Marco Selvaggio: “suonatore” di uno strumento unico e raro

3°puntata della rubrica “Salotto con l’artista”: focus sulla musica sognante dell’autore, compositore e avvocato catanese

Dall’età di tre anni ascolta musica tramite la passione del padre musicista (suonava chitarra e armonica) e dei suoi amici. A 18 anni, a Pisa, compra il suo primo strumento, un djembè (un tamburo a calice originario dell’Africa occidentale, ndr), che per gioco inizia a sperimentare fino a trasformarsi in passione. Prima prende lezioni di percussioni da senegalesi del luogo e nel 2000 inizia a studiare musica tradizionale africana con Alù Djeng, maestro senegalese e Jonathan Colaprisca, batterista di Lucio Dalla. Partecipa alla Nuit Blanche a Parigi nel 2004, suonando il djembè sulla musica elettronica, dopo aver seguito un breve stage con Djan Camarà, percussionista originario di Conakry nella Repubblica di Guinea. E poi… l’illuminazione a Roma: un artista di strada gli fa scoprire quello che poi diventerà, per Marco, lo strumento d’eccezione, l’hang. Composto da due parti di metallo unite l’una all’altra e percosso da una sorta di cupola centrale da cui deriva il suono magico, è uno strumento idiofono svizzero.

Inizia così la ricerca, durata 1 anno e mezzo, di questo strumento, il più raro al mondo perché creato a mano da artigiani che lo hanno brevettato; dopo vari contatti, liste d’attese infinite, finalmente a Palermo riesce a acquistare il primo degli otto posseduti dall’artista. Così, diventa uno dei pochi musicisti al mondo a suonare l’hang dal vivo su musica elettronica e house, incidendo i primi brani. Essendo uno strumento più unico che raro, non esiste un vero maestro di Hang: ciò permette a Marco di personalizzare la sua musica, creando una propria identità e stile.

Si esibisce come ospite a Canicattì Bagni (Sr) per il festival della musica etnica contemporanea. Scavalca lo Stretto e lo Stivale suonando a Monaco per la sfilata di moda organizzata dall’agenzia Nesh e successivamente come special guest allo SUGAR e ad un open rave party, mentre a Londra suona al 93 feet east di Brick Lane (locale in cui si sono esibiti precedentemente Radiohead e James Blunt).

Marco non è mica uno stolto, rimanendo coi piedi per terra, nel 2009 si laurea in Giurisprudenza.

L’evento “Maggio in Musica” nel 2011 al Teatro Bellini, in cui si esibisce come ospite, gli conferisce l’onore di essere scelto dai Coldplay per il video del giorno e postato sul loro sito. Il successo arriva con i familiari di Francesco Virlinzi, scomparso nel 2000, produttore musicale che fondò a Catania l’etichetta discografica indipendente Cyclope Records, in cui il musicista ha suonato durante il tributo per il noto produttore. Nica Midulla, Simona Virlinzi e Filippo Selvaggio (papà di Marco, ndr) sposano la sua passione, diventandone produttori esecutivi. Da qui, nasce l’idea di creare un proprio album musicale, con i brani scritti da lui e con l’hang come strumento principale. Il 25 Novembre 2014 suona al Teatro Bellini (Catania, ndr.) in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, accompagnando, col suo strumento, la voce di Arisa, cantante italiana pluripremiata ( otto dischi di platino e due dischi d’oro, ndr.)

Dopo 1 anno e mezzo di lavoro, impegno e passione (e 4 anni di ispirazione per i testi) esce “The Eternal Dreamer”: composto da 10 brani, di cui 3 strumentali e 7 cantati da artisti soprattutto internazionali, dal cantautore romano Davide Combusti, in arte The Niro, alla francese jazz singer Anne Ducros, passando per il cantautore folk Daniel Martin Moore, Dan Davidson (dei Tupelo Honey), l’interprete di musical Haydn Cox, l’inglese Hazel Tratt e la danese Sidsel Ben Semmane. La produzione artistica dell’album è di Toni Carbone, storico bassista dei Denovo

L’album è stato presentato giovedì 11 dicembre 2014 al Centro Zo di Catania: “The Eternal Dreamer” ha riunito con un live The Niro, Anne Ducros, Hazel Tratt e Haydn Cox. Il disco è stato anticipato dall’omonimo singolo “The Eternal Dreamer”, brano che, malgrado il titolo e il cantante straniero, lo statunitense Daniel Martin Moore, è, come tutto il disco, patriottico, “se non fossi vissuto in Sicilia, non avrei potuto fare un disco del genere, questo disco è la somma di tutte le mie esperienze di vita che poi sono state trasposte in musica, così come i testi, quindi, questo disco è siciliano anche se vanta la collaborazione di artisti internazionali” ci racconta il suonatore – autore.

Sono già in programmazione le prossime date per la presentazione dell’album, dal festival in Belgio alla data in Svizzera.

Ci auguriamo quindi, che non mollerà mai questo sognatore diventato vincitore, “ti svegli con la musica e ti addormenti con la musica, è una costante della mia vita, felice di averla sempre accanto a me così come l’hang, non c’è un momento in cui non c’è la musica”, ci confida Marco.

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