Manu Chao: in “Playing for change” canta “Clandestino”

TRIESTE – BORGO GROTTA GIGANTE – Venerdì 27 Giugno 2014 grande concerto “La Ventura”. Ecco una nuova versione di “Clandestino”, in uscita il prossimo 17 giugno cpn 185 musicisti di 31 differenti nazioni. Uno dei brani più famosi del grande artista, ora riadattato: Manu Chao canta e il supergruppo di artisti di strada di varie etnie suona…

UNA JAM SESSION GLOBALE IN TUTTO IL MONDO, DAL MESSICO ALL’UNGHERIA, PASSANDO PER CUBA E MAROCCO  

“UN MESSAGGIO DI PACE NEL MONDO ATTRAVERSO LA MUSICA” PLAYING FOR CHANGE FOUNDATION SOSTIENE LE REALTÀ DEL TERZO MONDO EDIFICANDO SCUOLE DI MUSICA DESTINATE ALL’INFANZIA NEI LUOGHI PIÙ DISPARATI.

DOPO IL TRIONFO DELLA SCORSA ESTATE CON PIÙ DI 60 MILA PERSONE PER I SUOI TRAVOLGENTI CONCERTI A BOLOGNA, NAPOLI E GALLIPOLI, A GRANDE RICHIESTA IL CANTASTORIE GIRAMONDO RITORNA IN ITALIA… 

“Clandestino” è il titolo del primo album da solista di Manu Chao pubblicato nel 1998, ma è anche e soprattutto il titolo della canzone che lo ha portato al successo in tutto il mondo, una di quelle canzoni che tutti hanno ascoltato almeno una volta nella vita. Il brano racconta della condanna sofferta da tanti immigrati che, in fuga dai mille sud del mondo, dalla fame, dalle guerre, si ritrovano in quel nord che li condanna a una vita clandestina in fuga, fantasmi nella città la cui vita va proibita. A sedici anni da quel grandissimo successo, ecco una nuova strepitosa versione di “Clandestino”per il progetto umanitario “Playing For Change” che sostiene in maniera particolare realtà del terzo mondo – che verrà pubblicata nel secondo volume di “Playing For Change: Songs Around The World” in uscita il prossimo 17 giugno con 185 musicisti di 31 differenti nazioni. Manu Chao canta e il supergruppo di artisti di strada di varie etnie suona “Clandestino” dando vita a una jam session globale in tutto il mondo, dal Messico all’Ungheria passando per Cuba e Marocco. 

Per fare ciò il produttore discografico statunitense e ingegnere del suono, Mark Johnson, si è recato in diversi Paesi del globo terrestre, dagli Stati Uniti al Nepal, servendosi di un’apparecchiatura mobile che funzionasse da studio di registrazione mobile per registrare le performance di musicisti che eseguivano una medesima canzone interpretata nel proprio personale stile. Il repertorio del progetto e del gruppo è vasto e varia dalla musica blues al soul, al al rock, con brani di star come Bob Dylan, Bob Marley, Tracy Chapman e appunto Manu Chao. “Ispirare e mettere in collegamento musicisti di tutte le etnie per portare un messaggio di pace nel mondo attraverso la musica” è l’obiettivo che nel 2004 ha dato vita al progetto Playing For Change (http://www.playingforchange.com/), un supergruppo musicale formato da artisti di strada di varie etnie, e alla Playing For Change Foundation, una organizzazione no profit che ha il compito di edificare scuole di musica destinate all’infanzia nei luoghi più disparati del mondo.

Un’ottima notizia per tutti i fan europei di Manu Chao, aspettando i nuovi concerti “Manu Chao La Ventura” in programma durante l’estate in Turchia, Grecia, Romania, Italia, Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Belgio e Polonia. Dopo l’autentico trionfo ottenuto nel 2013 a Bologna, Napoli e Gallipoli davanti a un totale di 60mila spettatori, a grande richiesta il cantastorie giramondo franco-basco-galiziano ritorna in Italia per due nuovi travolgenti show: venerdì 27 giugno a Trieste e il 5 agosto a Gallipoli.  

La data di Trieste, unica in programma in tutto il Nord Italia, nella grande area verde di Borgo Grotta Gigante, che il 18 e il 19 luglio ospiterà anche il più importante festival di musica e cultura balkan in Italia Guča sul Carso, sarà una grande festa popolare: i cancelli apriranno già alle ore 15:00 per accogliere i migliaia di fan giovani e meno giovani attesi da tutta Italia e da tutta Europa e i concerti inizieranno alle ore 17:00 con altri tre gruppi di supporto che verranno annunciati nelle prossime settimane. 

Il concerto, sensazionale anteprima del festival balkan Guča sul Carso in programma il 18 e 19 luglio sempre nell’area di Borgo Grotta Gigante, è organizzato dall’Associazione Culturale Altramusica con il patrocinio del Comune di Sgonico, in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia e Azalea Promotion, ed è inserito all’interno dell’offerta turistica “Music & Live”, ideata da TurismoFVG, che permette di ricevere gratuitamente il biglietto a chi soggiorna in una delle strutture alberghiere regionali convenzionate (hotel, b&b, agriturismi, pensioni, etc.).  

