Intervista a Salvatore Cangelosi

La disabilità non è una malattia, bensì una condizione “momentanea”. Salvatore Cangelosi lancia un appello a tutte le Istituzioni, in particolare al  Presidente del Consiglio e al Presidente della Regione Siciliana.

Chiede di mettere in primo piano i problemi dei disabili e delle famiglie che li assistono per salvaguardare la loro vita con una condizione economica adeguata e affinché si possa procedere, con urgenza, alla vaccinazione di tutti coloro che come lui vivono una disabilità grave.

Il concetto di disabilità ha subito nel tempo una profonda revisione, sia dal punto di vista scientifico che culturale e sociale. Questa evoluzione è evidente, anche mettendo a confronto il testo della Legge 104/1992 e quello della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (datata 30 marzo 2007). Nel testo della Legge 104 leggiamo: “è persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione”. La Convenzione internazionale, invece, recita “per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”. È chiaro quindi che i termini “handicap” e “disabilità” non possono essere considerati come sinonimi in quanto una persona handicappata presenta una minorazione che genera un processo di svantaggio sociale o di emarginazione mentre una persona con disabilità non è detto che sia handicappata, infatti nella seconda definizione è chiaro che le barriere “possono” ostacolare la partecipazione su base di uguaglianza. Nell’arco di 15 anni, quindi, al di là della variazione terminologica che ha portato da “handicap” a “disabilità”, ciò che è cambiato è la prospettiva da cui si guarda l’invalidità: nel primo caso la minorazione è connaturata alla persona mentre nel secondo è rapportata alle barriere circostanti e alla possibilità, o meno, di partecipare attivamente tanto quanto gli altri alla dimensione sociale. Di conseguenza, la disabilità di per sé non è un handicap, lo diventa soltanto quando incontra degli ostacoli, delle barriere che impediscono alla persona di manifestare tutte le sue potenzialità. Non è quindi corretto utilizzare il termine handicappato come un sostantivo e neanche come un aggettivo ma piuttosto come un participio passato: il soggetto disabile diventa handicappato in seguito a una disfunzione che è nell’ambiente, causata quasi sempre dall’organizzazione sociale. Il non poter camminare rappresenta la disabilità che diventa un handicap quando, per esempio, non permette di accedere a un locale, perché i gradini o il marciapiede sono troppo alti per la carrozzina del disabile e il posto non è dotato dell’apposito servoscala per disabili che permetterebbe il superamento dell’ostacolo. Teniamo sempre presente che le barriere architettoniche esistono in natura ma nascono anche dalla progettazione dei tecnici che costruiscono gli edifici e le strade. L’origine quindi rischia di essere connessa all’esistenza di barriere ben più gravi, quelle sociali e i condizionamenti di natura economica. Dovendo scegliere il termine corretto teniamo quindi sempre presente che la disabilità non è una malattia, bensì una condizione “momentanea” nella quale una persona non riesce a fare qualcosa, superabile se vengono messi a disposizione gli strumenti giusti. Per questo motivo sono assolutamente bandite tutte quelle parole che rimandano a un concetto di disabilità come sofferenza e dolore, impedimento o costrizione, incapacità. Utilizzare il termine “diversamente” non migliora le cose e, anzi, crea ulteriore discriminazione. Dire “diversamente abile” o “con diverse abilità” lascia intendere che qualcuno sia comunque “diverso” dagli altri e quindi, in un certo senso, inferiore. Anche la negazione “non” davanti qualcosa è scorretto. Non per nulla, la stessa comunità dei sordi si dichiara appunto “sorda” anziché “non-udente”, così come i ciechi si auto definiscono “ciechi” anziché “non-vedenti”.

Salvatore è un giovane che ama la vita in tutte le sue sfumature. Salvatore ha tanti amici che lo vogliono bene. Salvatore chiede a voce alta che subito tutti coloro che hanno disabilità vengano vaccinati ed anche le loro famiglie  che li assistono?

“Mi ritrovo a lanciare un nuovo appello al Governo, in particolare al neo ministro per le Disabilità Erika Stefani. Una delle conseguenze dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo è l’aggravarsi di situazioni già di per sé fragili, come quella di chi vive come me una grave disabilità e dipende dall’assistenza di familiari o di un care giver. Chiedo affinché si possa procedere, con urgenza, alla vaccinazione di tutti coloro che come me vivono una disabilità grave e di tutti coloro che si prendono cura di noi. Sono sceso in campo politicamente anni fa candidandosi per ben due volte alle amministrative del suo Comune di provenienza. Da un anno sono segretario Provinciale di Palermo di Democrazia & Costituzione. Ho deciso di fare politica,  ma di quella pulita, proprio per cercare di aiutare in prima persona la gente che soffre ed in particolar modo quanti vivono nel mondo e il mondo della disabilità”.

Salvatore non ha mai chiesto nulla di così eclatante; come ogni essere umano  chiede attenzioni non negligenze, chiede diritti negati. Salvatore, che ama la vita in ogni sua forma, parla anche a difesa delle donne, delle tante donne uccise per vile mano maschile! Egli, tra i suoi progetti politici metterà anche il suo impegno con alcune proposte affinché episodi di tale entità non vengano più a verificarsi.

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