Italiano rapito in Siria è il catanese Mario Belluomo. Con lui 2 colleghi

Il connazionale lavora in un’acciaieria siriana. Attivata l’Unità di crisi. Terzi: prioritaria l’incolumità

ROMA  – L’ingegnere italiano rapito nell’area di Tartus, in Siria, secondo quanto si è appreso, si chiama Mario Belluomo, è originario di Catania e dipendente di un’acciaieria a Latakia. Il connazionale è stato sequestrato con due colleghi di diversa nazionalità: si tratta di dipendenti di un’acciaieria siriana nell’area di Latakia. “Sin dall’acquisizione della notizia l’Unità di crisi della Farnesina ha effettuato gli opportuni approfondimenti ed attivato tutti i canali per i necessari interventi a favore del cittadino italiano”, è stato spiegato in una nota dalla Farnesina. La stessa Unità di crisi ha immediatamente informato della situazione i familiari dell’interessato, con i quali mantiene uno stretto contatto”, è stato aggiunto.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi sta seguendo personalmente, il caso del nostro connazionale. “In tutti questi casi l’incolumità del connazionale è la nostra priorità assoluta ed e indispensabile tenere il massimo riserbo”, ha sottolineato il Ministro.

“Anche in questo caso, in raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre Ambasciate e Consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio”, ha sottolineato Terzi, secondo quanto si apprende dalla Farnesina.
Dal novembre 2011 l’azione del Governo, di tutte le sue strutture ed in particolare dell’Unità di crisi della Farnesina ha condotto alla liberazione di 27 cittadini italiani rapiti all’estero. “Ricordo che due di questi furono rapiti proprio in Siria e lo scorso 29 luglio sono rientrati in Italia, grazie all’intenso lavoro e alla stretta collaborazione di tutti gli organi dello Stato”, ha precisato il ministro.
“E non dimentichiamo che vi è ancora un nostro connazionale in mano ai rapitori, Giovanni Lo Porto, rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012, per la cui liberazione non si attenua in nessun modo l’impegno delle autorità e dei massimi livelli istituzionali. A lui e al connazionale in Siria va in queste ore il mio pensiero”, ha concluso il titolare della Farnesina.(Fonte: TMNews)

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