Il Concerto ricordando la scomparsa di Vincenzo Bellini

La manifestazione ha avuto inizio con un messaggio di solidarietà per la spiacevole situazione dei lavoratori precari del teatro.

Nonostante le avversità dei lavoratori precari, che da giorni protestano sul tetto del Teatro Massimo Bellini, l’ente catanese ha accolto la prosecuzione del Bellini Festival, fondato da Enrico Castiglione e giunto alla sesta edizione,  con il concerto straordinario per il 179° anniversario della scomparsa di Vincenzo Bellini. La manifestazione, che ha avuto inizio con un messaggio di solidarietà per la spiacevole situazione, ha posto in rilievo il coro e l’orchestra del teatro, diretta dalla competente bacchetta del maestro Antonino Manuli. Oggetto di certosina attenzione è stato il repertorio lirico dell’Ottocento italiano, che la numerosa compagine ha affrontato con piglio sicuro e stile coinvolgente. Le pagine del cigno catanese contemplavano le Sinfonie dalle opere I Capuleti e I Montecchi, in apertura, dalla Norma e dall’Adelson e Salvini, prima del decalogo belliniano e  ben curata nella valida revisione e trascrizione del   musicologo Domenico De Meo.

L’ orchestra ne ha tradotto a piene mani l’efficacia melodica, distinguendosi poi nella ritmica effervescente di Gioachino Rossini, con la Sinfonia dal Guglielmo Tell  e nella cavatina Largo al factotum da Il barbiere di Siviglia espressa con profondità di registro dal baritono Salvatore Todaro, che si è addentrato nei cavilli virtuosi della partitura, sotto la costante prontezza di Manuli. Non da meno, il soprano Dimitra Theodossiou e il tenore Roberto Iuliano si sono prodigati nell’effusione della lirica pucciniana, entrambi corposi e delicati a un tempo, nelle arie Che gelida manina, Sì, mi chiamano Mimì e O soave fanciulla da la Bohème; proseguendo, lei con Casta diva e con i bei filati verdiani di Pace, pace, mio Dio da La forza del destino, lui con la limpidezza di Nessun dorma del principe Calaf dalla Turandot  e di Una furtiva lagrima da L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, sino al reiterato bis  Libiam ne’ lieti calici da La Traviata, che ha coinvolto anche Todaro, tra l’entusiasmo del pubblico, generoso di prolungati applausi. Ampio, altresì, il riconoscimento al coro, nella energica rilettura di Guerra, guerra da Norma  e nel Coro degli zingari da Il Trovatore (Vedi! Le fosche notturne spoglie), accanto al celebre Va, pensiero dal Nabucco. Ancora una volta la musica è stata signora, in un momento di intemperie sociali, omaggiando la grandezza del nostro Vincenzo Bellini.

 

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