Vi presento Jeremy Irons!

L’attore Jeremy Irons al Taormina Film Festival. Quattro chiacchiere con il premio Oscar

TAORMINA (ME) – Jeremy Irons, premio Oscar, sale a cavalcioni sulla spalliera della sedia nella sala Congressi del Diodoro.
Mi vedete?”. Chiede. Risponde una lunga ovazione.
Al filmfestival di Taormina l’attore britannico tiene una TaoClass nel ruolo di benefattore dell’umanità essendo stato ufficialmente investito dell’incarico di Ambasciatore di Buona Volontà della FAO (FAO Goodwill Ambassador): Irons ha spiegato gli effetti distruttivi a lungo termine della diossina presente nel corpo umano, e il modo in cui essa diventa deleteria nei paesi sottosviluppati. Segue la conferenza stampa in cui ha spaziato dai segreti con cui un buon attore dovrebbe recitare alle sue origini nell’isola di Wight; dalla vita ritirata con la famiglia nel suo castello irlandese perché recitare va bene, ma non solo: “Quando non sono sul set – dichiara – non mi sento un attore e non ho bisogno di recitare per sentirmi vivo”.  Lo abbiamo intervitato per Globus Magazine.
Hai definito Papa Francesco ‘l’unico Principe di cui il mondo ha bisogno’; a Firenze hai fatto di recente una lectio magistralis insieme a Laura Morante su un altro Principe, però, quello senza scrupoli di Machiavelli:  quanto pensi si discostino i politici italiani dalla figura del governante che ha fatto del ‘fine che giustifica i mezzi’ il suo motto?
Conosco molto bene – ed, aggiunge – purtroppo, i vostri governanti e ritengo che l’Italia sia giunta ad un bivio in cui non rimangono molte scelte: tutti i politici di oggi pensano al loro tornaconto, ma una cosa è farlo per il bene della patria come il capo di stato tanto anelato da Niccolò Machiavelli, un’altra è commettere atti illegali per il soddisfacimento dei propri interessi economici”.
Hai interpretato due ruoli religiosi, Rodrigo Borgia nella serie ‘I Borgia’, e Padre Gabriel in ‘Mission’: due figure estremamente opposte come approccio alla vita, usanze e costumi. Quale delle due prediligi?
“Certamente Padre Gabriel perché lo vedo più vicono al mio modo di essere e di intendere la vita: per poterlo interpretare ho fatto dei sacrifici come, per esempio, non mangiare il giorno prima delle riprese in modo da poter entrere meglio nel personaggio, oppure camminavo a piedi scalzi; ho cercato quanti più elementi somiglianti ad un missionario, al fine di trasmettere al pubblico la mia tensione. Per quanto riguarda Rodrigo, è difficile al giorno d’oggi capire una figura come Alessandro VI: se vivessimo nel Medioevo non ci scandalizzeremmo di fronte alle ambiguità, la sete di potere, la cupidigia, la voglia di vivere fino in fondo di un uomo potente che mirava ad accrescere la propria importanza sociale ed economica…ecco perché Padre Gabriel è più umano, perché questa crisi di valori che contraddistingue la nostra era ci lascia senza riferimenti, e il missionario è un punto fermo in un mondo al di fuori della nostra portata”.

Qual è il tuo rapporto con gli altri divi di Hollywood? Robert De Niro, per esempio ha dichiarato di essere rimasto deluso dalla tua presenza scenica, John Hurt dice che deridi gli attori giovani…

“Si tratta di aneddoti diversi: con Bob De Niro c’è stata la consapevolezza del fatto che ho un modo di recitare diverso dal suo: il mio è calmo e riflessivo, il suo enfatico ed aggressivo. Sono semplicemente due scuole diverse e due caratteri e personalità contrapposte; con John Hurt chiaccheravamo su alcuni attori emergenti che secondo lui presto ci avrebbero superato. Io per esempio, sono stato scalzato da star più giovani e affascinanti di me, ma è una cosa normale.  Per esempio, dicono che ho una gran bella voce, ma cerco di non ascoltare questi complimenti, perché è l’inizio della fine: se ci pensi troppo sei fregato. Allora ho messo in atto una difesa diabolica e strategica: telefonai ad uno di questi attori emergenti sommergendolo di tanti complimenti e,  dicendo con enfasi che aveva una gran bella voce. Così per un po’ si sarebbe messo K.O.  da solo!”

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