I risultati del convegno a Paternò sulle risorse geotermiche

Nella foto da sinistra:  Batini, Copat, Manzella e Lentini

 

 

PATERNO’(CT) –  Le risorse geotermiche rappresentano sempre più il futuro delle energie rinnovabili, sostenibili e pulite prodotte direttamente dalla Terra. Risorse ancora oggi poco sfruttate, ma oggetto di nuovi studi e ricerche. E’ quanto emerso nel corso del convegno sul tema “Le risorse geotermiche a media ed alta entalpia nella Sicilia orientale” organizzato stamattina nei locali della Biblioteca comunale di via Monastero 4 a Paternò dal Centro geotermico siciliano con il patrocinio della Regione Siciliana, del Comune di Paternò e del Cutgana dell’Università degli Studi di Catania.

 “In questo momento ci sono ben 64 Paesi impegnati in programmi di geotermia grazie a 454 concessioni rilasciate – ha spiegato Bruno Copat del Centro geotermico siciliano – c’è un’attenzione importante a livello internazionale sulla produzione delle medie ed alte entalpie grazie anche alle nuove tecnologie che rendono possibili lo sfruttamento di risorse inferiori a 150° basse e medie entalpie). E’ ovvio che servono finanziamenti pubblici e privati possono per sviluppare progetti di geotermia”.

Proprio il progetto di ricerca “Hot-Earth” finanziato con fondi europei Po Fesr ha fornito i primi dati e le prime certezze sulla situazione delle aree geotermiche siciliane.

“Dai dati forniti dalle varie metodologie geofisiche applicate emerge che nelle tre macro-aree siciliane dei Peloritani ed Isole Eolie, dell’Etna e degli Iblei esistono risorge geotermiche – ha spiegato il docente dell’Ateneo di Catania e responsabile scientifico del progetto Hot-Earth, Giuseppe Patanè – nel caso delle Salinelle di Paternò sono state riscontrate in questi primi 10 mesi di ricerche la presenza di medie entalpie (per temperature di fluidi comprese tra 90° e 150°) e stiamo valutando la presenza delle alte entalpie (per temperature di fluidi superiori a 150°). Nell’area sono state posizionate sonde per la misura del radon, della temperatura, dell’anidride carbonica e dell’acido solfidrico ed una telecamera termica con l’obiettivo di individuare la presenza di serbatoi di calore e valutare la variazione di grandezze fisico-chimiche a medio termine (un mese) prima di un’eventuale eruzione dell’Etna”.

Nel corso del convegno Adele Manzella del Cnr di Pisa ha presentato il progetto “Vigor” finalizzato “all’utilizzo nell’immediato delle risorse geotermiche con tecnologie già presenti”. “Proprio l’Italia è un Paese in cui già da tempo è diffuso l’uso della geotermia per le pompe di calore e per l’energia elettrica – ha aggiunto la ricercatrice del Cnr di Pisa -, con Vigor individueremo altri utilizzi”.

Fabio Lentini del Cgs, invece, si è soffermato sullo stato delle conoscenze della geologia strutturale della Sicilia orientale, mentre Stefano Branca dell’Ingv Catania sul sistema vulcanico etneo. Sulla progettazione della ricerca geotermica è intervenuto Fausto Batini dell’Ad Magma Energy.
A seguire Stefano Carlino dell’Ingv Osservatorio Vesuviano Napoli ha analizzato i sistemi di perforazioni in aree vulcaniche.

Hanno concluso i lavori Fedora Quattrocchi dell’Ingv Roma sull’utilizzo del CO2 come fluido di lavoro ed il docente dell’Ateneo di Catania Giuseppe Cammarata sull’efficienza e sviluppo dei sistemi binari per la produzione geotermoelettrica.

a Cognita Design production
Torna in alto