‘La voce umana’ di Jean Cocteau al Teatro dell’Orologio

Dal 20 febbraio al 3 marzo al Teatro dell’Orologio
                                
Alessandro Ercolani interpreta il celebre monologo di Anna Magnani
 
La regista Paola Maffioletti spiega l’inconsueto allestimento:
«Il dolore dei sentimenti non conosce diversità di sesso»
 


 
ROMA – Un monologo di culto della drammaturgia del Novecento, La voce umana di Jean Cocteau, di cui resta indimenticabile la trasposizione cinematografica con Anna Magnani diretta da Roberto Rossellini. Una regista, Paola Maffioletti, che rispetta il testo originale ma lo immerge nell’evoluzione dei nostri costumi e ne fa «una storia che non ha connotazioni temporali, sociali o di genere sessuale». Un giovane attore, Alessandro Ercolani, forgiato dalla scuola di recitazione creata da Giorgio Strehler e da Paolo Grassi a Milano.

È lui, nel nuovo allestimento dell’atto unico rappresentato la prima volta nel 1930 a Parigi, a interpretare un personaggio entrato nel bagaglio di generazioni di attrici: lo straziante addio al telefono con l’amante, deciso a rompere una lunga relazione clandestina, avviene infatti in una coppia maschile. Appuntamento da mercoledì prossimo, 20 febbraio, fino a domenica 3 marzo al Teatro dell’Orologio, da sempre tempio di sperimentazione “off”, con il sostegno ufficiale del Comité Jean Cocteau. Undici le recite, sempre alle ore 21.30, alla Sala Orfeo. Le domeniche alle ore 18.
La scena, diversamente dall’ambientazione voluta dal poliedrico intellettuale e artista francese, evoca una stanza da bagno, la cui parete centrale è un schermo: vi scorrono, nei passaggi più drammatici del racconto, immagini oniriche che alludono alle paure del protagonista. Paola Maffioletti (nel suo profilo Istituto Nazionale del Dramma Antico, Riga Russian Drama Theatre, e tante prove da attrice di cinema e tv e da coreografa) spiega così la sua regia: «Tutti abbiamo lasciato, tutti siamo stati lasciati: l’amore può finire, e spesso finisce allo stesso modo. Al pubblico non offriamo una morale, solo l’impatto con il dolore per una perdita, il senso del vuoto interiore, la fatica di subire la scelta dell’altro. Ho voluto fosse un uomo a essere abbandonato da un altro uomo, proprio per sottolineare che i sentimenti non hanno sesso e che la fine di un amore può suonare perfino banale nella sua universalità».
Alessandro Ercolani si è cimentato fin qui con lavori di O’Neill, Kristóf, Tolstoj e Queneau, ha recitato con Albanese e Crozza, in teatro e in televisione, diretto tra gli altri da Maceri, Plini, Navone e Schmidt. L’autore del video-art, cui partecipa come attore Aldo Ferrara, è Marco Alini Caverna. Il light designer è Fabrizio Cicero. La colonna sonora è di Luciano Francisci. Aiuto regista Elisa Panfili.
 

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