La marijuana porta una ‘fumata’ di novità in diversi Paesi

Stati Uniti, Uruguay e Italia presentano forti segnali di cambiamento
per l’utilizzo della cannabis

Nuova ventata di legalizzazione della cannabis non solo in Italia, ma nel resto del mondo.  Una fotografia chiara di cosa sta succedendo negli Stati Uniti, dove il 55 % degli intervistati si dichiara favorevole alla marijuana legale. Nell’Uruguay stanno studiano un progetto di legge che legalizza la produzione e il commercio di marijuana sotto il controllo pubblico. E infine, in Italia il senatore Pd, Luigi Manconi, presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, ha presentato un disegno di legge in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati.

Nel Paese d’Oltreoceano è stato condotto un sondaggio dalla Cnn e da Orc International che rivela una svolta nell’opinione pubblica statunitense sul tema delle droghe, dopo che l’apertura dei primi coffee shop in Colorado ha diviso e fatto discutere.  Il 55% degli intervistati si dice favorevole alla legalizzazione della marijuana, mentre il 44% è contrario. Nel 1987 a volere la marijuana libera era solo il 16% dei cittadini, salito al 26% nel 1996, al 34% nel 2002 e al 43% due anni fa. Solo il 35% degli intervistati crede che fumare marijuana sia moralmente sbagliato: un tonfo rispetto al 70% che si registrava 25 anni fa.Il sondaggio, condotto con migliaia di interviste telefoniche, dice anche che tra i gruppi demografici solo al Sud e tra i Repubblicani ci si oppone alla legalizzazione. Anche il governatore dello Stato di Washington, Andrew Cuomo, tra i più combattivi contro la marijuana legale, sembra pronto a fare un passo indietro, almeno sull’uso a fini terapeutici, infatti, in 20 ospedali dello Stato potranno prescriverla per alcune malattie come il cancro e il glaucoma.

Ma i Paesi non si stanno fermando solo ai motivi terapeutici , spingendosi oltre, come a Montevideo. Dove si pensa a una legge che  prevede la formazione di un organismo, Istituto nazionale della cannabis, che gestirà la produzione e il commercio e la distribuzione. Ogni urugayano potrà coltivare per uso personale fino a sei piante e nasceranno anche dei locali per consumatori.

L’Italia sembra che sia stata travolta da questa ondata di legalizzazione. Oggi l’uso della cannabis è proibito e perseguibile per legge. La Fini-Giovanardi del 2006 ha ristretto le maglie dell’autoproduzione e del consumo personale delle cosiddette “droghe leggere”, abolendo tra l’altro anche la distinzione tra stupefacenti pesanti e leggere. Qualche apertura c’è stata, soprattutto per l’uso medico e terapeutico a livello regionale (in alcune regioni come Toscana, Puglia e Liguria), andandosi però a scontrare con la realtà giuridica nazionale che rende praticamente impossibile trovare cannabis al di fuori di canali illegali. Ed ecco il colpo di scena del senatore Manconi  che sottolinea di “archiviare 30 anni di proibizionismo che ha portato solo ampliamento del mercato e del numero di consumatori, carcerizzazione di massa e sofferenze sociali, si è avviata finalmente una riflessione da parte di molti enti pubblici e di alcuni stati nazionali”.

Molti si battono per la loro legalizzazione perché principi attivi rendono i farmaci cannabinoidi adatti alle cure palliative e alle terapie del dolore come sostituti di analgesici quali la morfina. La marijuana aiuterebbe ad alleviare i sintomi della sclerosi multipla e delle lesioni al midollo spinale, oltre ad aiutare chi soffre di dolore cronico. Effetti positivi sarebbero stati riscontrari su artrite, disordini bipolari, cancro al colon e al seno, Aids, depressione, leucemia, Corea di Huntington, tic nervosi, Alzheimer, anoressia e stress post-traumatico.

Una riflessione è d’obbligo. In questo modo lo Stato avrebbe una fetta di entrate fiscali non indifferente, andando a combattere il mercato illegale o criminale!

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