La Farnesina impegnata nella “Missione Madrasa”

La scuola o università islamica costruita nel 1357 dopo Cristo,
abbattuta negli anni 50 del secolo scorso, verrà “ricostruita” grazie all’Italia
nelle sue reali dimensioni in una sala del Museo di Baghdad

Roma – Farnesina in campo per il patrimonio culturale iracheno: la sala di preghiera della Madrasa al-Mirjaniyya, la scuola o università islamica costruita nel 1357 dopo Cristo, abbattuta negli anni 50 del secolo scorso, verrà infatti “ricostruita” grazie all’Italia nelle sue reali dimensioni in una sala del Museo di Baghdad, riallocandovi quanto salvato al momento dell’abbattimento. E’ partita da qualche settimana e si concluderà entro il 2013 quella che si potrebbe chiamare “Missione Madrasa“, una missione spiegata all’Adnkronos da responsabili ed esperti.

A dare il senso dell’intervento è il Ministro Plenipotenziario Stefano Queirolo Palmas, coordinatore per i Paesi del Golfo della Farnesina: “Sta iniziando una operazione che prevede il ripristino a fini espositivi della sala di preghiera della Madrasa al-Mirjaniyya. Il nostro impegno sul fronte culturale e della valorizzazione e salvaguardia del patrimonio archeologico e museale in Iraq è ingente ed ha carattere di continuità. Riteniamo che quanto stiamo facendo possa contribuire a sostenere l’orgoglio nazionale della popolazione irachena, in tutte le sue componenti. Sono interventi che favoriscono l’opera di stabilizzazione e consolidamento del tessuto sociale, aiutando l’Iraq ad avvicinarsi a vincere la sua scommessa in senso democratico“.

L’impegno italiano trova proprio nel Museo di Baghdad il suo fulcro, come sottolinea l’archeologo Giuseppe Proietti, responsabile di numerosi progetti di recupero di beni artistici nel mondo, per conto del Mibac: “In Iraq si è instaurata una vera e propria collaborazione intergovernativa fra il governo iracheno e quello italiano, incentrata sul grande progetto per la riqualificazione del Museo di Baghdad, uno dei più importanti del mondo“.

Subito dopo l’occupazione abbiamo lavorato in tutta tranquillità all’interno del museo ed abbiamo iniziato a progettare il riallestimento delle sale di esposizione, cominciando dalla Galleria Assira. Nel 2009 il museo è stato parzialmente riaperto al pubblico, grazie esclusivamente – sottolinea Proietti – all’impegno dell’Iraq e dell’Italia“.

Bagdad, dopo Damasco, è stata la sede del califfato – ricorda Proietti – ma delle testimonianze archietettoniche di quel periodo non è rimasto molto. Fra gli altri reperti vi sono quelli inerenti la Madrasa al-Mirjaniyya, la sua sala di preghiera. Proprio il riallestimento delle sale di arte islamica del Museo di Baghdad è una delle priorità di impegno da parte del governo italiano“.
Il progetto per l’intervento è stato presentato da “Monumenta Orientalia“, di cui l’archietto Roberto Parapetti, con una pluriennale esperienza di recupero e restauro in Iraq, è Presidente e Direttore Scientifico, ed a “Monumenta Orientalia” è stata affidata la realizzazione dell’intervento.

In pratica – spiega Parapetti – nel museo si ricostruirà in scala uno a uno la sala di preghiera e si ricollocheranno nella loro posizione orginaria gli elementi della decorazione architettonica, in mattoni incisi, che attualmente sono parzialmente esposti nelle sale del museo stesso. E’ inoltre in corso un ricerca in altri siti di Baghdad per rintracciare ulteriori elementi dei quali conosciamo l’esistenza“.

Tra gli anni 40 e 50 del secolo scorso – racconta Parapetti – la municipalità di Baghdad decise di rettificare il tracciato della via commerciale più importante dell’epoca e per questo venne ‘tagliata’ gran parte della Madrasa di cui si conservò al suo posto solo il portale principale. Tutto il resto venne completamente demolito e solo parzialmente ricostruito con altro progetto“.

Con questa operazione di ‘recupero’ l’Italia si conferma leader degli interventi in campo culturale e archeologico in Iraq, posizione che ci assegna responsabilità oltre i nostri impegni diretti, come spiega il Coordinatore della Tsk Force Iraq presso la cooperazione italiana, Massimo Bellelli: “Siamo capofila fin dal 2003. Basti pensare che il primo ministro della Cultura dell’Iraq libero è stato un ambasciatore italiano, nominato dall’Autorità provvisoria“.

Da allora in poi – aggiunge Bellelli – il nostro impegno in Iraq su questo fronte è stato intenso, anche con i Carabinieri che hanno svolto attività di recupero, di lotta alla contraffazione, con numerosi progetti a favore del patrimonio culturale. Noi abbiamo la leadership nel settore, il che vuol dire che anche per interventi di altri Paesi il riferimento è l’Italia, che siede nel tavolo con l’Iraq per discutere i progetti che riguardano il patrimonio culturale“.

 (Fonte Adnkronos)

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