IL PASTAZZO: Energia dagli agrumi. Da scarto indiustriale a risorsa per la Sicilia

“Energia dagli agrumi: un’opportunità per l’intera filiera”, l’impianto pilota per la trasformazione in energia degli scarti delle arance. 
Catania capofila se rispettate le aspettative e gli obiettivi: biogas e energia elettrica. 

Lo scorso 10 aprile è stato presentato l’impianto pilota per la trasformazione degli scarti degli agrumi in energia rinnovabile, presso l’Azienda Agraria Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania. L’impianto è il risultato di un importante progetto chiamato “Energia dagli agrumi: un’opportunità per l’intera filiera”, sostenuto dall’Università degli Studi di Catania, dalla Cooperativa Empedocle, dal Distretto Agrumi di Sicilia, e da The Coca Cola Foundation, che hanno collaborato in un significativo lavoro di squadra.

Aperta dal Rettore dell’Università degli Studi di Catania, Giacomo Pignataro, alla conferenza sono intervenuti: Federica Argentati, Presidente del Distretto Agrumi di Sicilia, Biagio Pecorino, Prof. Di Economia ed Estimo Rurale Di3A dell’Università di Catania, Vittorio Cino, Direttore Comunicazione e Relazioni istituzionali Coca-Cola Italia, e Beno Biundo, Presidente della Cooperativa Empedocle. Moderatrice dell’evento la giornalista e scrittrice Maria Latella.

I germogli di questo progetto risalgono al 2011 quando il Distretto Agrumi di Sicilia cominciò a collaborare con la Cooperativa Empedocle. In seguito si aggiunse l’azienda The Coca-Cola Foundation, società finanziatrice del progetto che assegna contributi economici a progetti di sostenibilità ambientale di tutto il mondo. A tal proposito, il direttore dell’azienda Vittorio Cino ha illustrato le motivazioni del coinvolgimento di una multinazionale come The Coca-Cola Foundation, in un progetto di questo tipo.

Si tratta di un’azienda italiana radicata in Sicilia che ha manifestato la necessità di entrare in contatto con la comunità locale, cercando di rispondere alle sue esigenze. Infatti, The Coca-Cola Foundation finanzia progetti per la salvaguardia ambientale con caratteristiche di coesione e sinergia, elementi sui cui ha voluto puntare il progetto siciliano. La collaborazione tra un’azienda multinazionale e una locale deve essere vista come un valore aggiunto. Un altro prezioso contributo viene dall’Università degli Studi di Catania attraverso la formazione e la ricerca, necessarie per realizzare l’impianto.

All’inizio della presentazione, Federica Argentati ha messo in luce il punto di forza del progetto, cioè la collaborazione tra i diversi organi, finalizzata a realizzare due importanti obiettivi per la Sicilia, in un momento di crisi economica come questo: la sostenibilità ambientale e la rinascita di un’economia regionale, che crea delle risposte positive ai bisogni dell’uomo. Il progetto è stato appoggiato anche dal deputato Giuseppe Castiglione, sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il quale ne ha sottolineato le sue potenzialità per colmare il ritardo economico in Sicilia. Importante è stato l’intervento dell’europarlamentare Michela Giuffrida, per la Commissione per l’agricoltura e sviluppo rurale, che sostenendo il progetto – che da giornalista ne aveva già attenzionato e presentato la strategia territoriale – ha dato la propria disponibilità di impegno in campo europeo. 

La realizzazione dell’impianto affronta un serio problema che grava su alcuni imprenditori locali, vale a dire lo smaltimento degli scarti derivanti dalla produzione agricola di aranceQuesti scarti, denominati “pastazzo”, costituiscono il 60% del residuo umido rilasciato dalla produzione industriale di succo d’arancia. Un’enorme quantitativo di umido da smaltire che rappresenta un costo pari a 10 milioni di euro per oltre 340 mila tonnellate di scarti prodotti all’anno. La difficoltà economica legata allo smaltimento del residuo umido ha portato alcune aziende a commettere illeciti, causando gravi danni per l’ambiente. Perché accade questo? L’umido derivante dalle arance viene erroneamente concepito e gestito come un normale rifiuto, utilizzato solo parzialmente per concimare i terreni, come mangime per animali e additivo alimentare.

Ciò che deve necessariamente mutare è la concezione dell’umido, da materiale di scarto a sottoprodotto da riutilizzare. A tal proposito è intervenuto Biagio Pecorino, sostenendo che non è un rifiuto ma,  provenendo da un processo di produzione, si può e si deve riutilizzare, diventando in questo modo una risorsa. Nel percorso della produzione agricola ci sono stati dei fallimenti alimentari e uno di questi è stato proprio quello di concepire il “pastazzo” come un semplice rifiuto. Al contrario si tratta di una risorsa dalla quale è possibile ricavare energia, quindi deve essere reintegrato in agricoltura e di riflesso nell’economia dell’Isola.

In che modo il sottoprodotto degli agrumi può diventare una preziosa risorsa per l’economia e per l’ambiente?  È qui che entra in gioco l’impianto pilota, un macchinario progettato e realizzato per trasformare i sottoprodotti agricoli e industriali in energie pulite.
Occorre fondare sulla terra una nuova economia, sfruttando le risorse che già si hanno a disposizione, il “pastazzo”. A tal proposito si è rivelato significativo l’intervento di Beno Biundo, il quale ha affermato che il settore agricolo non rappresenta più il settore primario poiché negli ultimi 50 anni si è trasformato in un sotto-settore del petrolchimico – “In questi anni abbiamo drogato la terra!”.  Situazione, questa, che ha recato numerosi danni all’ambiente, all’uomo e agli animali.

In particolare, nell’impianto gli scarti degli agrumi vengono triturati e pompati, generando una miscela dalla quale vengono prodotti combustibile, metano, compost per la terra con una bassa carica batterica, poco inquinante e adatta per i terreni, anidride carbonica da impiegare nelle serre e liquidi da riutilizzare nello stesso impianto, in un circolo continuo. In questo modo, ogni cosa può essere riutilizzata, evitando sprechi e inquinamento, in un momento storico in cui non ci si può più permettere questo. Solo così si potrà colmare il ritardo che la Sicilia ha avuto fino ad oggi riguardo lo smaltimento e il riutilizzo dello scarto degli agrumi, andando in contro ad un futuro migliore.   

 

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