Mondiali brasiliani 2014 per la ‘modica’ somma di circa 15 miliardi di dollari

Tutto ruota attorno alla migliore mobilità nelle città in cui si giocheranno le partite, ma i costi altissimi stanno oscurando i benefici

Il Ministero dello Sport di Brasilia ha dichiarato che il costo per l’organizzazione dei mondiali di calcio nelle dodici città brasiliane è attualmente di 28 miliardi di reais, circa 12,8 miliardi di dollari. Sta già sforando di 700 milioni il budget iniziale, annunciato a febbraio, e alla fine si pensa che arriverà a 33 miliardi di reais, poco più di 15 miliardi di dollari. I costi sono gestiti per l’85 per cento da fondi statali, il rimanente 15 per cento da investimenti privati.

Contro la tesi governativa secondo cui ospitare la kermesse sportiva avrebbe migliorato considerevolmente la mobilità nelle città in cui si giocheranno le partite, la Latin American Bureau, un’organizzazione indipendente che si occupa del Sudamerica, insiste invece sul dato che circa 170mila brasiliani dovranno lasciare le proprie abitazioni e che durante la costruzione degli stadi non sono stati affatto rispettati i diritti dei lavoratori. Inoltre, secondo gli ultimi report, i costi supereranno enormemente i benefici.

Per la costruzione dei sette nuovi stadi e per la ristrutturazione dei rimanenti cinque, il governo federale aveva garantito che avrebbero usato solo investimenti privati, mentre i fondi pubblici sarebbero serviti per costruire autostrade, metropolitane e aeroporti. Per ora a pagare è stato solo il Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social (Bndes), la banca pubblica legata al ministero dello sviluppo, dell’industria e del commercio estero. In pratica a pagare i conti ci sta pensando lo stato.

A difesa ancora una volta dell’operato statale, il governo ha ribadito che gli stadi sono ormai diventati il simbolo del paese (il Maracaná di Rio dove si giocherà la finale, ad esempio), quindi spetta allo stato pagare la ristrutturazione. Inoltre sarebbero state usate tecnologie altamente eco sostenibili come pannelli solari, sistemi per il riciclo dell’acqua, spalti e strutture retraibili. Un esempio è lo stadio Mané Garrincha di Brasilia inaugurato a maggio e costato circa 700 milioni di dollari.

Le critiche rivolte al governo sono sostanzialmente due. La prima riguarda i costi aumentati vertiginosamente a causa dei forti ritardi che hanno permesso di consegnare solo sei dei dodici stadi per i mondiali, gli stessi in cui in questi giorni si gioca la Confederation Cup. Agli investimenti vanno naturalmente sommati gli appalti a imprese straniere che incidono enormemente sia sul costo maggiorato dei materiali impiegati, che, addirittura, sulla manutenzione annuale che corrisponderà a circa il 10 per cento del prezzo finale: vale a dire che nell’arco di dieci anni ogni stadio verrà a costare il doppio.

La seconda critica arriva per le infrastrutture. Per la costruzione/ristrutturazione degli aeroporti il governo federale aveva previsto una spesa di 3,1 miliardi di dollari divisa tra pubblico e privato più o meno equamente. A gennaio, quando dovevano essere già chiusi la maggior parte dei cantieri, sette di questi – su tredici aeroporti totali – dovevano ancora iniziare i lavori e altri sono stati cancellati compreso il piano di espansione per la pista di atterraggio a Porto Alegre. Anche il piano ferroviario ha subito forti rallentamenti e cancellazioni. Tredici dei cinquanta progetti per la mobilità urbana di Manaus, São Paulo e Brasília, oltre al collegamento ferroviario dall’aeroporto di Congonhas a São Paulo, sono stati accantonati come, a questo punto, accantonati i 5,2 miliardi di dollari non investiti in opere che sarebbero servite anche nel post-mondiale.

Gira una foto che è diventata, suo malgrado, l’emblema delle proteste di questi giorni in Brasile: questa.

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