La Germania espelle il capo della Cia a Berlino

La Germania ha deciso di espellere il numero uno della Cia a Berlino per un nuovo caso di spionaggio in territorio tedesco 

Il governo Merkel ha deciso di espellere il numero uno dei servizi segreti statunitensi a Berlino per un nuovo caso di spionaggio che riguarda la Germania il quale rischia seriamente di incrinare i già precari rapporti tra i due paesi. Dopo il caso Prism dei mesi scorsi, in cui si scoprì che Washington controllava i telefoni dei funzionari tedeschi di alto rango, compresa la cancelliera Angela Merkel, l’annuncio odierno di Clemens Binninger, che guida la commissione del Bundestag che supervisiona l’operato dei servizi segreti, è uno di quelli che non si possono non tenerne conto.

La notizia circolava in maniera non ufficiale già da diversi giorni, ma solo ieri il Parlamento tedesco ha reso noto che, dopo l’apertura di un’inchiesta su un secondo agente segreto tedesco che potrebbe aver fatto il doppio gioco a favore degli Stati Uniti, dopo quello scoperto nei giorni scorsi, “il governo ha chiesto al rappresentante delle agenzie d’intelligence statunitensi di lasciare il Paese, in risposta all’attuale fallimento dei tentativi di risolvere la situazione, a partire dalla Nsa – l’agenzia di sicurezza nazionale statunitense, i cui programmi di sorveglianza ai danni di Merkel sono stati svelati da Edward Snowden, ndr – fino agli ultimi incidenti“.

Il comunicato ufficiale di Angela Merkel, tramite il suo portavoce Steffen Seibert, ha confermato la decisione che “il governo prende molto seriamente queste attività. E’ essenziale e nell’interesse della sicurezza dei nostri cittadini e delle nostre forze all’estero collaborare da vicino e con i nostri partner occidentali, soprattutto gli Stati Uniti“, ma è “necessario” un rapporto di “fiducia reciproca“. “Il governo è ancora pronto a comportarsi così e si aspetta lo stesso dai suoi partner più vicini“. Significativo anche il commento di Burkhard Lischka del Partito socialdemocratico: “Per più di un anno abbiamo posto delle domande, senza ricevere risposte“. Il risultato è che delle “crepe” hanno cominciato a manifestarsi nei rapporti tra Washington e Berlino, secondo Lischka.

In serata arriva anche il commento di Merkel, a sottolineare la decisa presa di posizione della Germania contro gli Stati Uniti: “Credo che di questi tempi, che possono essere molto confusionari, molto dipenda – si legge nella notadalla fiducia tra alleati” di fronte a minacce come quelle rappresentate “dal terrorismo e dalla guerra in Siria“. Con gli Stati Uniti “vedo una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda” ha spiegato Merkel. “Ci sono problemi enormi che per me sono prioritari rispetto alla questione di spiarsi tra alleati” ha aggiunto. “Una maggiore fiducia – ha concluso – può significare più sicurezza“. Durante la sua recente visita a Pechino, il cancelliere aveva dichiarato in conferenza stampa che “se le accuse si dimostrassero vere, sarebbe una chiara contraddizione con quanto considero una leale collaborazione tra agenzie e alleati“.

La dura risposta delle autorità tedesche era temuta, visto che, dopo le vaghe promesse strappate agli Stati Uniti in seguito alle rivelazioni di Snowden, senza che la Germania riuscisse a ottenere un accordo che vietasse lo spionaggio reciproco – come quello riservato a Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda – ad aggravare la situazione è stato l’arresto, la settimana scorsa, di un dipendente dei servizi segreti esteri tedeschi (Bnd), accusato di passare informazioni a Washington. Un’operazione d’intelligence piuttosto goffa e sconclusionata, tanto che nessuno – secondo un reportage del New York Times – avrebbe informato il presidente Obama prima di una telefonata, giovedì scorso, con Merkel, alimentando la frustrazione della Casa Bianca nei confronti dell’intelligence, e il risentimento tedesco. Una crisi senza precedenti che indebolisce e imbarazza Obama, che appare ostaggio dei suoi servizi segreti, soprattutto perché coinvolge il più importante partner europeo di Washington, ancora più necessario in questo periodo di instabilità internazionale, che attraversa soprattutto l’Europa orientale e il Medio Oriente.

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