Le ombre sul nuovo codice degli appalti per i lavori pubblici

La nota del presidente dell’Ordine degli architetti di Catania Giuseppe Scannella
«A Catania aprire una stagione di concorsi e affidamenti trasparenti per superare empasse».

Le ombre sul nuovo codice degli appalti per i lavori pubblici
«L’Italia vive il suo ottavo anno di crisi della filiera edile; una crisi lunghissima che è stata ed è resistente ad ogni terapia. Non sono bastati gli incentivi per la ristrutturazione, il piano casa, le tante promesse di interventi strutturali che si sono susseguite con l’alternarsi dei Governi; nulla è stato capace di innescare la ripresa del settore.
Adesso ci confrontiamo con il nuovo Codice degli Appalti, nato da una Legge Delega che recepiva sostanzialmente le indicazioni del mondo professionale, altrettanto disattesa nella confusa elaborazione governativa, cui si spera di dar un possibile rimedio. Se la situazione in Italia è confusa e preoccupante, molto di più lo è dalle nostre parti a causa delle specificità connesse allo Statuto Autonomo. Il precedente Codice si applicava in Sicilia grazie al recepimento dinamico del relativo decreto che oggi risulta abrogato, il che vuol dire – forse – che in Sicilia, nelle more di un recepimento della nuova normativa, si dovrebbe tornare all’applicazione della previgente Legge Regionale, come sostenuto da autorevoli commentatori. Immaginare un periodo di ulteriore stasi, confusione e incertezza nel settore non richiede un particolare sforzo. Problemi anche per lo sfruttamento delle risorse connesse alla programmazione europea 2014/2020, i cui bandi sono ancora chiusi nelle stanze della burocrazia regionale. Tutto questo mentre il settore privato non esce dalle secche in cui si dibatte e tutti gli operatori hanno davanti a loro un ulteriore periodo di incertezza.
In questo quadro a tinte fosche, per la città di Catania si delineano alcuni interventi strutturali e di ampio respiro che, se ben governati, potrebbero dare un minimo sollievo al settore, da sempre trainante per l’economia della città. Mi riferisco ai programmi previsti per l’area aeroportuale, quella portuale, al piano di investimenti per la città metropolitana. Senza dimenticare lo studio di dettaglio per il centro storico, volto a dare certezze operative a proprietari ed operatori. I primi sono costituiti da un sistema di opere puntuali, molte, su cui bisogna organizzare il sistema degli affidamenti a partire dalle progettazioni. Aprire una stagione di concorsi o di affidamenti trasparenti delle singole opere, senza pensare a pacchetti tutto compreso a favore di grandi Società, potrebbe offrire un’occasione di lavoro oltre che di buone pratiche verso la qualità del progetto e delle trasformazioni. Tra l’altro lo prevedono specifiche norme della nuova normativa nazionale.
Allo stesso tempo, un auspicabile approfondimento e alleggerimento delle previsioni dello studio di dettaglio del Centro Storico – attualmente più vincolanti della precedente normativa – potrebbe generare una progressiva e strutturale opera di riqualificazione del tessuto edilizio della città consolidata, coerente con l’urgenza di renderla più efficiente e sicura. Lo stesso vale per il Piano Paesistico appena licenziato e del quale non sono ancora note le previsioni, per le quali voci di corridoio accreditano regimi vincolistici ancora più estesi.

Ora, l’esperienza dimostra come regimi eccessivamente rigidi o affidamenti a grandi e anonime strutture di progettazione non hanno prodotto i risultati attesi in ordine alla qualità delle trasformazioni territoriali, semmai hanno favorito lo svilupparsi di fenomeni speculativi a vantaggio di pochi e un consumo spropositato di suolo, come più non ci si può permettere. Allo stesso modo, l’applicazione/interpretazione di codici per gli appalti basati sulla proliferazione normativa e regolamentare non hanno prodotto legalità e qualità. Dobbiamo auspicare una drastica inversione di tendenza perché la città e la sua economia non possono più aspettare».

a Cognita Design production
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