La crisi del Teatro Stabile di Catania: la parola al presidente Salvatore La Rosa

La crisi del Teatro Stabile di Catania: nota del presidente Salvatore La Rosa

“Necessaria convergenza di soci, amministratori e sindacati per una radicale ristrutturazione aziendale dell’ente” 

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Il presidente del Teatro Stabile di Catania affida ad una nota stampa, la sua dichiarazione sulla pesantissima situazione che sta vivendo il teatro e i suoi dipendenti. Un disavanzo di 4 milioni di euro, riduzione degli incassi e degli abbonamenti, immobilismo culturale, tante le cause alla base del tracollo del teatro.

“L’attuale crisi che investe il Teatro Stabile di Catania impone a me,  chiamato all’incarico di presidente dal 5 gennaio 2016, una attenta riflessione pubblica.

Il primo pensiero, naturalmente, lo rivolgo ai dipendenti del teatro, ed anche agli attori, alle maestranze, ai tecnici esterni. A tutti coloro i quali, cioè, stiano oggi soffrendo a causa di mancati pagamenti per stipendi non erogati e pagamenti non onorati. A loro e alle loro famiglie la mia vicinanza.

Come ho avuto modo di dichiarare, la situazione del Teatro Stabile è molto grave. Va chiarito che tale gravità non dipende, come spesso si è detto, da problemi finanziari, cioè di “liquidità”, ma da problemi patrimoniali, commerciali e organizzativi.

Da problemi, cioè, che sono strutturali. Il pesante disavanzo (circa 4 Mln di euro!) emerso nel bilancio 2014, a seguito dell’adozione del criterio della “competenza” e non della ”cassa”, ha messo in evidenza gli effetti disastrosi di una gestione amministrativa che perdurava da anni e che non favoriva di certo l’emersione della vera situazione. Vedremo, non appena in possesso dei dati al 31/12/2015, se l’emorragia si è arrestata oppure se il fiume delle perdite ha continuato ad ingrossarsi di anno in anno. In quest’ultimo caso, occorrerà valutare, con tutto il rigore necessario, le motivazioni. In ogni caso, si tratta di una zavorra pesantissima, rispetto alla quale è necessario sin da subito sottolineare che una sana gestione spende le risorse di cui dispone, non quelle di cui presume  avere diritto o che ritiene giusto ricevere.

Altro dato inquietante è la drastica riduzione degli incassi, derivante dal crollo degli abbonamenti. Un’altra emorragia che ha dissanguato ulteriormente il teatro in maniera costante dal 2008 ad oggi; crescevano di contro dipendenti e spese di produzione, ma senza un reale incremento dell’attività. E mentre il mercato culturale si modificava e l’offerta si moltiplicava, il Teatro Stabile di Catania è rimasto fermo alla concezione quasi monopolistica del passato, quando non occorreva una funzione commerciale basata su moderne tecniche di marketing e un sistema di pubbliche relazioni.

Oggi l’obiettivo è salvare il Teatro Stabile di Catania e su questo obiettivo io e il Consiglio di Amministrazione concentreremo il nostro massimo impegno.  Certo, impegnarsi a salvare il Teatro non può significare limitarsi ad una generica richiesta di contribuzione straordinaria da parte dell’Ente Pubblico a semplice “sanatoria” del disavanzo creatosi. Un eventuale intervento di risanamento patrimoniale va  accompagnato ad  una analisi approfondita delle motivazioni che lo hanno determinato e, conseguentemente, ad un piano di ristrutturazione aziendale redatto e predisposto con l’ausilio delle figure a ciò ufficialmente abilitate.  E penso, in primo luogo, alle strutture consulenziali messe a disposizione dallo stesso Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Si impone peraltro una urgente e profonda rivisitazione delle norme statutarie per renderle aderenti ai principi di efficienza aziendale.  Se tutti gli attori di questa vicenda, amministratori, soci, sindacati, si ritroveranno su questo obiettivo, nel rispetto naturalmente delle reciproche prerogative e funzioni, allora potremo riconsegnare  una azienda snella, efficace, competitiva e ben organizzata. Un Ente Teatrale degno di una grande Città europea come Catania”.

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