“Mafia Pride” e l’amara ironia su Cosa nostra: un testo di Salvo Giorgio per la regia di Giampaolo Romania

Deridere la criminalità organizzata: così funesta, così grottesca. Decodificarla quale tragedia tanto incombente quanto oggetto di inevitabile scherno.

Mafia Pride 1

Deridere la criminalità organizzata: così funesta, così grottesca. Decodificarla quale tragedia tanto incombente quanto oggetto di inevitabile scherno. Rappresentare sul palcoscenico l’amara comicità dei riti dell’onorata società: è l’obiettivo dichiarato di Mafia Pride, frutto della collaborazione del giornalista e drammaturgo ragusano Salvo Giorgio, che ha seguito, tra i tanti, il “maxi processo”, e del regista Giampaolo Romania. Lo spettacolo segna, dopo la pausa estiva, la prosecuzione del cartellone di “Altrove 2018”, la rassegna itinerante di nuova drammaturgia promossa dal Teatro Stabile di Catania, invitando il pubblico nei luoghi storici della città, con una proposta mirata ad affrontare urgenti temi sociali e civili, come appunto la morsa della “piovra”.

In scena alle Ciminiere per otto rappresentazioni, dal 13al 16 e dal 20 al 23 settembre, sempre alle ore 21, Mafia Pride schiera un cast tutto femminile, che annovera Anita Indigeno, Carla Cintolo, Leandra Gurrieri, Lella Lombardo, Milena Torrisi, Giuseppina Vivera; le musiche sono a cura di Salvo Giorgio, audio e luci di Salvo Lauretta, costumi e allestimento a cura del Teatro Stabile di Catania, in collaborazione con Spazio Naselli di Comiso.

Mafia Pride 2

Si può dunque ridere, o quanto meno sorridere, di una verità atroce come la feroce e squallida realtà della mafia? La risposta è sì, se consideriamo che certe verità sono assurde e grottesche di per sé, senza bisogno di aggiungere nessun altro ingrediente rispetto a quelli forniti, purtroppo, dalla Storia: rituali pseudo-sacri d’iniziazione, codici incoerenti, “preti d’onore”, “pentiti”. Elementi grotteschi che, senza alcuna caricatura, sono in sé tragicamente ridicoli proprio perché sono tragicamente veri; elementi che sottendono uno scenario di sangue, ma costituiscono in definitiva il vero e proprio pride, “orgoglio” di picciotti e uomini d’onore, da cui il titolo dello spettacolo. Ed ecco perché la scelta è stata quella di mettere in scena la verità storica, fondata su atti processuali, nomi reali ed eventi accaduti davvero: a volte, come in questo caso, nulla è più assurdo della realtà.

Mafia Pride, lo ricordiamo, è il penultimo dei cinque appuntamenti di “Altrove 2018”, una programmazione che tra gli obiettivi ha anche quello di promuovere il retaggio urbanistico del capoluogo etneo, a partire dal centro storico barocco, inserito da anni nel World Heritage List dell’Unesco.

La rassegna si è infatti inaugurata in aprile nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini con la prima nazionale de La rondine di Guillem Clua, ispirata all’attacco terrorista consumato ad Orlando, in Florida. E poi proseguita nella corte del federiciano Castello Ursino con L’ombra di Euridice di Mario Giorgio La Rosa, sul tema del fine vita. La Chiesa di San Nicolò l’Arena in Piazza Dante ha ospitato un’altra prima nazionale, Storia di un oblio di Laurent Mauvignier, sulla sistematica violazione dei diritti dei più umili e diseredati, vittime dimenticate di violenze anche letali.

Con Mafia Pride ad essere valorizzata è in particolare l’archeologia industriale delle Ciminiere, prestigioso complesso fieristico e culturale, che accoglierà anche l’ultimo titolo di “Altrove”, il retrospettivo 68 punto e basta, ideato e diretto da Nicola Alberto Orofino nel cinquantenario della rivoluzione giovanile, per rivalutare gli effetti che operò sul tessuto sociale e culturale catanese (27-30 settembre e 5-7 ottobre).

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