Life on Mars: trovata vita fossile sul Pianeta Rosso. Dal CNR e Università di Siena ancora conferme.

Un Gruppo di Ricerca Italiano comunica la scoperta. Gli studiosi dell’Università di Siene e del CNR comunicano la scoperta di vita fossile su Marte: presenza diffusa di microsferule come sulla Terra. 
 
Nel lontano passato di Marte colonie di microrganismi pullulavano sulla superficie di Meridiani Planum. Forse ancora oggi?

Ormai tutti gli studi recenti hanno messo in luce l’esistenza di zone, all’interno del nostro Sistema Solare, con condizioni favorevoli alla sopravvivenza e allo sviluppo di forme di vita, aliena o microbiologica. Nasce la Ricerca Astrobiologica, oggi concentrata sul pianeta Marte, in quanto con composizione, storia geologica e caratteristiche più simili alla Terra.

L’Astrobiologia e la ricerca sull’origine della vita sono due campi di ricerca strettamente legati e, prima ancora di chiedersi se esistono altre forme di vita nella nostra Galassia o nell’Universo.

Le specie appartenenti al genere Bacillus, in grado di formare endospore, sono tra gli organismi più resistenti a condizioni avverse come quelle delle alte temperature del Pianeta Rosso (forte irraggiamento UV come fattore biocida), di conseguenza assumono una particolare rilevanza negli studi sulla contaminazione (risolta con l’invio di sonde) e sopravvivenza planetaria. 

Analizzando con attenzione i sedimenti laminati di “Meridiani Planum” di Marte e le strane sferule ematitiche, note con il nome di “blueberry” (mirtilli; Moore 2004), ripresi dal Rover “Opportunity”, gli autori hanno ipotizzato che si tratti di strutture organo-sedimentarie; ovvero strutture prodotte da microorganismi e aventi, pur nelle peculiarità proprie del mondo marziano, molti aspetti comuni – a differente scala di osservazione – con le note stromatoliti terrestri (Rizzo e Cantasano 2009). L’ipotesi genetica connessa alla attività microbica è congruente con altri risultati scientifici su Marte (Mackay 1996; Mackay 1998; Schulze-Mazuk 2008), dove è stata segnalata la presenza di metano e foremaldeide (Onstott 2006), dove si sospetta l’esistenza di una attività circadiana rilevata negli esperimenti del Vicking (Van Dongen 2009); mentre sembra che sia stata recentemente acclarata dalla NASA l’esistenza di nanobatteri fossili “originari” in meteoriti di provenienza marziana.

                 ROVER OPPORTUNITY: Inizia una storia di esplorazione marziana.
Da più di dieci anni lo Spirit ed il Rover Opportunity della NASA caracollano per la superficie di Marte nella fascia equatoriale del pianeta, nel cui sottosuolo la sonda Mars Odissey dallo spazio aveva identificato nel lontano 2002 grandi quantità di ghiaccio.
In seguito, nel 2004 il Mars Exploration Rover in un costone di roccia, detto Guadalupe, si imbatté in una delle migliori prove che abbiamo in mano per dimostrare che nel passato remoto di Marte l’acqua scorreva letteralmente a fiumi sulla superficie del Pianeta Rosso. Infatti, la morfologia del costone di roccia dava immagini chiare ed indubitabili che fosse stato elaborato dalla presenza di acqua allo stato liquido (microscopio Squyre 2004). Sempre in quegli anni i ricercatori della NASA scoprirono nella regione di Meridiani Planum la presenza di piccole rocce tondeggianti, le cosidette “blueberries”, assomiglianti alle bacche dei mirtilli terrestri. In realtà si trattava di concrezioni di materiale inorganico composte da ematite (ossidi di ferro), la cui presenza confermava ancora una volta la presenza di acqua allo stato liquido nel lontano passato di Marte. 
 

LIFE & WATER ON RED PLANET: NON SOLO ACQUA MA ANCHE VITA?

