“Ma lei è favorevole o contrario a…?” Parliamo di TTIP

Agevolare i commerci tra Unione Europea e USA per incrementare l’Export e la ripresa economica: con queste premesse nascono nel 2013 gli accordi di Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), inizialmente definito Zona di libero scambio transatlantica (Transatlantic Free Trade Area, TAFTA). Giovanni La Via ha presentato un’interrogazione all’europarlamento per la difesa, salvaguardia, promozione del Made in Sicily.

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L’obiettivo proposto è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie. Ciò renderebbe possibile la libera circolazione delle merci, faciliterebbe il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispettivi mercati dei servizi e degli appalti pubblici.

Una questione, quella dei TTIP, estremamente delicata che ha acceso un vivace dibattito tra favorevoli e contrari.

Giovanni La Via, presidente della Commissione Ambiente, Sanità pubblica  e Sicurezza alimentare,a Bruxelles,  ha presentato un’interrogazione parlamentare per tutelare le produzioni DOP- IGP siciliane.

Gli accordi transatlantici riguardano molti settori e possono realmente contribuire alla creazione di posti di lavoro e alla crescita reciproca di Europa e U.S.A. facilitando scambi commerciali e riducendo la burocrazia.

In questo complesso accordo, c’è la possibilità di cogliere una grande opportunità per il nostro settore Agro-alimentare – dichiara Giovanni La Via, Presidente della Commissione Ambiente, Sanità e Sicurezza Alimentare del Parlamento europeo – che gioca un ruolo strategico per la nostra economia. Basti pensare che le esportazioni di prodotti agri-food dall’Europa verso gli USA valgono oggi circa 3 miliardi di euro. In quest’ottica non possiamo, quindi, non proteggere i Marchi di qualità (DOP-IGP), che rappresentano le produzioni di alta gamma del nostro paese, e che generano un indotto economico importantissimo. Per questo, sto monitorando tutti i prodotti da inserire nell’accordo finale”.

Per questo ho presentato – continua –  un’interrogazione urgente alla Commissione europea- DG Agricoltura- per chiedere che tutti nostri prodotti DOP IGP riconosciuti -arancia rossa, pomodorino, olio di oliva, prodotti ortofrutticoli, formaggi, sale ed altri prodotti trasformati – vengano inseriti nel testo dell’accordo, e difesi fino alla fine, per evitare che alcune produzioni siciliane ed italiane vengano escluse dal testo finale, con ricadute negative per le nostre produzioni di eccellenza.”

Difesa ma anche promozione e rilancio dei prodotti identitari siciliani, pensando globalmente ma agendo localmente.

Questi accordi transoceanici sollevano comunque non poche perplessità e in tutta Europa si alzano i cori dei NO.

In una nota il Comitato Stop TTIP scrive: “Siamo preoccupati dell’impatto che il TTIP avrà sulla nostra economia e sulla nostra vita, perché questo accordo è concepito per favorire gli interessi delle grandi imprese multinazionali, soprattutto americane. Il TTIP rischia di compromettere la qualità del nostro cibo, dell’ambiente, la nostra salute e i nostri posti di lavoro. Il negoziato entro l’estate potrebbe arrivare ad una soluzione, e dobbiamo essere pronti a mostrare il nostro dissenso con tutta l’evidenza di cui siamo capaci insieme. Il 7 maggio 2016 scenderemo in piazza a Roma per manifestare il nostro dissenso alla firma del trattato”.

Nel dossier prodotto dal comitato si legge: “Si tratta di normative che tutelano i consumatori, l’ambiente e i servizi dalle leggi che governano il libero mercato, tese in primo luogo a garantire il massimo profitto per gli investitori. Se il TTIP dovesse andare in porto, l’Europa dovrebbe rivedere radicalmente il suo approccio alla regolamentazione, che si ispira al cosiddetto principio di precauzione, per adeguarsi al sistema statunitense. Esso prevede minori controlli sui prodotti e i processi di produzione, minori tutele per il lavoro e l’ambiente, un incremento di privatizzazioni e liberalizzazioni dei servizi. A fare pressioni per il raggiungimento di un accordo “ambizioso” sono le grandi lobby dell’industria energetica, farmaceutica, agroalimentare, delle telecomunicazioni, della chimica, della finanza, dell’automotive e di numerosi altri settori dell’economia. In ballo c’è un mercato potenziale di 800 milioni di consumatori, che potrebbe trasformarsi nella più grande area di libero scambio del mondo, pari al 45% del PIL globale”.

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