Lettera di una Prof sul ragazzo gay. Ad uccidere il ragazzo gay, l’indifferenza, l’ignoranza, la solitudine e la violenza feroce agita attraverso facebook.
Ha scatenato una marea di mail di solidarietà, dall’operaio macchinista ferroviere ad avvocatesse, genitori… in tutti c’è il segnale di un’aria che sta mutando, il riconoscimento della “monnezza “di cui siamo circondati, la paura per i figli, la preoccupazione di non essere all’altezza di azioni educative incisive.
E’ Gabriella Schina, amica e collega del Liceo romano Gassman, che dopo la pubblicazione sul quotidiano La Repubblica della “Lettera di una Prof sul ragazzo gay” fa sapere a “di-Roma”: “quanto sia importante farsi carico di pensieri condivisi e quanto sia importante metterli a tema. La mia amica psicanalista junghiana ha parlato di gran coraggio nel linguaggio e nelle idee, la comprensione che il problema è più profondo di qualsiasi legge che magari è solo un passo. Io credo che il vero problema è il baratro in cui versa il nostro panorama culturale, problema dei ragazzi, anelli deboli di una catena che stritola, la disattenzione delle istituzioni, il bisogno che un linguaggio che parli di umanità che ricircoli tra gli uomini. E poi gli insegnanti…la condivisione del grande disagio. Il dover fronteggiare un’ignoranza istituzionale che ci restituisce una gran solitudine dove tutto è lasciato al caso e all’improvvisazione”.
Insomma un’occasione per riflettere più in generale sulla condizione giovanile, notevolmente modificata nell’arco di mezzo secolo, dai processi di comunicazione, di produzione e di frammentazione sociale: i giovani non sono più adulti in miniatura, né si percepiscono come una generazione complessiva.
Significativo e al tempo stesso sempre più difficile osservare la mutazione delle categorie interpretative degli universi giovanili a partire dagli anni ’70 (subcultura, marginalità, crisi delle agenzie di socializzazione, perdita di rilevanza del passato e del futuro, individualismo, attenzione al corpo, aprogettualità, ) fino a definizioni in auge come quella di giovani senza maestri, Generazione X (identificata dalla mancanza di ottimismo nel futuro, dallo scetticismo, dalla sfiducia nei valori tradizionali e nelle istituzioni). Da alcuni anni, per marcare le nuove generazioni cresciute all’interno dei nuovi processi innescati dalla rete e dalla multimedialità si parla di “iGeneration”.
Alla pubblicazione della lettera hanno fatto seguito una serie di mail ricevute dalla Schina di cui ne pubblichiamo alcune tra le più significative.
“Che bella, che meraviglia. Si, è un eco che riverbera forze di coscienza e di responsabilità individuale. Si sente tutto l’amore e la profondità del tuo sguardo,la spregiudicatezza del giudizio e il dolore per l’umano che di sta smarrendo”.
“Volevo solo ringraziarla, per le sue parole e per la sua lettera, mi ha colpito l’analisi lucida e perfetta che ha fa fatto della cultura e della società odierna, quella stessa società da cui io stessa ho sempre cercato di scappare, cercando rifugio nei libri e nella cultura. Forse questo e uno dei motivi che mi ha spinto ad andarmene. Non ho davvero nulla di particolare da dirle, se non un immenso grazie. Credo che qualsiasi dei suoi studenti sia fortunato ad averla come insegnante, continui così”.