“La Musica è pericolosa”: il fascino dei ricordi e della musica, Nicola Piovani al Palacultura Antonello

Un bellissimo racconto musicale, protagonista il Premio Oscar Nicola Piovani, è andato in scena domenica 15 dicembre nell’ambito della  Stagione Concertistica 2019/2020 dell’Accademia Filarmonica di Messina e dell’Associazione Musicale “Vincenzo Bellini”

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Al Palacultura Antonello, domenica 15 dicembre, è andato in scena “La Musica è pericolosa” di e con Nicola Piovani, raffinato spettacolo di teatro musicale tra i principali eventi, di elevato livello culturale e artistico, inseriti nel programma per la Stagione Concertistica 2019/2020 dell’Accademia Filarmonica di Messina in collaborazione con l’Associazione Musicale “Vincenzo Bellini”.

“La Musica è pericolosa”, racconto musicale concertato del M° Piovani, Premio Oscar per la colonna sonora  del celeberrimo film “La Vita è Bella” di Roberto Benigni, ha registrato il sold out dell’Auditorium. Grande l’attenzione dedicata a questo evento eccezionale che, unica data in Sicilia, non ha disatteso le aspettative.

Innumerevoli le collaborazioni del Maestro  con i maggiori registi della storia del cinema da Fellini a Monicelli e poi Moretti, Tornatore, Bertolucci, Magni, i Taviani tra i tanti, italiani e stranieri. Poi anche il suo legame con il teatro ed il ruolo in alcune canzoni di Fabrizio De André. Una storia che nell’arco di quasi quarant’anni lo vede autore di colonne sonore per oltre 180 film, musiche per il teatro e per importanti brani di musica leggera.

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È una frase di Federico Fellini, “La Musica è pericolosa”, con cui Piovani ha intitolato il suo libro autobiografico nel 2014 e dal quale ha origine il suo spettacolo, un’opera polidisciplinare che unendo parole, immagini e musica si concretizza nella elegante forma di teatro musicale che l’artista porta in scena da più di quattro anni, non solo in Italia ma anche all’estero come in Romania, in Canada, in Iran e in Marocco, con grande successo.

Ed inizia proprio dai “ricordi felliniani” il suo viaggio –  “La musica è pericolosa lo disse Fellini, nel senso che la musica lo colpiva nella sua vulnerabilità; si riferiva a quanto la musica avesse il potere di commuoverlo e di portare alla luce la sua fragilità. L’intreccio di note e sentimenti lo colpiva sempre così nel profondo da emozionarlo e commuoverlo” – comincia raccontando alcuni momenti passati insieme al grande regista; di quanto avesse piacere nell’ascoltarlo mentre lavorava alle musiche per un suo film, e di come sia nata, con piacevoli spunti d’ironia, la scelta per quello che diverrà il tema musicale principale per il film “Intervista”.

Tiene alta l’attenzione dal palco con la preziosa originalità dei suoi ricordi, tra una esibizione e l’altra, e poi via, si mette al pianoforte ed apre lo scrigno delle sue memorie musicali iniziando dal film “Intervista” per passare alle magiche note di “Ginger e Fred”, tessuti in raffinati arrangiamenti. Poi  è la volta di Mario Monicelli e delle colonne sonore per “Il marchese del grillo”, con il grande Alberto Sordi, e della pellicola “Speriamo che sia femmina” per giungere anche ad autori e brani del repertorio classico che sono stati particolarmente incisivi per la sua formazione come Fryderyk Chopin, con la “Mazurka op. 17 n. 4”, o “Golliwog’s Cakewalk” di Claude Debussy. E ancora prima, tornando alla collaborazione con Roberto Benigni, ripesca un ricordo della sua infanzia e l’entusiasmo che avvertiva da bambino quando durante le feste dei Santi Patroni, specialmente nei piccoli paesi, si percepiva in lontananza la musica gioiosa della banda che si andava avvicinando, in crescendo, sensazione che sarebbe riaffiorata al momento di comporre per Benigni “La banda del pinzimonio”, che sarà poi anche la sigla d’ingresso per la lettura della “Divina Commedia” a Firenze, in piazza Santa Croce, gremita di gente all’inverosimile.

