GIUSY MINTENDI, UNA VITA DEDICATA ALL’ARTE

Giusy Mintendi raffinata  pittrice catanese si racconta ai microfoni del GLOBUS MAGAZINE

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Quali tra le sue personali ricorda con più calore?

“Le personali sono due, la prima fu quella che feci ad Acireale all’interno della villa Belvedere. Fu emozionante per me perché per la prima volta mi confrontai con il giudizio del pubblico, ricordo che mi confondevo tra le persone per ascoltare il loro parere sui miei quadri, erano per lo più figurativi e ricordo che qualcuno disse: questi quadri ipnotizzano, per me fu un bel complimento.

Ricordo poi l’altra che feci parecchi anni più tardi a Taormina al castello Duchi di Santo Stefano “Fondazione Mazzullo” che mi diede tanta soddisfazione.

Fu visitata da molti turisti stranieri e per la tanta affluenza mi diedero l’opportunità di prolungare, in quella occasione fui intervistata da una tv belga.

La collezione si chiamava “Atlantide Sommersa”.

In quell’occasione invitavo i visitatori a toccare con mano le mie opere, realizzate con tecnica mista su legno, al tatto risultavano ruvidi o lisci come la seta.

Sperimentare con la materia è sempre stato il mio pallino visto la mia formazione di scultrice.

Ho frequentato l’Istituto d’Arte di Catania nel periodo magico sotto la Direzione dell’architetto Rosario Leone, il quale aveva un occhio di riguardo per la sezione di arti plastiche, lasciava noi giovani liberi di sperimentare”.

Perché usare la polvere lavica nelle sue tele?

“Usando la sabbia lavica del vulcano Etna mi sento di portare nelle mie tele parte della mia terra, della mia sicilianità, ma anche di esprimere il mio temperamento vulcanico.

La sabbia lavica fondendosi con le vernici contribuisce a dare un’impronta forte e decisa ai miei lavori, oltre ad esprimere vitalità. Le policromie si fondono per creare un’esplosione di colori che sembrano quelli dell’intero cosmo, in connessione con la natura”.

Chi è stato colui che l’ha spronata a realizzare molti dipinti, a far si che la sua  arte così è stata resa più universale?

“La persona che mi ha dato la possibilità di credere in me è stato il mio Maestro Jano Barbagallo: artista, talent scout e gallerista.

Lo conobbi a Roma nel periodo che collaborava per la biennale di Venezia con Bonito Oliva.

Mi diede visibilità con le sue gallerie d’arte, di cui una in Sud America.

Comprò il mio primo quadro e ne ordinò altri, iniettandomi fiducia.

Lui si occupa delle mie esposizioni all’estero e fino ad oggi continua la nostra trentennale amicizia, come diceva Oscar Wilde “la fortuna di un uomo la fa sempre un altro uomo”.

Ha in mente in futuro di utilizzare oltre la polvere lavica anche altri materiali e perché?

“Sono aperta ad ogni forma di espressioni artistica e non mi pongo limiti.”

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Che messaggi vuole comunicare con le sue tele?   

“Fondamentalmente sono una sognatrice, vivo in un mondo interiore che                                    talvolta stride con la realtà, mi ostino a vedere il bello e il positivo anche quando non c’è.

È una bellezza che nasce dal cuore, deriva dalla mia scelta di andare in un’unica direzione, quella di credere che siamo nati per godere di tutto ciò che l’universo ci mette a disposizione per crescere ed evolvere; in ogni cosa c’è una lezione da imparare o qualcosa da scoprire o meravigliarsi, insomma guardare la vita con gli occhi di un bambino, a me non riesce difficile, ogni tanto tiro fuori la mia lista desideri e controllo a che punto sono arrivata.

Mi prefiggo di imparare sempre qualcosa nuovo, quest’anno è toccato al flamenco, negli anni passati sono magicamente riuscita ad andare a cavallo, viaggiare, fare yoga, andare in barca e molto altro.

Ciò mi porta ad esteriorizzare la gioia di vivere nelle mie tele e vorrei tanto comunicare soprattutto alle donne, di ogni età, di credere in se stesse, ascoltare il loro cuore e non spegnere i sogni, perché i sogni non hanno data di scadenza”.

Potrebbe ricordare ai lettori di Globus le sue future personali? 

“La prossima sarà nel mese di dicembre presso il Palazzo della Cultura di   Catania, in seguito esporrò in alcune collettive, di cui una al Palazzo Cantarella ad Aci Sant’Antonio e inseguito ad Aci Bonaccorsi.

A gennaio avrò l’onore di partecipare alla Biennale di Sicilia a Palermo”.

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