenzia: barocco quello napoletano, rinascimentale e più intimista nell’Isola. Eduardo, in “Natale in casa Cupiello”, non se ne preoccupò: il suo interesse si concentrò nell’invenzione di questo prototipo della commedia all’italiana, dove si ride e sorride con un fondo di amaro, tra provvisorio, improvvisazione e stralunato; colse però la valenza simbolica del presepe, dei valori tradizionali e familiari che ad esso si ricongiungevano almeno nel 1931, quando fece la prima stesura, fino ai primi anni del secondo dopoguerra. Capodici, il regista di questa riedizione alla siciliana, inventa un finale a sorpresa, ribadendo e rimarcando la balordaggine di Luca Cupiello (interpretato da Enrico Guarneri) alienato e distante dalle contingenze quotidiane, immerso nella sua dimensione e impegno di presepista appassionato, ancor più dopo il colpo apoplettico che lo allontana sempre più dalla realtà, ma gli rende una famiglia e un vicinato partecipe, affettuoso, affezionato.

Bella prova d’attore di Guarneri e di Vitalba Andrea che rivisita la succube donna Concetta di Eduardo, trasformandola nel perno attorno al quale ruota il microcosmo dei Cupiello e dell’umanità umile del loro ambiente. L’intrigo amoroso che scatena gli eventi della pièce in certo qual modo riprende quei valori, minimi e assoluti, che fanno di questo copione un prototipo valoroso ed efficace di una realtà popolare meridionale, qui attualizzata dal mancato ravvedimento del figlio Tommasino (VincenzoVolo), “un epilogo niente affatto scontato – spiega Capodicicon un rovesciamento che rende anche Luca Cupiello colpevole, reo della sua stessa incoscienza, incapace di definire e comprendere la precarietà della situazione in cui si trova. Proprio come ignaro dei propri problemi appare il popolo rappresentato dall’umanità che si stringe solidale al capezzale di Luca, di cui il presepe pare essere il simbolo”. L’ammodernamento del testo operato dal tandem Guarneri-Capodici, consiste nella scellerataggine di Tommasino: quel figlio che nella poetica di Eduardo si ravvede, in questa versione permane irrecuperabilmente scapestrato. Eppure, malgrado ciò, il valore familiare resta integro anche nelle figure degli amici e parenti dei Cupiello, accorsi al capezzale dell’infermo Luca per condividere le vicissitudini di donna Concetta.

Con Guarneri, Andrea e Volo, Nadia De Luca (Ninuccia, la figlia), Rosario Minardi (Pasquale, fratello di Luca), Pietro Barbaro (Nicolino Percuoco), Rosario Marco Amato (Vittorino Elia), Iridiana Petrone (Olga Pastorelli), Gianni Fontanarosa (il dottore), Nuccia Mazzarà (Carmela), Verdiana Barbagallo (Rita) e la straordinaria partecipazione del regista in veste di attore Antonello Capodici (Luigi Pastorelli), hanno completato il cast per questa edizione alla siciliana. Scene Laboratorio ABC, costumi Riccardo Cappello, luci Andrea Chiavaro. Il pubblico ha apprezzato Guarneri e tutta la compagnia anche in questa pièce del teatro napoletano, che si appaia con il Quaranta ma non li dimostra di novembre, tributando calorosi applausi.

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