“Latte di mandorla” di Esther Messina

L’opera prima dell’autrice catanese è stata presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino.

Ci accoglie con un sorriso l’autrice Esther Messina al Salone Internazionale del Libro di Torino 2015, dove con successo lo scorso fine settimana ha presentato la sua opera prima “Latte di mandorla” edita da Armando Siciliano Editore.

Esther nasce in provincia di Catania, scrive sin da piccola e va in giro per il mondo per lavoro. Qualche anno fa la scrittura le si presenta alla porta come un amore mai caduto nell’oblio. L’autrice inizia a sperimentare uno stile di scrittura del tutto personale per esprimere una forte voglia di libertà e di andare oltre gli schemi del conformismo. Tutti i suoi testi sono privi di segni d’interpunzioni. “Latte di mandorla” è una raccolta di undici racconti tutti molto diversi fra loro, ma con un comune denominatore l’amore per la Sicilia e l’elogio alla femminilità.

Ecco l’intervista:

D: Parliamo dello stile di Ldm, come mai non usi punti e virgole, in passato Ungaretti, Joyce e Phillipe Sollers fecero uso di questo stile…
R: Quando tre anni fa iniziai a scrivere volevo rendermi facilmente identificabile. Molte persone scrivono e pubblicano con case editrici più o meno serie. Io volevo per me qualcosa di diverso, volevo essere riconoscibile. Avevo l’urgenza di esprimere la mia voglia di essere fuori dagli schemi della normalità e lanciare delle provocazioni, non solo nel contenuto dei miei racconti ma anche nella forma.

D: Perché racconti brevi e non un romanzo, come forma di narrazione?
R: Amo essere moderna e la modernità. Ho letto tanti classici ma preferisco gli autori contemporanei, che raccontano i nostri tempi, le nostre angosce. Mi sono formata leggendo autori anglosassoni e quel tipo di letteratura è piena di scrittori che del racconto breve ne hanno fatto un culto. Non escludo in futuro pubblicazioni in inglese, una lingua che ho appreso come madrelingua a tre anni da compagne di gioco americane e che amo moltissimo, per la sua musicalità e forza d’espressione che contiene ogni singola parola.

D: Chi in modo particolare?
R: Raymond Carver, Nick Hornby, Alice Munro, Juhmpa Lahiri, Somerset Maughham.

D: “Latte di mandorla” è un titolo accattivante…
R: Uno dei ricordi della mia infanzia è vedere mia madre fare il latte di mandorla, è un procedimento lungo, richiede pazienza, totale devozione, anche questo è un sentimento del tutto femminile. Il sapore è dolce nell’apparenza o al primo sorso, ma vi è una forte retrogusto amaro come i miei racconti che hanno epiloghi dolci o amari, a seconda dei miei umori. Inoltre il latte di mandorla viene servito agli ospiti nei giorni di caldo insopportabile, è un titolo che spiega la mia voglia di “saziare” il lettore con le miei emozioni.

D: Cosa ci racconti in “Latte di mandorla”?
R: Il mio universo. La Sicilia, la provincia di Catania in particolare, l’Etna. Sembra quasi essere lei la protagonista di tutti i miei racconti e poi l’universo femminile. Nella mia famiglia ho sempre sguazzato nel mondo delle donne, sono l’ultima di lunga serie di cugine tutte molto più grandi di me. Le ho sempre ammirate, spiavo nelle loro borse, nei loro trucchi per capire ed entrare nell’universo femminile. Alle donne dedico la mia scrittura: il sesso, la malinconia, la dolcezza, la forza e la fragilità. Le donne dei miei racconti sono tutte molto passionali, colorate, carnali e vere, sono esseri fuori da ogni canone di normalità. Nella normalità non c’è nulla che mi incuriosisce, la diversità è vita e pura ispirazione.

D: Quali progetti per il futuro?
R: Un libro scritto a quattro mani con un’altra scrittrice in cui parliamo ancora una volta di donne: l’universo femminile è un’infinita fonte di ispirazione.

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