Felice apertura del Dicembre musicale del Coro Lirico Siciliano nella Basilica di San Sebastiano ad Acireale

Eseguita la composizione cameristica “Natale siciliano” del Frontini e classiche melodie natalizie dalla compagine reduce dai successi europei.

Dopo i travolgenti trionfi nei teatri della regale Spagna, del Portogallo laico, della Francia repubblicana già  seno dei Re,   nazioni che nei rispettivi teatri, dall’Atlantico alla Linguadoca, hanno tributato ampi successi di pubblico e di critica, il Coro Lirico Siciliano torna nella natia terra sicula e apre, come è accaduto la sera del sabato 11, il Dicembre musicale 2021 in quella nobile cittadina che un raffinato scrittore del primo Novecento, Antonio Prestinenza, definì “la città delle cento campane”, ovvero Acireale.

Nella barocca arcibasilica di San Sebastiano infatti,  cuore del centro storico acese, si svolse il concerto inaugurale degli artisti del Coro in formazione ridotta, i quali si esibiranno in tour nei prossimi giorni da Palermo a Trapani e in varie città della Sicilia, onde riportare le voci e i suoni del Natale, in un momento di grande fragilità psicologica per il nostro popolo, che necessita di coesione e amore.

Come ha voluto sottolineare ai numerosi convenuti, pur nella fredda serata allietata dalla  maestosa cornice barocca della basilica settecentesca, di concerto con il Comune di Acireale (per cui ha portato i saluti l’Assessore alla Cultura), il Maestro Francesco Costa direttore del Coro Lirico, “guardate meno televisione e andate di più ai concerti” nonché il fatto incontrovertibile che “non abbiamo bisogno di musica nuova, abbiamo dei grandissimi compositori del passato da riscoprire: noi lo facciamo e lo faremo”.  Lettura e messaggio nobile che ci vede del tutto concordi. Come del resto suggerisce in ogni ambito il proverbio della nostra terra: “Cu càngia la vecchia ppì la nova, sapi chiddù ca lassa e nun sapi chiddù ca trova“.

La formazione del Coro Lirico, composta dal baritono Alberto Munafò (anche Presidente del benemerito ente), da Federico Parisi tenore, da Eleonora Sicurella soprano, da Angelica Sicurella soprano e da Stephanie Van Der Goes soprano, con al pianoforte Alistair Sorley, ha eseguito (come non accadeva da molti anni) la pregevole composizione cameristica “Natale siciliano” del noto musicista Francesco Paolo Frontini, vissuto a Catania tra il XIX ed il XX secolo, quando la nostra città era una delle capitali letterarie ed anche musicali, dell’Europa. Sul Frontini, che è stato ben definito etnografo della musica, molto vi sarebbe da dire: qui basti rilevare la sua amplissima notorietà non solo per la celeberrima “Serenata araba” molto in voga negli anni Trenta, ma anche per “Malia” sul libretto del Capuana; egli musicò anche “Il canto di Ebe” del Rapisardi e varii componimenti scrisse e romanze da camera; allievo del grande contrappuntista Pietro Platania (pure lui sarebbe da ricordare degnamente, Catania lo onora con un busto al giardino Bellini e una via ma nulla più) e stimato dai suoi contemporanei, non ebbe -forse per la “sicilitudine” che bloccò al tempo molte genialità- il successo europeo che meritava e che invece arrise, nulla accade al caso, al suo omonimo di nomi, Francesco Paolo Tosti pure coevo. La “Malia” del Tosti è cantata in tutto il mondo ancora (e solo chi ha intelletto d’amore riesce alla perfezione ad incantare con quelle note…) mentre il Frontini tranne che da noi poco è rammentato. Pure se lui teneva ad anteporre al titolo di Maestro quello di Cavaliere Ufficiale della Corona d’Italia (oggi tale titolo sopravvive come Cavaliere Ufficiale al Merito Civile di Casa Savoja). Benissimo hanno fatto quindi gli artisti del Coro Lirico a distribuirne le sapienti note, dalle nenie della cornamusa trasposte per pianoforte magicamente, alle cantate dette “degli orbi” alle musicalità prettamente popolari, tratte dalla edizione De Marchi del 1904 dell’opera, in chiara lingua siciliana.

Il concerto si dipanò poi attraverso le più classiche melodie natalizie, concluse da Adeste fideles. Da segnalare la voce possente e ben modulata del soprano italo-olandese Stephanie Van Der Goes, di cui già apprezzammo la vocalità, che nella “Ave Maria” del Gounod ha dato prova di sapiente possesso del pentagramma nonché notevole sicurezza scenica.  Così un plauso merita il baritono Alberto Munafò non solo per le decise esecuzioni ma anche  per la classe e lo stile, col frack alla Pippo Di Stefano ed Ettore Petrolini che egli indossa da gran signore (e non è da tutti saper portare il frack).  Da segnalare la voce della giovine Angelica Sicurella la quale nella interpretazione per solo di “Stille Nacht” non ha risparmiato guizzi di interessante coloritura, pur nella auspicabile crescita del suo registro vocale. Laudevoli furono Federico Parisi e Eleonora Sicurella.  Infine bisogna sottolineare la grande maestria al pianoforte, che egli sa trasfondere dalle note barocche a quelle veriste passando per toni alla Gherswin, di Alistair Sorley,  virtuoso proveniente da Albione che Catania deve portare in palmo di mano: di Sorley è rimasto tra le altre esibizioni, nella memoria storica l’Epiro Concert dell’aprile 2017 nella sede della Unione Italiana Ciechi  di Catania (organizzato dal Maestro Giovanni Cultrera di Montesano e da chi scrive)  dove egli tra l’altro eseguì una perfetta “Romanza senza parole” di Mendelssohn. Sorley ha caratteristiche plurime come artista e da pianista riesce come pochi ad esprimere l’anima dello strumento.

Tra gli applausi, il saluto del Coro Lirico per questa apertura del dicembre musicale, fu verso la ricostruzione dell’essere e l’Armonia. “Se non ami me, ama quello che scrivo e amami per quello che scrivo. Le nuvole passano e si disperdono. Sono quelli i volti dell’amore, quelle pallide irrecuperabilità?  E’ per questo che agito il mio cuore?” Con i versi di Sylvia Plath e nonostante tutto, lo spettacolo continua…

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