La scuola istituzione/organizzazione o disorganizzazione?

Le lezioni online, che in questo periodo di pandemia si svolgono, sono state un fallimento.

Mai come ora in questo periodo di pandemia si era avuto un così grande e diffuso fermento di rinnovamento in ogni campo dell’attività umana, fermento teso alla costruzione di una società che superando le storture e le lampanti contraddizioni di quella attuale sia più degna del nome di civiltà, ed in cui si possa vivere una vita degna di essere chiamata  con questo nome. Soprattutto fra i giovani si nota una grande aspirazione a costruire un mondo migliore rimodernando o cambiando senza esitazione dalle fondamenta  quelle strutture che non si sono sviluppate di pari passo con lo sviluppo della civiltà e sono di conseguenza fonte di quelle contraddizioni a cui accennavamo prima.

Una di queste strutture ormai inadeguate, è la scuola. Nella scuola i giovani trascorrono grande parte del loro tempo per molti anni, è naturale che le istanze di innovamento portate avanti dai giovani prendono in esame in primo luogo le alternative di adeguamento della scuola al mondo moderno ed alle sue esigenze più profonde. La struttura scolastica  non è più adeguata. I giovani richiedono che la scuola dia loro una preparazione culturale di fondo, una specializzazione lavorativa e soprattutto una preparazione concreta d affrontare  la vita in tutti i suoi aspetti. Innanzitutto la cultura che oggi viene data dalla scuola non è vera cultura bensì mistificazione,  nel senso che non si studia altro che un insieme di nozioni in grande parte inutili e che non hanno nessun collegamento con la realtà: tanto è vero che la parola scolastico è ormai entrata nell’uso comune ad indicare qualcosa fatta in modo superficiale e scontato.

Per quanto riguarda le materie tecniche e più prettamente lavorative, c’è una forte insufficienza sia nei programmi  sia nei mezzi per svolgerli. I programmi parlano di tecniche che sono ormai obsolete. Sono scarsi di numero e di qualità i laboratori e le officine di studio per potere applicare praticamente le tecniche studiate. Il risultato di ciò è una forte dequalificazione del titolo di studio che ormai è veramente diventato “un pezzo di carta” neanche più buono per trovare un lavoro, che attesta solo che chi lo possiede ha trascorso numerosi anni disoccupato e che, non prova minimamente la reale capacità di sapere svolgere un qualsiasi lavoro.

La scuola oggi dovrebbe quindi venire incontro alle esigenze dei giovani innanzitutto svecchiando i programmi ed adeguandoli alle nuove tecniche di lavoro e, nel caso dei programmi delle materie umanistiche, sfruttandole per dare un quadro reale ed efficace dei problemi della nostra società, riammodernando i laboratori e le altre infrastrutture simili.

Il problema del rinnovamento della scuola si inserisce nel quadro di un più generale rinnovamento della società. Nel campo specifico della scuola, il cambiamento vero potrebbe passare solo attraverso una reale democratizzazione delle strutture. Cambiare la scuola vuole dire anche cambiare in prospettiva un grande pezzo della società: è chiaro allora  che molti abbiano interesse a nulla cambiare o, quantomeno, a fare in modo che vengano dei cambiamenti che, nella sostanza, non cambino nulla.

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