LIBRI: PREMIO MONTEFIORE ASSEGNATA TARGA A “MIO FIGLIO”

Continuano gli allori per Giuseppe Noemi. “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli” di Marco Termenana cioè il libro uscito agli inizi di questa estate, il 25 agosto u. s., è stato individuato dalla Giuria dell’11sima edizione del Premio Montefiore quale assegnatario della Targa Montefiore.

La premiazione si svolgerà sabato 2 ottobre presso lo storico Teatro Malatesta a Montefiore Conca, Rimini.

Il Premio è stato organizzato dalla Associazione Culturale Pegasus Cattolica, Presidente Dottor Roberto Sarra, con i Patrocini della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Montefiore Conca.

Per “Mio figlio” questo riconoscimento segue a stretto giro quello ricevuto il 5 luglio u. s. al “Premio Riviera Laurence Olivier e Vivien Leigh” a Bardolino, in provincia di Verona, dove gli è stato assegnato il secondo posto per le opere edite.

E già un così breve intervallo tra le due premiazioni dovrebbe far riflettere, ma riportiamo subito di seguito il commento del Dottor Roberto Sarra:

“Libro bellissimo, scritto in modo egregio, che forse meritava di più e comunque, di fondo, rimane il concetto che quando ci toccano i figli diventiamo delle belve feroci”.

Giova ricordare che oggi il Premio Montefiore è diventato uno dei primi dieci Premi Letterari internazionali d’Italia e questa volta ha visto un’affluenza di circa 1.300 candidati per tutte le sezioni, tra cui parte proveniente dall’ estero, e circa 480 per la sezione editi.

Chi è invece l’autore per chi ancora non lo conosce?

Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato GIUSEPPE nel 2016.

I romanzi sono ispirati al suicidio realmente accaduto nella notte tra il 24 ed il 25 marzo 2014 a Milano, città in cui vive, di Giuseppe, il figlio all’epoca ventunenne (il primo di tre), quando cioè apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo, e si lancia nel vuoto.

Si racconta il mal di vivere di un essere che si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo e, infatti, è anche la storia di Noemi, alter ego femminile che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche e soprattutto di sofferto e mortale isolamento, al secolo hikikomori.

Non siamo però di fronte a una sdolcinata storia che ha commosso la Giura, ma di fronte alla cronaca – dettagliata e ben raccontata – della lotta incessante di un padre all’incomunicabilità tra genitori e figli durata l’arco della breve vita di Giuseppe e narrata a ritroso a partire dalla notte maledetta.

La verace testimonianza di quest’uomo che si inventa di tutto pur di portare in territorio “amico” un rapporto con un figlio difficile, indipendentemente dal problema che può variare da famiglia a famiglia e da relazione a relazione, riesce a toccare l’animo dei più, fino a mettere in discussione il proprio ruolo di figlio e di genitore, per chi lo è. Alla fine, però, di fatto, stimola anche tutti gli altri soggetti della “filiera” educativa, ognuno per la sua competenza:  dirigenti scolastici, docenti, psicologi ed educatori in senso lato.

Bello poi il talento dell’autore che gli consente di raccontare i tragici fatti che ha vissuto in un modo tale che la sua lettura risulta subito avvincente e convincente, con il magico potere di modificare anche il tempo e farlo diventare uno solo: il presente di ciò che narra.

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