K-Pop, cos’è e qual è il lato oscuro del fenomeno mondiale sudcoreano

Che cos’è il K-Pop? Per i non appassionati, si tratta di un genere musicale nato precisamente in Corea del Sud. Infatti, “K” sta proprio per “Korean”.

Negli ultimi anni, se ne sente parlare molto spesso, sia in TV, che sulle piattaforme social come Instagram, TikTok e Facebook. Il K-Pop è nato in Corea del Sud ed ha raggiunto la cultura occidentale a partire dagli anni quaranta, nonostante abbia origini ancora più antiche. Ovviamente, come ogni fenomeno musicale, esso ha subito degli enormi cambiamenti. Gli artisti K-Pop vengono chiamati ‘Idol(i seguaci ‘army’), sono perlopiù ragazzi e ragazze molto giovani e sono generalmente rappresentati da agenzie che li istruiscono per renderli dei veri e propri talenti musicali a 360 gradi. Un idol, per l’appunto, è abile sia nel ballo che nel canto. Negli anni 2000, queste figure hanno perso la loro popolarità, poiché si concentravano più sulle loro coreografie che sul canto, utilizzando così il playback. Dal 2010 in poi, la popolarità cresce nuovamente ed iniziano a debuttare diversi gruppi. Nel 2012, con il brano Gangnam style di Psy, si è raggiunto un successo mondiale. Attualmente, il video ufficiale dell’artista vanta di oltre i 4 miliardi di visualizzazioni su YouTube. Esistono circa 240 gruppi e molti dei quali sono divenuti popolari anche fuori la Corea del Sud. Diventare idol non è per nulla semplice, anzi, richiede molti sforzi, sacrifici e molto denaro per il debutto, che in alcuni casi avviene in tenera età, tra i 9 e i 10 anni circa. Il primo passo per diventarlo, è firmare un accordo con un’agenzia come tirocinante. È soprattutto importante avere già una buona base di ballo, canto e anche di lingua coreana, considerato il fatto che non tutte le canzoni degli artisti k-pop siano soltanto in lingua inglese. Dietro tutto ciò, che chiaramente non è tutto rose e fiori, c’è un lato molto oscuro. A causa della vita troppo frenetica, delle numerose nonché estenuanti ore di lavoro (che arrivano anche a 20 ore di esercitazione) e della pressione alle quali gli artisti sono sottoposti, ci sono casi di grave depressione, ansia, attacchi di panico e suicidio, come è accaduto ad esempio agli artisti: Kim Jeong-hwan (28 anni), Go Ha-ra (28 anni), Ahn So-jin (23 anni) e Kim Jong-hyun (27 anni). La Corea del Sud come il Giappone, ha uno dei tassi più alti di suicidio al mondo. Insomma, possiamo dire che l’industria del k-pop ha delle controversie ormai ben note, per quanto riguarda il lato umano. È una realtà estremamente diversa da quella che siamo abituati a vedere in occidente. Regole molto rigide, ma non solo…si parla di una vera aspirazione alla ‘perfezione’. I ragazzi sono inoltre costretti ad un particolare regime alimentare per poter mantenere un peso abbastanza basso. Questo drastico stile di vita, fa sì che i giovani artisti cadano nella spirale dei disturbi alimentari, tra i quali la bulimia e l’anoressia. Durante alcuni concerti, si è potuto constatare che alcuni idol hanno avuto dei malori durante le loro performance. Non mancano nemmeno i cambiamenti fisici, come il cambio di colore dei capelli, schiarimento della pelle, interventi di chirurgia plastica ai fini estetici, che nel mondo del k-pop sono piuttosto comuni.

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