La Commissione Europea apre ai prossimi obiettivi su clima ed energia

BRUXELLES – La scorsa settimana la Commissione Europea ha ufficializzato i lavori che aprono le consultazioni sui prossimi obiettivi da raggiungere  entro il 2030  in materia energetica e climatica. Si è preso atto dei cambiamenti ambientali che inevitabilmente incidono sulle politiche e sull’economia europea e non solo. Ecco perché è opportuno iniziare un giro di consultazioni che vedano protagonisti gli Stati Membro dell’Ue, affinché si possa raggiungere una comunanza d’intenti in merito a temi delicati e rilevanti quali l’energia e il clima. In merito si è espresso il Commissario Ue all’Energia, Gunther Oettinger, il quale precisa: “È necessario definire il più rapidamente possibile il quadro strategico per le politiche in materia di clima ed energia da oggi al 2030, in modo da garantire investimenti adeguati per una crescita sostenibile, prezzi competitivi e accessibili per l’energia e una maggiore sicurezza. Il quadro strategico deve tenere conto delle conseguenze della crisi economica ed essere anche sufficientemente ambizioso per realizzare l’obiettivo a lungo termine di ridurre le emissioni dell’80-95% entro il 2050”.

Un progetto ambizioso ma allo stesso tempo auspicabile, per il futuro delle risorse e per l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Il primo degli obiettivi prefissati è il cosiddetto “accordo globale salva clima”, per il quale si è stabilita un’intesa per contenere il riscaldamento globale entro i due gradi centigradi, soglia oltre la quale si raggiungerebbe quella che gli scienziati chiamano “criticità climatica”. Da qui al 26 giugno si procederà in tale direzione, affinché l’accordo salva clima possa entrare in vigore a partire dal 2020.

Trovare il modo di abbattere le emissioni deleterie per il nostro clima, abbinato alla necessità di reperire energie rinnovabili, sono le sfide che accompagneranno i lavori di consultazione nel breve periodo. Il commissario Ue per il clima, Connie Hedegaard, è certa: “La dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili provenienti dai paesi terzi, aumenta ogni giorno, determinando fatture energetiche sempre più care per i cittadini europei. Tutto ciò non è positivo. Non è positivo per il clima – continua Hedegaard – ma non lo è neanche per la nostra economia e la nostra competitività. Per queste ragioni abbiamo deciso che per il 2050 auspichiamo una società europea a basse emissioni di carbonio. Abbiamo stabilito gli obiettivo per il 2020, ma per la maggior parte degli investitori il 2020 è già alle porte”.

Impegnare le risorse per investire nel rinnovabile è il futuro. Riuscire a farlo, svincolandosi mano a mano dal massiccio sfruttamento dei combustibili fossili, potrebbe essere la chiave di volta per una nuova strategia climatica che strizza l’occhio ad una più oculata politica economica.

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