Intervista al presidente del Gip di Catania Nunzio Sarpietro sulla bufera della magistratura

È passato meno di un mese da quando il Csm (Consiglio Superiore della Magistratura) è al centro dell’enorme scandalo che ha coinvolti alcuni dei suoi membri più in vista, indagati per l’ipotesi di corruzione.

Sarpietro 1

Per comprendere la gravità di quanto accaduto è necessario capire cosa sia il Csm e quali funzioni ricopre. Introdotto nel 1907, però come lo conosciamo noi è stato adattato dopo la promulgazione della Costituzione Repubblicana e si è insediato nel Palazzo del Quirinale il 18 luglio 1959.

Passa dall’avere una funzione consultivo/amministrativa all’essere un organo di autogoverno con lo scopo di garantire l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura nei confronti dello Stato, secondo il principio di separazione dei poteri. Le sue principali funzioni sono l’amministrazione e il controllo di autonomia e indipendenza dell’Ordine Giudiziario. Nello specifico sono di sua competenza assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni e procedimenti disciplinari a carico dei magistrati ordinari. È costituito da 27 membri, 24 di loro vengono eletti, e precisamente,: 16 vengono scelti tra magistrati ordinari, mentre 8 sono eletti dai membri del Parlamento che siano professori in materie giuridiche o avvocati.

I tre restanti sono membri di diritto sono: il Presidente della Repubblica, il Primo Presidente e il Procuratore Generale della Corte Suprema di Cassazione. In sintesi la proporzione è un terzo nominati dal Parlamento in seduta congiunta, e altri due terzi eletti dai magistrati con un sistema elettorale che allo stato privilegia le correnti.

Lo scandalo di questo periodo: la Procura di Perugia avvia un’indagine nei confronti dell’ex presidente dell’Associazione Magistrati Palamara che avrebbe ricevuto “regali e favori” da volti già noti alle Forze dell’Ordine. Si evince da alcune intercettazioni ed è stato riscontrato come ci siano stati effettivamente dai colloqui privati tra l’indagato e i membri togati del Csm e politici. Focus di queste riunioni segrete accordi riguardanti agevolazioni e assegnazioni di diverse posizioni di spicco all’interno di diverse Procure italiane di individui favorevoli agli indagati, e anche di come intrecciare le carriere di pm non graditi al gruppo. Ma la corruzione non si ferma qui e anche un esponente togato del Csm di Perugia e un pm di Roma avrebbero informato delle indagini in corso il diretto interessato. L’ex presidente dell’Anm, conoscendo preventivamente le mosse della Procura, avrebbe preparato atti e documenti per eludere le accuse. Entrambi sono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento e rivelazioni di segreti d’ufficio.

Il polverone sollevato dal caso ha riaperto vecchi dibattiti e l’intervista con il Presidente del Gip Sarpietro chiarisce parecchi punti di questa vicenda e ci orienta a una riforma costituzionale del Csm.

INTERVISTA  

Alcuni magistrati non si sono dimessi, occorrerebbe lo scioglimento.

  1. Lo scioglimento nella legge istitutiva non è previsto, e rappresenta un vulnus, per poterlo fare occorrerebbe una legge di rango costituzionale. Il Presidente della Repubblica, oggi, può solamente sciogliere le Camere.

In un momento si è abbattuta bufera sulla Magistratura, molti si chiedono se dobbiamo avere paura della Magistratura come la deputata Bonino. Basta giustizia con porte girevoli. A tal uopo abbiamo intervistato il presidente del Gip Catania Sarpietro che ha sempre sostenuto l’importanza fondamentale della meritocrazia come principale criterio nella scelta dei dirigenti.

Condivide la paura espressa anche dalla Bonino?

La preoccupazione della Bonino certamente è giustificata di fronte al quadro desolante che emerge dall’inchiesta di Perugia, c’è da dire però che il nucleo portante del sistema giudiziario è sano; quindi non bisogna aver paura, ma bisogna aver fiducia, provvedendo però a denunciare qualsiasi stortura in cui ci si imbatte.

Come uscire da questa crisi?

Si può uscire in maniera rapida, purché si abbia la volontà di riportare all’interno dei concorsi la meritocrazia e l’anzianità, che nell’ultimo decennio via via negletti, dando spazio a uno spietato clientelismo per fare questo, non occorrono grandi riforme elettorali del Csm, ma occorre una semplice legge che regoli con criteri oggettivi, predeterminati e meritocratici, lo svolgimento dei concorsi. Bisogna levare al Csm l’eccesso di discrezionalità che lo ha deteriorato.

Si discute molto delle cosiddette “porte girevoli” qual’è la giusta ricetta per evitare tutto questo?

Anche questo è un problema facilmente risolvibile stabilendo che, chi si candida e viene eletto per una carica rappresentativa nel Parlamento e negli Enti territoriali, non deve rientrare più nell’Ordine giudiziario, così pure bisogna prevedere che la candidatura deve essere collegata ad un ambito territoriale diverso da quello in cui esercitava le funzioni giurisdizionali.

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