La fortuna scenica di Luigi Capuana

Venerdì 4 marzo nella splendida cornice del Coro di Notte del Monastero dei Benedettini Maria Valeria Sanfilippo ha presentato

“La fortuna scenica di Luigi Capuana”.

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Se dal titolo sembrerebbe un libro riservato a specialisti ma basta sfogliare qualche pagina per rendersi conto che si rivolge ad un pubblico ben più vasto.

Un lavoro di ricerca accurato e certosino quello intrapreso da Maria Valeria Sanfilippo, italianista e giornalista catanese, che è riuscita a ritrovare carteggi, epistole, recensioni sulle opere teatrali di Capuana. Analizza con metodo scientifico quella “duplice bestia nera”; così Luigi Capuana definiva il pubblico e la stampa, destinatari ultimi delle sue opere drammaturgiche. Pubblico e stampa diedero del filo da torcere al teatro del mineolo, tanto osannato quanto bistrattato.
Ma non è solo un lavoro di eccellente ricerca scientifica.

Come sottolineato brillantemente dal prof. Sergio Sciacca: “offre uno spaccato della Catania, dell’Italia, dell’Europa dei primi del Novecento. Una società molto più aperta e cosmopolita di quello che possiamo pensare”.

Un lavoro di ricerca che riesce a far emergere rapporti personali, fatti di prese in giro sberleffi e celie, tra i due grandi maestri del Verismo: Capuana e Verga.

Al centro di questi carteggi, soprattutto, la questione del teatro dialettale: della fortuna scenica del teatro in lingua e in dialetto di Capuana, costellato di successi (è il caso di commedie in dialetto quali Malìa e Lu paraninfu, molte delle quali divenute cavalli di battaglia di intere generazioni di Compagnie) ma pure di rovinosi fischi (è la sorte toccata a commedie in italiano quali Il piccolo archivio, Serena, Gastigo, Ribelli).

Dal debutto di Giacinta nel 1888 al  a Quacquarà, andata in scena postuma alla morte dell’autore nel 1916 al Teatro Alfieri di Torino è possibile immergersi nella febbrile attività drammaturgica del Capuana.

In un arco di tempo più che decennale, Capuana si è occupato di teatro dialettale sia sul versante creativo che su quello ermeneutico. Anche se, sempre più deluso da attori infedeli finirà col paragonarsi a “quel giardiniere che ha veduto accestir bene una nuova pianta presa amorosamente a coltivare, che ne ha seguito ogni giorno il vigoroso sviluppo e che da certi cattivi indizi, dall’inaridimento di qualche foglia, dalle malefiche insidie d’insetti roditori ne vede minacciato lo sviluppo e forse l’esistenza”.

Sarah Zappulla Muscarà non cela l’orgoglio e l’emozione nel presentare la sua allieva e questa creazione. Un lavoro che invoglia a tornare a rileggere Capuana, spesso per molti, solo un vago ricordo delle antologie scolastiche.Inoltre, l’attore Agostino Zumbo ha letto alcuni passi dei carteggi tra Capuana e Verga.

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