Il femminicidio in una pièce teatrale

“Ispirato ad una storia vera, è andato in scena ieri sera a Palazzo Platamone “Cromosoma X” per la regia di Simona Miraglia, con Simona Miraglia, Rossana Bonafede e Alessandro Sollima”.

Danza e violenza per raccontare in una pièce teatrale un delitto d’onore. In scena ieri sera a Palazzo Platamone, “Cromosoma X”, ispirato ad una storia vera.

La pièce, strutturata come un film giallo, è ispirata ad un fatto realmente accaduto. E cioè, l’omicidio di una ragazza di vent’anni avvenuto a Caltanissetta il 15-4-1978. Carmela Rositano, nata il 27-6-1958, viene uccisa dal marito,Totò Mantade.

Un delitto d’onore, quindi, spiegato nel monologo finale, ovvero durante l’interrogatorio in cui la protagonista, interpretata da Rossana Bonafede, svela il suo nome, Carmela, appunto.

La storia è realmente accaduta, come tutte le storie elencate dalla voce fuori campo. Carmela Rositano è morta a soli vent’anni, e aveva la passione per il ballo. Ma la sua favola é stata spezzata, così come il racconto stesso viene continuamente spezzato.

Ci sono monologhi interrotti durante la pièce, poi ripresi e interrotti nuovamente- spiega l’attrice protagonista Rossana Bonafede, che continua: “Il ballerino (Alessandro Sollima,n.d.r.) mi strappa il microfono, così come un uomo toglie la voce, la parola, la libertà d’espressione ad una donna. Insomma, le strappa la possibilità di parlare, oltre che vivere“.

Quella di ieri sera è stata una rappresentazione burattinesca: perché la scelta di due ballerini per parlare di una violenza?

È un progetto su cui lavoriamo da tempo- risponde la danzatrice Simona Miraglia alla sua prima regia– “Il primo studio era stato “Il secondo sesso 1”, poi è nato “Cromosoma X” ispirato a Simone De Beauvoir e al suo “Il secondo sesso”, in cui la scrittrice fa un’analisi, storica, biologica, culturale e caratteriale della donna. Volevamo trasmettere l’immagine della ‘donna-bambola’ che la società richiede. Una donna, finta, dai colori eccessivi. Una donna che non è reale“.

Perché proprio la danza?

La danza è il mio lavoro– continua la regista- e la mia professione così come il mio linguaggio si esprimono attraverso di essa. La danza si è avvicinata alla teatralità, il gesto è diventato presente e teatrale nella danza contemporanea. Poi, dal ‘900 in poi, la danza si è evoluta. Verrebbe da chiedersi: dove comincia la danza e dove finisce il teatro, e viceversa? Oggi il teatro contemporaneo e’ molto fisico. Inoltre la danza contemporanea lavora sul peso del corpo e sulla fisicità. I nostri corpi sono serviti per mostrare la violenza di un corpo violentato, abusato, in fin di vita, ucciso. Abbiamo lavorato sull’azione del movimento, quindi abbiano usato il peso del corpo stesso. Violentare, uccidere e gettare un corpo da un cavalcavia è un’azione di movimento. Togliere la vita ad un corpo stesso e’ un fatto fisico, e la danza rappresenta questo atto al meglio“.

Le fa eco la Bonafede: “L’idea è partita da una danzatrice che voleva affrontare questo tema cominciato principalmente come un lavoro di danza, poi abbiamo aggiunto l’interpretazione di un’attrice che doveva adeguarsi alla danza stessa, cosa non semplice. Abbiamo svolto un gran lavoro e faticato tanto per far camminare le due cose insieme. L’abbinamento danza/recitazione non diventa subito fluido, quindi abbiamo unito fortemente le due cose. Ma va detto che l’idea è stata della coreografa Miraglia“.

Avete considerato la lotta dei sessi del Nord Europa?

Risponde la Bonafede: “Ci siamo fermati a questo studio, il prossimo appuntamento probabilmente sarà questo step“.

Ho considerato un fenomeno culturale che ha radici antiche rispetto alla lotta attuale della donna che cerca di conquistare i diritti dell’uomo a livello sociale”, spiega invece la regista.

Perché pensi che l’uomo abbia come ultima ratio la violenza?”

Ultimamente c’è stato un caso di cronaca nera a Catania nel mese di maggio– spiega la Bonafede- che mi ha scosso parecchio, trattandosi di una donna che conosco: un tentato omicidio da parte di un marito nei confronti della propria moglie. Credo che l’uomo non abbia istinto materno come noi. L’uomo è più primitivo. Ma senza entrare nel dettaglio e senza generalizzare, è anche pur vero il contrario”. “Credo –risponde la Miraglia– che si inneschi un meccanismo in cui l’uomo manifesta superiorità togliendo la vita ad una donna.

Ci sono donne che massacrano uomini? Se sì, in che modo?

Non fisicamente, ma psicologicamente. Ho conosciuto– dice la Bonafede-  donne che hanno condotto uomini alla rovina. Il modus è diverso, la donna non toglie la vita fisica“.

La diversità riguarda le percentuali– le fa eco la regista: “Le statistiche sono diverse: esistono donne che massacrano gli uomini ma si tratta di casi inferiori“.

Quanto la cronaca ha influenzato la pièce?

“La media è 1 caso di femminicidio ogni 2/3 giorni, quindi il peso della cronaca si sente- spiega la Bonafede, che continua– tornando all’episodio di cronaca nera citato precedentemente, dobbiamo pensare che potrebbe succedere a chiunque. Un principe azzurro che taglia la gola della sua amata“.

Ho voluto un finale aperto– spiega la regista- è un lavoro sull’identità femminile che poi volge al femminicidio solo in un secondo momento. Volevamo ricreare una situazione surreale in cui le donne vivono in una dimensione onirica, uno spazio in cui il dubbio rimanesse sospeso“.

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