BIOGRAFIA MANU CHAO

È stato la voce dei Mano Negra, lo storico gruppo francese che lanciò il rock latino, in bilico tra punk stile Clash e ritmi sudamericani. E con “Clandestino” – oltre quattro milioni di copie vendute – ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. Un successo musicale enorme che ha anche un retroscena politico, visto che Manu Chao è diventato presto una delle icone dei giovani e anche del “Popolo di Seattle”, centomila persone sono accorse per ascoltarlo nello Zocalo, la più grande piazza dell’America Latina, la stessa nella quale il subcomandante Marcos ha terminato la sua marcia. Una folla di peruviani, boliviani, ecuadoriani, messicani lo acclama come il “Bob Dylan latinoamericano”, come una sorta di guru delle loro rivendicazioni sociali. Nato a Parigi il 21 giugno del 1961, da un padre originario della Galizia e da una madre di Bilbao, l’incontenibile Manu Chao, ha guidato la band fra il 1987 e il 1994, in simmetria con i rivali Negresses Vertes. Si chiamavano Mano Negra per una sorta di rivalutazione in senso romantico della prima mafia sudamericana. Quella formazione si è sciolta “per esaurimento delle motivazioni originarie” e, con lei, anche quella concezione musicale battezzata “patchanka”, ardimentoso mélange di suoni da ogni parte del mondo. Ma Manu non è rimasto fermo, e ha stupito tutti con la sua prima prova da solista. 
Se i Mano Negra (supporter preferiti di Iggy Pop) puntavano su un rock sovversivo, “encabronado”, come lo definisce Manu Chao, nell’album d’esordio del loro leader, “Clandestino” (1998), prevalgono i ritmi messicani, brasiliani o afrocubani. Sono sedici canzoni (dodici in spagnolo, una in inglese, una in portoghese e due in francese) che raccontano tutti i suoi vagabondaggi in musica. Le atmosfere si ammorbidiscono, come nella malinconica “Desaparecido” o nella struggente “Je ne t’aime plus”. Tutto è molto fresco, immediato. Il tema del viaggio ricorre spesso, con particolare attenzione alle frontiere, come Gibilterra, tra Spagna e Maghreb, e Tijuana, il sogno americano di chi fugge dal Messico. Manu non può rimanere ancorato a lungo in un luogo specifico e infatti, dopo trent’anni di vita a Parigi, ha spostato la sua base a Barcellona perché “avevo una gran voglia di sole e di caldo”

“I miei percorsi – racconta Manu Chao nei concerti – non sono mai nervosi; non mi piacciono le tournée toccata e fuga, non riesco a fermarmi in una città per più di due settimane, ma al tempo stesso voglio avere il tempo di conoscere la gente del luogo, le chiacchiere nei bar e la musica, anche perché ho amici in ogni parte del mondo”. La sua avventura successiva porta il nome di una band nuova di zecca, Radio Bemba, della quale dice testualmente: “È un collettivo a geometria assolutamente variabile, visto che spazia da una persona sola – il sottoscritto – a trenta o quaranta musicisti di ogni genere e tipo, a seconda delle esigenze e delle ispirazioni del momento”. La ricetta è chiara: musica meticcia, suonata con strumentisti di ogni razza e colore in ogni angolo del mondo, dal Cile al Senegal, da Cuba all’Italia nostra, dall’Africa al Sudamerica, che comunque sono le sue mete preferite (“lì il mondo è veramente mischiato come in un gigantesco laboratorio umano. Sembrano in ritardo su tutto, e invece sono avanti di centinaia di anni”). “Radio Bemba Sound System” è un live del 2002 che segna il distacco dalla Virgin. Due anni dopo, il ritorno in studio di registrazione per “Sibérie M’Etait Contée”, progetto piuttosto ricco e ambizioso, dove a farla da padrone è un’aria popolare catturata tra i vicoli e le bancarelle della metropoli parigina. Uscita in forma di libro con cd allegato, l’opera è impreziosita dagli “schizzi”dell’illustratore polacco Wozniak. Il disco, cantato interamente in francese, spazia dal disincanto polemico di “La Valse à Sale Temps” alla desolazione di “Helno est mort”, passando per l’ode amorosa di “Je suis fou de toi” e il gelo sentimentale di “Sibérie”.

La fisarmonica di Thierry Bartalucci, la tromba e il trombone di Roy Paci imbastiscono suggestivi quadretti di una Parigi spaesata e spiazzante, dove cova l’amarezza e la solitudine, sublimate nella ballata dolente di “Dans mon jardin”. E non mancano sprazzi di mazurca (“Madame Banquise”), mambo (“Les rues de l’hivers”) ed esotismo tropicale (“Sibérie fleuve amour”). “Sibérie M’Etait Contée” mostra un Manu Chao diverso, non più ostaggio della retorica no-global, ma amaro indagatore della vita quotidiana nei meandri della metropoli. Nel 2007 arriva “La Radiolina”, il suo ultimo album di inediti. Il disco, prodotto dallo stesso ex leader dei Mano Negra in collaborazione con Mario Caldato e Andrew Scheps, viene anticipato dal vivace singolo “Rainin in Paradize” con tanto di video girato da Emir Kusturica. Spiccano anche la contrita “Tristezza Maleza” e “La Vida Tombola”, ode a Diego Armando Maradona.

 

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