La genetica incastra il ‘presunto’ assassino di Yara Gambirasio

Dopo quattro anni dall’uccisione di Yara Gambirasio, dopo 18.000 provette per cercare la verità, uomini e mezzi per trovare il suo assassino, la genetica incastra Massimo Giuseppe Bossetti

Lunedì 16 giugno con un tam tam mediatico che si gonfiava sempre più, alle ore 18 circa, arriva il comunicato stampa del ministero degli Interni, questo il titolo: “Alfano: individuato il presunto assassino di Yara Gambirasio”.  Dopo quattro anni, dall’uccisione della ragazzina di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, l’assassino è stato incastrato dal  Dna,  Massimo Giuseppe Bossetti, 43 anni, sposato, padre di tre figli. Bossetti si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Un’indagine enorme, sono state utilizzate ben 18.000 provette per cercare la verità, 8 detective invisibili.

Ma il procuratore capo di Bergamo, Francesco Dettori, richiama alla prudenza. Infatti, come puntualizzato nell’agenzia di stampa TMNEws: il procuratore capo della cittadina orobica ha puntualizzato che gli inquirenti puntavano a mantenere la vicenda sotto silenzio “a tutela dell’indagato in relazione al quale, come prevede la Costituzione, esiste la presunzione di innocenza”. Inoltre, ha aggiunto ha aggiunto che “il fermo avrà il consueto iter di tutti gli altri”. Gli atti saranno quindi trasmessi entro 48 ore dall’esecuzione del fermo al gip che ne avrà altre 48 per fissare l’udienza e decidere sulla convalida del fermo.

 

LA STORIA

Yara Gambirasio, 13 anni, il 26 novembre 2010,  esce dalla palestra che frequentava per andare a casa a piedi, non arriverà mai alla sua abitazione. I genitori allarmati cominciano a chiamarla al cellulare che risulta spento. Dopo aver aspettato e fatto ulteriori chiamate denunciano la scomparsa della figlia. La ragazzina verrà trovata morta,  tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, vicino al torrente Dordo, nella zona industriale di Chignolo di Isola. A circa 9 chilometri di distanza da Mapello dove si erano concentrate le ricerche negli ultimi giorni di novembre del 2010, dove vi era in costruzione un centro commerciale, e la zona era stata identificata dagli investigatori attraverso l’analisi degli ultimi ripetitori a cui si era collegato il cellulare di Yara. Le indagini indicarono il luogo del ritrovamento come quello in cui era stata uccisa la ragazzina, che probabilmente era stata prima trasportata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla. L’autopsia confermò che Yara Gambirasio era stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio. L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta. Iniziarono le indagini a tappeto… sì perché sul corpo e sui leggings erano state ritrovate tracce di Dna e  polvere di calcina, tutta l’Italia era sgomenta.

Le indagini continuavano.

Secondo quanto riporta “La Repubblica” l’anatomopatologa, Cristina Cattaneo, riesce a invididuare un Dna che si avvicina a quello rinvenuto negli slip della ragazzina. Infatti è quello di Damiano Guerinoni.  quindi vengono disposti i test del Dna sui familiari. Il risultato fu quello che i  tre cugini di Guerinoni (tra di loro fratelli) avevano una compatibilità genetica ancora più alta con il DNA maschile trovato sugli slip. Per avere un quadro completo gli investigatori avevano bisogno del DNA del padre dei tre cugini, Giuseppe, che era morto nel 1999. Dopo una prima verifica sul DNA ottenuto dalle tracce di saliva sul retro di una marca da bollo sulla patente di Giuseppe Guerinoni, fu disposta la sua esumazione. Chi aveva tolto la vita a Yara era il figlio di Giuseppe Guerinoni.

Per mesi furono ricostruite conoscenze, amicizie e le storie di centinaia di passeggere trasportate da Guerinoni sul suo pullman. Un lavoro certosino immane, con centinaia di test del DNA da effettuare su donne sposate e ragazze madri. Dalle ricerche è emerso che Guerinoni aveva avuto una relazione con una donna della zona, mettendola incinta. 18.000 provette per cercare questa donna.

 

LA SVOLTA

Il 13 giugno, la svolta. Infatti, il test del Dna identifica in Ester Arzufi, 67 anni, la madre di «Ignoto 1». La donna, negli Anni 70, viveva a Parre ed era stata l’amante di Guerinoni, dal quale aveva avuto due gemelli. I Ros hanno iniziato a concentrare l’attenzione sul figlio maggiore. Fa il muratore, ricordiamo che nei polmoni e nei leggins di Yara  c’era traccia di polvere di calce, le tessere cominciano a incastrarsi. Fanno una verifica anche sulle celle telefoniche di “Ignoto 1” e pare che alle 17.45 del 26 novembre il cellulare di Bossetti era nella zona della palestra. L’uomo ha fatto una telefonata. Un’ora dopo si sono perse le tracce di Yara. Il cellulare dell’uomo è rimasto muto fino alle 7 della mattina successiva, quando ha effettuato una nuova chiamata.

 

UN CONTROLLO

Viene messo sotto la lente d’ingrandimento, studiato, pedianato, intercettato. Domenica viene fermato per un controllo all’alcol test. La prova decisiva arriva dopo qualche tempo, è lui l’assassino, o il presunto tale, di Yara.

 

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