Nel 2009 due ricercatori italiani del CNR (Vincenzo Rizzo, geologo e Nicola Cantasano, biologo) sottolineavano come la struttura e la morfologia delle “blueberries” facessero pensare ad una genesi di tipo biologico (Rizzo e Cantasano, 2009). 
Nel 2012, ricercatori australiani, studiando analoghe strutture terrestri, attraverso analisi microscopiche ad alto ingrandimento, dimostravano che i cosiddetti mirtilli terrestri (ad esempio quelli presenti nelle regioni desertiche dello stato americano dello Utah) erano effettivamente di origine microbiologica. In quello stesso anno, il ricercatore dell’Università di Siena, Giorgio Bianciardi, biologo e medico, docente in Microbiologia ed in Astrobiologia, analizzando il comportamento nel tempo dei gas rilasciati negli esperimenti biologici delle sonde Viking nei lontani anni ’70, forniva forti indizi, insieme al team americano della NASA, proprietario dei dati della sonda, che quei gas di anidride carbonica presentavano tutti “markers” per essere riconosciuti come rilascio di origine biologica dovuti alla presenza attuale di batteri viventi presenti nel suolo di Marte.  

LIFE ON MARS –  MERIDIANI PLANUM – The Signals

Era ormai tempo di cercare conferme che anche nella regione esplorata da Opportunity ci fossero segni di vita, almeno allo stato fossile, poiché il Rover fotografava rocce e non poteva direttamente sperimentare la presenza di forme di vita. Così, i due ricercatori del CNR contattarono il Dott. Bianciardi per un lavoro che unisse la loro esperienza geologica con quella biologica del ricercatore senese, specie nell’analisi dei segnali e delle forme biologiche.
Questo sforzo comune veniva corroborato anche da un importante articolo pubblicato pochi giorni fa su Astrobiology (Noffke, 15 (2), 2015) dove si ipotizzava una forte similitudine tra le strutture sedimentarie terrestri di origine microbica, denominate MISS ed i sedimenti laminati del Gillespie Lake sulla superficie del pianeta Marte risalenti a circa 3.7 miliardi di anni fa.
Dopo due anni di lavoro il 30 Dicembre 2014 è uscito il risultato di questa preziosa collaborazione scientifica sulla rivista internazionale IJASS Opportunity Rover’s image analysis: Microbialites on Mars?“ (Bianciardi, Rizzo, Cantasano, International Journal of Aeronautical and Space Sciences 15 (4), 419-433 – 2014).
In questo studio – dicono i ricercatori “abbiamo selezionato e confrontato un consistente gruppo di immagini relative a microbialiti terrestri etc altrettante immagini relative a riprese MI dei Rovers marziani della NASA (prevalentemente di Opportunity). Le immagini sono state opportunamente ingrandite per analizzare le morfologie presenti nel campo dimensionale compreso tra 0.1 mm e 1-2 mm che nelle stromatoliti terrestri è caratterizzato dalla presenza diffusa di grumi subsferoidali e da peculiari strutture laminate e/o caotiche/trombolitiche. Nelle immagini si rileva, inoltre, la notevole sinuosità di alcune forme “a vermicelli” comuni ai campioni terrestri e marziani“.

 (Figura 1, materiale fotografico inedito del Dott. Rizzo).

I ricercatori hanno campionato una sessantina di dette immagini (corrispondenti a 40.000 microstrutture analizzate) che sono state sottoposte prima a contornamento automatico delle forme ed in seguito ad una analisi matematica di tali contorni utilizzando ‘metodologie frattali’.

Da un punto di vista morfologico, – osservano – nelle campiture delle immagini selezionale si apprezza la presenza diffusa di microsferule variamente assemblate in strutture più complesse, quali polisferule, filamenti, ciambelle, etc…, la cui dislocazione spaziale e dimensionale, nella tessitura delle rocce, appare somigliante. Da un punto di vista morfometrico, il ridisegnamento delle immagini con approcci automatici oggettivi e la loro analisi frattale multiparametrica provano che trattasi di strutture/morfologie pressoché identiche“.

(Figura 2, tratta da Bianciardi et al., 2014).

La conclusione è che la somiglianza delle strutture evidenziate sulla Terra e su Marte è davvero notevole (vedi i contorni automatici ottenuti dal Sistema computerizzato sulla destra). I parametri di forma frattale calcolati ne identificano la perfetta somiglianza tra le microbialiti terrestri e le immagini marziane, con una fortissima evidenza statistica nell’analisi di 40 000 microstrutture Terra/Marte analizzate (p<0.004).

 

 (fonte di ricerca Nasa – CUN Sicilia – Giorgio Bianciardi, Vincenzo Rizzo e Nicola Cantasano – Università di Siena / CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche)  

 

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