L’archivio Majorana Calatabiano all’Università di Catania

Nella Biblioteca regionale dell’Università di Catania sono stati presentati i due volumi curati da Anna Maria Palazzolo

 

CATANIA – La presentazione dei primi studi organici sul “fondo Majorana” della Biblioteca Regionale dell’Università di Catania, curati da Anna Maria Palazzolo, ha richiamato nel suo salone di lettura numeroso pubblico, autorità civili e militari, la sovrintendente  BB. CC. AA. Fulvia Caffo, accolti dalla direttrice Maria Grazia Patanè con l’assessore regionale Maria Rita Sgarlata, il sindaco Enzo Bianco, il rettore Giacomo Pignataro. Agli interventi di saluto hanno fatto seguito quelli programmati di Salvatore Adorno, Marcello Majorana De Luca e della curatrice Palazzolo.

Il lavoro presentato condensa vent’anni di valoroso impegno scientifico e archivistico, promosso dal preside Giarrizzo e affidato in prima battuta alle cure di Enrico Iachelli, ancora da ampliare e approfondire. L’importanza del “fondo”, oltre all’aver fatto acquisire alla Regionale importanti rari volumi antichi, consiste nella quantità e qualità di documenti e lettere utili a precisare e definire fatti politici e scientifici cominciati nel periodo appena precedente l’unità d’Italia e proseguiti nel secolo successivo, per conoscere e approfondire vicende del Risorgimento siciliano e nazionale, sin qui trattate e omologate per stereotipi.

Salvatore Adorno, studioso del notabilato siciliano, nella circostanza ha sottolineato la singolare dualità di tale ceto, consapevole/inconsapevole cinghia di trasmissione tra istanze popolari locali e interesse generale, tra periferia e cuore della nazione; dualità funzionale a governare lotte tribali, faziosità e violenze localistiche distanti e moleste per l’ordine pubblico e la politica nazionale. Dal “fondo Majorana” emerge il disegno lucido, consapevole del “capostipite” Salvatore Majorana Calatabiano, condiviso e proseguito dai figli, sopra tutti Giuseppe, ma anche Angelo e Dante. Per Adorno, la “borghesia delle professioni” fu capace di affermarsi, confermarsi e perpetuarsi attraverso la trasmissione del sapere, della cultura e dell’etica familiare; tesi confermata in queste “carte”.

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