Eden Sanchez, quando un nome “richiama” dolci atmosfere

La giovane musicista per GLOBUS MAGAZINE.

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Eden Sanchez sei figlia d’arte e sicuramente il richiamo  ad esprimerti in modo dinamicamente artistico  si è sviluppato fin da piccolissima. Tuo padre, il grande maestro di pittura Sanchez, è per te un’ importante figura  alla quale hai guardato sempre con stima, riguardo, soggezione ed amore. Secondo te, cara Eden, uno dei caratteri distintivi del talento è la sua intrinseca precocità?

“Io credo che il talento sia un dono e che possa manifestarsi sia in età precoce che dopo un periodo di maturazione. È qualcosa che prima o poi tende a palesarsi”

In generale  le case discografiche ed i vari programmi sui talent, mostrano una vera, disinteressata e grata attenzione per musicali che si vogliono affermare?

“Credo che grazie ai talent, che si vedono in televisione, che hanno preso campo un po’ in tutta Europa, i giovani talenti hanno la possibilità di mostrare appunto il loro talento ad un pubblico più ampio attraverso il mezzo di comunicazione in maniera più diretta rispetto ad alcuni anni fa quando non esistevano certi programmi”

Ritieni che la tua qualità nell’esprimerti artisticamente parlando sia connaturale con la tua innata dote o è anche frutto  delle ore di studio, apprendimento e fatica che  stai affrontando?

“Credo di avere la musica nel sangue: mia madre è una cantante e l’ascoltavo fin da quando ero nella sua pancia. Nel corso della mia vita, però, ho sentito il bisogno di impossessarmi degli strumenti per prendere consapevolezza di cosa sia il canto e la musica”.

Cari  lettori,  Eden ha scritto una canzone che sono certa avrà molto successo. Intanto cominciamo a fare conoscere il titolo della stessa: “THE SONG OF LAST LOVE”. Cosa hai voluto esprimere con  questa tuo brano?

“La mia primissima canzone intitolata “The song of a lost love” è stata proprio voluta. Ad aprile, nel periodo di quarantena, ho sentito il bisogno di raccontare una storia, dato il momento di difficoltà, che parlasse di sofferenza: gli esseri umani passano attraverso numerosi tipi di sofferenza, da quella che tutti noi abbiamo vissuto, a quello, appunto, di “un amore perduto”

Come è nata la tua grande passione per il pianoforte, uno strumento, come tutti gli strumenti, che richiede ore ed ore di  allenamento?

“All’età di undici anni ho cominciato a sviluppare i miei gusti musicali e da ciò è nato il desiderio d’ imparare a suonare uno strumento per, in seguito, utilizzarlo per accompagnarmi nel canto”.

Metti in pratica la tua metodica  nell’affrontare un nuovo brano  o ti lasci  guidare anche dall’immaginazione: da dove inizia il tuo studio?

“Affronto un brano in base alla tipologia e alla sua difficoltà concentrandomi anche sui miei punti deboli, cosi, mettendo insieme tutte queste varianti, studio il nuovo brano nelle sue sfumature”

Quanto, dunque, conta l’istinto e quanto un metodico studio nell’attività di un musicista?

“Penso che entrambi gli elementi abbiano uguale importanza in quanto Il metodo e la tecnica regolano l’esercizio pratico, ma allo stesso tempo non possiamo dimenticare che la musica, prima di tutto, è una forma d’arte e quindi non possono mancare l’istinto e l’emotività”.

Quali sono gli autori che ami di più?

“Nel periodo in cui studiavo musica classica, mi piaceva suonare Bach. Negli ultimi anni, però ho sviluppato un passione per la musica leggera, come il pop e il soul”

Eden potresti anticiparci qualcosa dei tuoi prossimi impegni artistici?

“Al momento penso di dedicarmi agli studi, sia scolastici che musicali”

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