La cultura, il suo valore nella società moderna e confronti con le più comuni concezioni del concetto stesso

Il termine cultura viene spesso adoperato in contesti eterogenei, bisogna dare un valore alla cultura ed un suo significato specifico. Una volta  che questa definizione univoca è stata data bisogna  poi andare a vedere quale è stato il valore cioè l’uso che della cultura è stato fatto nelle epoche passate: solo così potranno vedersi quali sono gli elementi di continuità e di novità oggi presenti rispetto alle passate concezioni ed  utilizzazioni.

Secondo la concezione più comune, la cultura è la componente intellettuale che distingue l’uomo colto dall’uomo non colto o perlomeno comune. L’uomo colto è per definizione quello che ne sa  di più e che per questa sua maggiore conoscenza di cose  e di pensieri è in grado  di indirizzare meglio le scelte ed il comportamento di chi colto non è.  Da questa concezione si evince anzitutto che la cultura consiste essenzialmente in una specie di immagazzinamento di dati più o meno informativi in una quantità il più grande possibile di nozioni nei vari campi della conoscenza. Ma da questa concezione viene in luce un altro elemento forse più importante che la cultura è qualcosa che serve a primeggiare ed  a comandare gli altri. Da ciò deriva che la cultura è qualcosa di adatto   solo a chi ha o avrà il potere. Un’altra comune concezione della cultura quella che indica con questo termine l’insieme di abitudini, di costumi, di cerimonie civili e religiose, di modi di pensare infine tipici di un dato popolo in un dato momento storico. Questa concezione è molto più vicina alla verità. E’ chiaro che una concezione di questo genere mette tutte le cultura sullo stesso piano: da molti punti di vista è giusto, e questa concezione ha aiutato a fare piazza pulita di tutti quei pregiudizi di tipo colonialistico che vedevano contrapporsi la cultura occidentale, sola unica e vera cultura, con quella orientale. Ma si corre molto facilmente il rischio opposto, cioè quello di dimenticare  quali fra tutti gli schemi culturali possibili sono quelli più corretti, cioè più adeguanti allo sviluppo della civiltà, quelli che in definitiva aiutano l’uomo ad essere più umano.

Una cosa deve essere molto chiara: per completare qualsiasi azione ci vuole un certo grado di cultura. Ed è questo il significato più vero della cultura: capacità da parte dell’uomo di mutare il proprio ambiente adeguandolo alle proprie esigenze. A questa cultura, per così dire individuale, si collega la cultura dell’umanità, cioè l’insieme del sapere che l’umanità ha elaborato nel corso dei secoli. Questa cultura dell’umanità non può più essere posseduta da un singolo uomo: è questa la divisione capitalistica del lavoro, conseguenza dell’esasperarsi delle specializzazioni. Questa caratteristica delle società capitaliste è senza dubbio negativa; si corre infatti il rischio di richiudere in compartimenti le varie branche della conoscenza umana per cui il potere può meglio sfruttare sul piano tecnico a proprio vantaggio i singoli specialisti che non avendo più una visione chiara di tutto il quadro storico e politico che li circonda non possono capire neanche di essere adoperati né più né meno che pedine in un gioco più grande di loro. L’uomo è per sua natura adatto a recepire stimoli   di ogni genere e quindi limitare il proprio angolo visuale ad ogni campo ad un solo campo del sapere vuol dire spersonalizzarsi o per meno ridurre in maniera notevole l’applicarsi delle proprie potenzialita’ non sfruttando pienamente le capacità del proprio corpo e della propria mente.

Questo pericolo è gravissimo come si può facilmente capire e dovrebbe essere evitato in quella che è la palestra dell’intelligenza umana cioè per dirla con un termine meno retorico la SCUOLA. La scuola oggi da’ una cultura generale anzi generica in un modo imposto dall’alto passivo e non creativo e facendo studiare sempre gli stessi  argomenti  con le stesse parole sullo stesso libro da quarant’anni!

Questo fenomeno diffuso porta a pensare che la cultura non sia soltanto impegnativa ma anche noiosa e come tale   riservato ad una élite che ne fa sfoggio disprezzando gli ignoranti. La cultura invece dovrebbe essere intesa come continua   ricerca di nuove e più profonde verità. L’uomo veramente colto fa il miglior uso delle proprie facoltà intellettive ampliando al massimo gli orizzonti della conoscenza sua  non cristallizzandosi in una determinata forma mentis ma essendo sempre pronto a recepire ed a esaminare ogni nuova istanza  culturale cioè umana. La scuola dovrebbe stimolare gli interessi e l’attiva partecipazione degli studenti. Anche i mezzi d’informazione e la televisione dovrebbero dare il loro contributo attivo. Non mi pare che la cultura debba continuare ad essere un fenomeno di élite ma dovrebbe essere patrimonio di tutti coloro che vorranno migliorare la loro vita. LA CULTURA DOVRÀ DIVENTARE GUIDA DEL NOSTRO AGIRE QUOTIDIANO!

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