Il libro di Francesco Santocono su “Le relazioni e il sistema dell’informazione nelle strutture sanitarie”

La lettura del libro “Le relazioni e il sistema dell’informazione nelle strutture sanitarie” di Francesco Santocono, suggerisce due dei grandi temi che la società attuale propone in modo assiduo. Il primo è la necessità di comunicare la sanità in modo efficace attraverso non solo le tecniche più corrette e avanzate, che il testo peraltro propone con precisione, ma anche mediante un’intenzione da parte delle strutture sanitarie di creare dinamiche di relazione tra persone: di divenire, quindi, parte proattiva di un territorio capace di raccogliere le molteplice richieste di partecipazione dei diversi suoi portatori di interesse: dal personale interno, ai medici, ai pazienti, alle altre istituzioni pubbliche per fare alcuni esempi.

Il dibattito, in questo senso, parte da una storia che – come osserva il filosofo francese Michel Foucault nel suo libro Nascita della clinica. Una archeologia dello sguardo medico – nasce con la Rivoluzione francese, quale momento in cui si concepisce un ospedale di tipo nuovo, luogo di osservazione ma anche di trasmissione di conoscenze, di intervento terapeutico e di pratica medica. Lo scopo, in questo caso, era quello di incentrare l’attenzione su una nuova visibilità del male offerta dallo sguardo del medico, filtrato dall’intervenuta riorganizzazione istituzionale. Era per questo, inoltre, necessario un radicale rimaneggiamento nel pensiero e nella percezione medica prima di tutto della morte: da fatto ineluttabile a condizione cui porre rimedio. Tale punto di partenza, però, ha costituito, per i periodi a seguire, l’inizio di un percorso mai terminato o, come suggerisce l’orizzonte che si apre dalla lettura di questo libro, mai terminabile, attraverso il quale le strutture sanitarie hanno finito per svolgere un ruolo sociale indiscusso, a torto spesso ridotto a un ambito meramente scientifico, che le ha radicate come luoghi chiusi sia urbanisticamente che semanticamente.

Ora nell’era dell’accesso, aumentato continuamente dalle tecnologie digitali, questo luogo, questo recinto accademico, diviene uno spazio di comunicazione aperto ai differenti pubblici che in esso si interfacciano e connettono.

E proprio collegandosi all’esigenza di una comunicazione capace di dialogare con la pluralità delle istanze di un territorio che il testo propone il secondo grande tema, quello dell’informazione sanitaria utile alla collettività. Informare, infatti, pone da sempre un’Organizzazione di fronte a un duplice compito: stabilire un messaggio e scegliere i canali più opportuni per veicolarlo, comprendendo, secondo la lezione sempre valida di Marshall McLuhan, che essa stessa è messaggio – chi sono – e canale – come lavoro. Questo impegno rappresenta per una struttura sanitaria un percorso decisivo, scadenzato, da una parte, dalla capacità di mantenere quell’autorevolezza scientifica che la medicina le conferisce e, dall’altro, dall’attenzione alle persone che l’ideale di salute pubblica le impone. Informare in modo utile diviene, quindi, in ambito sanitario una responsabilità quanto mai complessa a cui i responsabili della comunicazione sanitaria devono saper far fronte con un insieme di competenze e tecniche.

Dall’analisi di questi due grandi temi, comunicazione efficace e informazione utile, la sanità diviene, quindi, un ambito iscrivibile a pieno diritto in quella fenomenologia dei processi culturali che incrocia quella definizione di cultura che l’antropologo Edward Tylor formulò a fine ‘800 come “quel complesso di elementi che comprende conoscenze, credenze, arte, morale, leggi, usi e ogni altra capacità e usanza acquisite dall’uomo in quanto membro di una società.”

L’uomo che si trova nelle strutture sanitarie sia esso medico o paziente, infermiere o parente di un malato, deve, in conclusione, essere messo al centro di relazioni e informazioni che sappiano cogliere diritti e doveri di ognuno in un contesto territoriale che cambia in modo sempre più veloce: una sfida questa che rende la struttura sanitaria uno spazio open-source, non più come detto un luogo chiuso, che sappia raccogliere le istanze di tutta una comunità.

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