Il premier spagnolo Rajoy nega davanti al Parlamento di aver preso tangenti

Il primo ministro Mariano Rajoy si difende in Parlamento dalle accuse lanciate dall’ex tesoriere del suo partito relative ai presunti fondi neri che lo hanno travolto e adesso rischiano di affondarlo

 

Il 31 gennaio scorso il quotidiano spagnolo El País ha pubblicato dei documenti segreti appartenenti a Luis Bárcenas – l’ex tesoriere del Partido Popular spagnolo attualmente in carcere per corruzione ed evasione fiscale – con i conti in nero dei finanziamenti al Pp da parte di alcuni importanti industriali spagnoli in cambio di appalti pubblici. I soldi, secondo la ricostruzione dei giudici, venivano poi girati al segretario del partito Mariano Rajoy, oggi Primo Ministro, e ai massimi vertici del Pp. El Paìs ha scoperto poi che tra il 1990 e il 2009 Bárcenas avrebbe costituito un conto segreto in Svizzera di cui erano intestatari i vertici dei Popolari, e Rajoy, da segretario, avrebbe ricevuto decine di migliaia di euro per almeno undici anni. Nelle carte rinvenute spunta anche il nome di Soraya Sáenz de Santamaría, vicepremier del governo spagnolo.

Dopo la sortita all’inizio dell’anno, il 27 giugno la cosa sembrava chiusa con l’arresto e la prima condanna per Luis Bárcenas; a metà luglio però la situazione è nuovamente degenerata quando El Mundo pubblica uno scambio di sms tra Rajoy e Bárcenas corredati da altri documenti che accusano il Primo Ministro di aver intascato finanziamenti illeciti. A questo punto lo scenario per il premier è decisamente funesto.

Stamattina Mariano Rajoy ha riferito al Parlamento la sua versione dei fatti: «Ho sbagliato a dare fiducia a un uomo che non la meritava. Bárcenas era una persona stimata nel partito, non avevo modo di dubitare della sua innocenza. All’inizio l’ho difeso perché pensavo fosse oggetto di una persecuzione, poi ho capito che aveva qualcosa da nascondere. Ma le sue accuse nei miei confronti sono false». Negando di aver ricevuto soldi in cambio di appalti, il premier ha nuovamente rivendicato la sua estraneità nei fatti raccontati da El Paìs a gennaio – «Io ho sempre messo a disposizione la mia dichiarazione dei redditi. E quello ha molto più valore di un paio di righe scritte in un documento» – ma non ha chiarito lo scambio di messaggi con l’ex tesoriere pubblicati da El Mundo.

Adesso si attende la pronuncia della Audiencia Nacional, l’Alta Corte iberica, a cui i documenti sono stati consegnati.

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