F1 in lutto, Jules Bianchi non ce l’ha fatta: muore dopo mesi di coma

Il pilota francese Jules Bianchi non ce l’ha fatta è morto nella notte a Nizza dov’era ricoverato. Bianchi era entrato in coma lo scorso ottobre in seguito allo schianto contro una gru sul circuito di Suzuka. A dare la notizia è la famiglia: «Ha combattuto fino all’ultimo, ma oggi la sua battaglia è giunta al termine». Aveva 25 anni

Il mondo della formula uno piange la morte del pilota francese Jules Bianchi. Entrato in coma in seguito all’incidente avuto nel GP del Giappone dello scorso 5 ottobre dove si schiantò contro una gru sul circuito di Suzuka il pilota francese è morto nella notte a Nizza dov’era ricoverato.

A dare la drammatica notizia è la famiglia in un comunicato: «Jules ha combattuto fino all’ultimo, come ha sempre fatto, ma oggi la sua battaglia è giunta al termine. Il nostro dolore è immenso ed indescrivibile. Vogliamo ringraziare lo staff medico del Centro ospedaliero di Nizza che lo ha seguito con amore e dedizione. Vogliamo anche ringraziare il General Medical Center del distretto di Mie in Giappone che ha prestato le prime cure a Jules subito dopo l’incidente, così come ringraziamo tutti gli altri medici che si sono occupati di lui durante questi mesi».

Lo sfortunato pilota francese che avrebbe compiuto 26 anni il mese prossimo aveva iniziato la sua carriera in formula uno nel team Marussia nel 2013 disputando 34 gran premi, conquistando 2 punti nel mondiale. Pilota di grande talento già nel 2009 viene inserito nel programma giovani di Maranello della Ferrari Driver Academy.

Oggi la Manor F1, ex Marussia, lo ricorda così : «Siamo devastati per la perdita di Jules dopo una così ardua battaglia. È stato un privilegio averlo fatto correre per il nostro team. Le parole non possono descrivere l’enorme tristezza del team questa mattina. Ha lasciato un segno indelebile nelle nostre vite e resterà sempre dentro di noi. Aveva un talento splendente, era destinato a grandi cose nel nostro sport, un successo meritato. Ed era una stupenda persona».

Appresa la notizia della scomparsa del giovane pilota francese tutto il mondo della formula uno e non solo esprime anche attraverso i social network il proprio cordoglio. Dalla Ferrari a Button, da Vettel a Grosjean, il messaggio è uno: «Addio Jules, eri speciale». Mentre il presidente francese Francois Hollande: «Lo sport francese perde uno dei suoi più importanti esponenti».

Con la morte di Jules Bianchi il numero dei piloti che hanno perso la vita al volante di una monoposto di Formula uno sale a quarantaquattro: da Gilles Villeneuve, a Paletti a De Angelis, l’ultima vittima prima di Bianchi risale a vent’anni fa, in quel tragico primo maggio a Imola in cui perse la vita Ayrton Senna.

Sebbene in formula uno la tecnologia abbia fatto passi notevoli in materia di sicurezza -sia per quanto riguarda la monoposto che i circuiti- e benché in Formula 1 ogni tragedia ha posto riflessioni e soluzioni per migliorare gli standard di sicurezza ancora oggi si continua a morire in pista. 

Vedi video dell’incidente: F1: video integrale incidente Bianchi a Suzuka in Giappone

Purtroppo, e dispiace doverlo sottolineare, il crudele destino che ha incrociato Jules Bianchi  lascia aperte molte questioni su quella maledetta domenica di Suzuka in cui la formula uno, in qualche modo, si è auto assolta… con la conseguenza che buona delle responsabilità dell’accaduto si sono riversate sul pilota. Senza entrare troppo nel merito di presunte inchieste giudiziarie, azioni e decisioni incomprensibili, inadempienze, mezzi di soccorso posizionati a bordo pista che hanno intralciato la via di fuga,  riportiamo dal blog di Umberto Zapelloni una sintesi dell’accaduto su cui bisognerebbe riflettere:

Ciao Jules.

non ce l’hai fatta, hai lottato come un leone per stare aggrappato alla vita, per riprenderti la vita che un maledetto trattore mandato in pista da qualcuno che purtroppo non ha pagato, ti ha portato via il 5 ottobre.

Eri un pilota ricco di talento e un ragazzo che sapeva farsi amare.  Avevi il rosso Ferrari nel tuo futuro (sotto contratto dal 2009, il posto di Kimi sarebbe tuo). Avevi un sogno grande nel tuo cuore. Un sogno spezzato da una serie di decisioni sbagliate, folli, incomprensibili, azzerate da un’inchiesta che per me resta vergognosa.

Per mesi i tuoi genitori e i tuoi amici hanno sperato nel miracolo, hanno pregato, hanno vegliato accanto a te sperando in un cenno di vita, in un’inversione di marcia. Tu forse non c’eri già più e tutto quel l’amore non è riuscito a riprenderti.

E’ dura da dire, ma la tua non era più vita e forse è meglio che oggi sia finita la sofferenza. Riposa in pace e ricomincia a correre lassù troverai tanti amici veloci come te.

Io però non voglio dimenticare quello che l’inchiesta ha voluto cancellare:

E’ stato sbagliato far partire la gara nell’orario prestabilito, sapendo che sarebbe arrivato il diluvio.

E’ stato sbagliato far proseguire la gara quando è tornato il diluvio, è calata la luce e la visibilità è diventata quasi nulla, come gridava Massa nella sua radio.

Con la macchina di Sutil fuori pista e la gru obbligata a intervenire per spostarla, è stato assurdo non far entrare subito la Safety Car.

Ancora più grave è stato sventolare la bandiera verde dalla postazione che c’era proprio alla curva 8 a pochi metri da dove si stava lavorando sulla macchina di Sutil

Bianchi sembra non aver rallentato in quella porzione di tracciato e’ vero, ma la sua colpa non cancella quelle degli altri.

a Cognita Design production
Torna in alto