Giselda: rivoluzionaria e adultera per Giovanni Verga

Presentato al lido “i Ciclopi” l’ultimo romanzo di Piero Isgrò “La sposa del nord”

Una storia molto attuale che tratta di “un adulterio commesso per legittima difesa”: questo l’argomento del nuovo romanzo del giornalista Piero Isgrò, “La sposa del nord“‘ (Arkadia Narrativa), presentato Venerdì 8 Agosto al lido dei Ciclopi di Acicastello.

Giselda Fojanesi, fiorentina sbarcata in Sicilia a metà ottocento con la madre e con lo scrittore catanese Giovanni Verga porta con sè la sua cultura, la sua intelligenza e giovinezza, ma non il denaro. Grazie all’aiuto dell’amante Verga, ottiene un impiego da insegnante e decide di lasciare la sua Firenze per il profondo meridione. Viene poi lasciata dal Verga e, spinta dalla madre, a sposare il poeta Mario Rapisardi che l’aveva corteggiata lungamente.

Un matrimonio allo stesso tempo per necessità e orgoglio. La ragazza non poteva tornare nella sua Firenze da sconfitta.

In seguito si scoprirà che Giselda accetta la “salvezza” del matrimonio spinta dal fatto di  aver perso la verginità col Verga durante una traversata in mare.

Una storia universale, come la definisce lo scrittore Alfio Caruso, che ha moderato l’incontro, ‘Una storia tra 2 protagonisti maschi: lo scrittore Giovanni Verga e il poeta Mario Rapisardi, che da “Rapisarda” muto’ la vocale per poter assomigliare a Leopardi, e che, senza giusta lode di Hugo, sarebbe rimasto nell’oblio’. ‘Rapisardi era comunque un Alberto Bevilacqua dei poveri’, interviene il giornalista Nino Milazzo. ‘Senza Victor Hugo non sarebbe esistito, e noi catanesi ce lo dobbiamo ancora piangere’, scherza ancora Caruso. Gli fa eco Milazzo: ‘C’è anche una via a Catania intitolata ancora a Rapisarda e non se ne può più’.

Mario Rapisardi si rivelerà ben presto un marito violento, che bastona Giselda umiliandola in pubblico: “Per la protagonista del romanzo il matrimonio assume le sembianze di una via crucis perché il mediocre marito la picchiava e la bastonava anche nella dimora di lei a Firenze, dopo che il suocero era morto: “Giselda bruciava di dolore e di rabbia”.

 E continua Isgrò: ‘Giselda è una femminista ante litteram. Il sottotitolo del libro era “satira di un adulterio per legittima difesa”: la fedeltà, spiega ancora l’autore, è un dovere, ma come diceva Max Sheler, -che io considero dopo Heidegger il miglior filosofo tedesco del novecento – il dovere per il dovere non esiste. Il dovere, per essere tale deve avere un valore che in questo matrimonio mancava. Se al soldato si comanda di fare il suo dovere, per esempio di sparare ad un bambino ed egli si rifiuta di obbedire, non commette reato perché trattasi di un dovere che non ha di fatto un valore’.

E le responsabilità di Giselda? Lei che finalmente riesce a liberarsi dopo l’ennesima frustata, che veniva costretta dal marito anche a fare la ruffiana? Lei che veniva derisa dalla suocera perché si lavava tutti i giorni (e’ infatti noto che nel secolo scorso le donne siciliane si lavavano due volte l’anno). ‘Non ne esce certo bene – spiega Piero Isgrò: –avrebbe dovuto lasciare il marito, e non tradirlo, ma essendo lui un violento, a questo punto Giselda decide di vendicarsi e di rendergli tutto il male che lui aveva fatto a lei: dopo l’ennesima bastonata da parte del Rapidardi a Firenze, la donna incontra casualmente Giovanni Verga e ricade nella tentazione. Una regolazione di conti’.

Al centro del romanzo e di tutti i tuoi libri c’è comunque sempre Catania…

Descrivo la Catania che amo e odio: ho fatto una ricerca storica sul periodo milanese, fiorentino e catanese. Anche nel mio romanzo precedente ” La bambina francese” , le due protagoniste sono la mia città e Parigi. Per quanto concerne la struttura del romanzo, racconto i fatti storici su cui mi sono ampiamente documentato, e li alterno col ricordo di lei da anziana che immagina di incontrare il fantasma di Giovanni Verga, ripercorrendo così la sua vita’.

Possiamo fare un parallelo tra la figura di Giselda ed la donna di oggi che vive in una realtà siciliana ma che ha tanta voglia di ribellarsi alle catene imposte dalla cultura maschilista ? Si può svincolare da questa subordinazione?

Non possiamo fare un parallelo. Giselda è il prototipo della ribellione femminile, è la donna che si ribella. E’ nata prima dell’unità di Italia e morirà dopo la seconda guerra mondiale, ha visto carrozze, aerei supersonici e ha conosciuto la bomba atomica’.Un ‘eroina, quindi, che viene cacciata di casa dopo l’ennesimo tradimento col Verga, ma che comunque dopo, rinasce a vita nuova: perfeziona gli studi e a Milano diventa ispettrice governativa degli educandati femminili. Viene premiata con la medaglia d’oro della croce rossa per la sua attività durante la prima guerra mondiale.

Piero ha usato un suo registro catanese pieno di forza espressiva – commenta Caruso – descrive due protagonisti di Catania con pennellate straordinarie e una forte ironia: il mediocre poeta, che pur non essendosi mai laureato ottiene grazie alle pressioni politiche dei Fojanesi una cattedra alla facoltà di Lettere, da un lato, e l’eccelso scrittore,il Verga dall’altro, che viene descritto da Isgrò come l’eterno casanova, il “puttaniere a cuore freddo” il cultore degli amori clandestini che fugge le responsabilità nonostante Giselda creda tanto nella loro storia’.

Giovanni Verga muore nel 1922 a Catania, Giselda Fojanesi nel ’46 a Lodi. L’ultimo giorno della sua vita, lei parla col fantasma di Verga e si rende conto di non aver capito bene la Sicilia: l’ultimo dialogo tra due mondi che non si sarebbero mai avvicinati.

Piero Isgrò è giornalista professionista. Vive e lavora ad Aci Castello, a due passi da Catania dove si è laureato in legge con una tesi sul processo di Norimberga. Dal 1990 al 2000 ha lavorato al TG1 a Roma, redazione cultura. Ha scritto una commedia sulla vita di Vincenzo Bellini, rappresentata al Teatro Stabile di Catania con la regia di Sandro Sequi, e tra i romanzi , ” La bambina francese” , ” Il musicista e l’imperatore”, ” L’orologio di celluloide”, ed è stato responsabile del settore spettacolo e della terza pagina del quotidiano “La Sicilia”. 

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