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Il percorso del M° Piovani si estende anche agli antichi miti dei greci come nel tema delle Sirene e del potere del loro canto, portatore di morte, narrando della loro sconfitta nel duello con Orfeo che, al suono della sua cetra con il controtempo riesce a spiazzarle, a non cadere vittima del loro canto ammaliatore, sino a condurle al suicidio. Tutto questo è ispirazione per il brano “Partenope” subito seguito da “La danza dei sette veli” in cui è Salomè che, con potente seduzione, riuscirà a sottomettere il Re Erode chiedendo in cambio la testa di Giovanni Battista.

Un susseguirsi di musica, storie, ricordi mentre su un grande schermo scorrono le immagini di film e manifesti ma anche le belle e sensuali illustrazioni di Milo Manara.

Nell’ultima parte dello spettacolo Piovani narra, a voce e poi con la musica, di tre ulteriori significativi episodi dove ancora i ricordi fanno capolino con il ripetersi di tre note, mi-fa-sol, provenienti da un campanile del convento di Ivrea insieme al ritmo delle campane che venivano “tirate” da tre suore: bene, a loro insaputa, anni dopo, saranno l’ispirazione per il riff del disco di Fabrizio De André, “Storia di un impiegato”, nel brano “Il bombarolo”.

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E quando ancora Benigni gli chiese di comporre una melodia sentimentale per concludere uno spettacolo comico, “una canzonetta molto semplice, che sembra di aver già sentito e dica solo ‘quanto t’amo!’”. “Quanto t’amo”, con il testo di Vincenzo Cerami e Roberto Benigni, per ragioni di metrica, divenne “Quanto t’ho amato” e fu proprio Piovani a voler aggiungere la famosa frase che la chiude, “nell’amor le parole non contano, conta la musica”, quasi a voler suggellare proprio la singolare valenza della “musica”.

Altro suggestivo momento narra della registrazione di “Caminito” cantata da Marcello Mastroianni sulla musica del film “De eso no se habla” e, rivivendo il momento dell’incisione, dedica un sentito omaggio sulla voce del grande attore che in sala accompagna la delicata esecuzione musicale.

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Ma “nell’amor le parole non contano, conta la musica”, la Musica con la emme maiuscola è “pericolosamente bella…, come pericolosi possono essere i nostri incontri con quella bellezza che ha la forza di cambiarci dentro”, sottolinea il Maestro, non quella musica che ci viene passivante propinata come sottofondo nei supermercati, all’autogrill o altrove ma una scelta vera e consapevole, legata all’ascolto e a luoghi e momenti come  quello vissuto durante la serata, dove si è fatta musica dal vivo e per la quale, fortunatamente, c’è ancora tanto interesse.

Uno splendido viaggio sonoro, dove la musica dal vivo fa da guida in un’atmosfera che si carica di emozioni e sogni: un percorso bene accompagnato da un ensemble di talentuosi musicisti quali Pasquale Filastò (violoncello/chitarra), Rossano Baldini (tastiere), Marina Cesari (sax/clarinetto), Ivan Gambini (batteria/percussioni), Marco Loddo (contrabbasso) e dalla gradevole scenografia segnata da un giusto insieme tra le immagini proiettate ed un appropriato passaggio di luci.

Tra gli infiniti applausi il concerto si chiude con la marcetta de “La banda del pinzimonio”,La vita è bella” e con un premio con cui l’Amministrazione Comunale, con la presenza dell’Assessore alla Cultura, Enzo Caruso, ha reso omaggio con una targa al grande Maestro che l’ha condivisa di cuore con tutti i suoi collaboratori, musicisti e tecnici tutti.

Un plauso da parte nostra va anche ai Direttori artistici dell’Accademia Filarmonica di Messina, Grazia Spuria, e dell’Associazione Musicale “Vincenzo Bellini”, Gloria Campaner, nonché ai rispettivi Presidenti, Marcello Minasi e Giuseppe Ramires, per la lungimiranza nella programmazione degli eventi e, quali raffinati operatori culturali, per questa ennesima bella occasione offerta alla comunità cittadina.

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E poiché “nell’amor le parole non contano, conta la musica” l’evento si è concluso con l’ennesimo bis di “Quanto t’ho amato” con delle vere emozioni “pericolosamente belle…” che toccano l’anima.

Marcello Minasi e il M° Nicola Piovani per GLOBUS Magazine
Marcello Minasi e il M° Nicola Piovani per GLOBUS Magazine
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