L’Italia è il principale fornitore di armi alla Siria

Secondo i dati dell’UE, l’Italia è il primo partner europeo per le spese militari del regime siriano: quasi 17 milioni vengono pagati al nostro Paese per equipaggiare i carri armati di Assad con un sistema di puntamento super-tecnologico

Secondo i documenti ufficiali dell’Unione Europea e i dati del Campaign Against Arms Trade (Caat), l’Italia è il primo partner europeo per le spese militari del regime di Assad: dal 2001 la Siria ha acquistato armi nel Vecchio Continente per un totale di 27 milioni e 700mila euro, quasi 17 vengono pagati al nostro Paese. Il divario con il resto d’Europa è esorbitante. Al secondo posto di questa speciale classifica si trova il Regno Unito con appena due milioni e mezzo di euro, davanti ad Austria con due milioni, Francia, Germania, Grecia e Repubblica Ceca con poco più di un milione di euro. L’Austria fornisce ad Assad principalmente veicoli terrestri, Francia e Grecia invece aerei e droni. All’appello mancano comunque cinque milioni. Volatilizzati.

Naturalmente non abbiamo i dati degli equipaggiamenti venduti al regime siriano, ma da una piccola ricerca in rete – soprattutto video e foto – si nota che nei carri armati di Damasco si distingue chiaramente il sistema a visori notturni Turms della Selex Es (ex Galileo Avionica), gruppo Finmeccanica. I Turms sono dei visori con capacità termica e laser ultra-tecnologici per la visualizzazione e il puntamento in movimento, molto utili ai vecchi tank T72 di produzione sovietica in uso dai siriani. Un’inchiesta de La Stampa ha scoperto che sono stati acquistati da Assad in una super-commessa di 229 milioni di dollari firmata nel lontano 1998. I visori furono consegnati dal 2003 al 2009, tanto che nel 2003 un’inchiesta del Los Angeles Times scoprì che Assad forniva armi a Saddam Hussein aggirando l’embargo militare imposto all’Iraq. L’allora segretario alla difesa statunitense Donald Rumsfeld, accusò il regime siriano di aver venduto al Raìs visori per il puntamento notturno per i carri armati, gli stessi che l’Italia vendeva alla Siria. Ulteriori indagini non hanno mai chiarito, né tanto meno smentito, che i sistemi militari italiani sono serviti per armare Saddam. Paradossale è quindi che proprio l’Italia abbia partecipato alla destabilizzazione irachena inviando i propri contingenti.

Nell’ultimo periodo, cioè durante la crisi di questi mesi, i carri armati siriani sparano sui civili con una precisione che ha dell’incredibile: merito dell’alta tecnologia italiana. In Siria, però, le armi del Bel Paese non sono soltanto in mano ai militari. Da quando è scoppiata la rivolta molti sono stati i disertori e i prigionieri che hanno dovuto o voluto consegnare le proprie armi ai ribelli, compresi i carri armati con tecnologia di puntamento della Selex Es. Se sommiamo queste informazioni con gli ultimi dati in cui si dice che anche i ribelli hanno usato il Sarin durante gli scontri, possiamo facilmente immaginare quanto sia necessario un piano estremamente preciso per un’eventuale attacco americano.

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