Il dialetto siciliano entra nelle scuole, diventerà materia di studio insieme alla storia di Sicilia

Il dialetto siciliano diventa materia di studio. La giunta regionale, in occasione del 72esimo Anniversario dell’Autonomia Siciliana, ha deciso che dal prossimo anno la lingua siciliana verrà introdotta nelle scuole insieme allo studio della storia della nostra regione

603957_597155780320396_1256692581_n.jpg1_La giunta regionale, presieduta dal governatore Nello Musumeci, si è riunita in seduta straordinaria ad Agrigento in occasione del 72° anniversario dell’Autonomia Siciliana. Il governo ha deciso che il 15 maggio non sarà più vacanza nelle scuole, ma sarà una giornata dedicata alla storia dell’Autonomia. Inoltre nei programmi scolastici, dal prossimo anno, verrà introdotto lo studio della storia di Sicilia e del suo dialetto.

Il dialetto nelle scuole non è una novità in Sicilia.

Già un po’ di anni fa, intorno al 2011, si era tentato, potenza dell’autonomia che la Sicilia vanta anche in materia scolastica, di inserirlo tra le materie di studio. La proposta Mpa, lanciata e firmata da Nicola D’Agostino, prevedeva “la valorizzazione e l’insegnamento della storia, della letteratura e della lingua siciliane nelle scuole di ogni ordine e grado”  almeno due ore la settimana.

La proposta mosse però critiche dagli intellettuali di sinistra siciliani. Molto duro fu Vincenzo Consolo (scrittore, giornalista e saggista siciliano, nato a Sant’Agata di Militello nel ’33 e morto a Milano nel 2012) che all’epoca parlò di deriva leghista. E non fu da meno il “padre della lingua siciliana” Andrea Camilleri che, della lingua siciliana con il suo celebre romanzo poliziesco Montalbano, portò in auge il dialetto in tutta Italia.

Secondo lo scrittore, -sceneggiatore e regista di teatro, nonché autore teatrale e televisivo- sarebbe deleterio istituire l’obbligatorietà del dialetto, in quanto abbiamo una lingua, l’italiano, che è stata l’artefice dell’unificazione del Paese, e per questo dobbiamo salvaguardarla. I dialetti, sempre secondo Camilleri, sono una grande risorsa per la lingua madre e tali devono restare. 

dialettiC’è da ricordare però che il siciliano non è una lingua che deriva dall’italiano, ma – al pari di questo – direttamente dal latino volgare, e costituì la prima lingua letteraria italiana, già nella prima metà del XIII secolo, nell’ambito della Scuola Siciliana. Anche l’ UNESCO  riconosce al siciliano lo status di lingua madre, motivo per cui i siciliani sono descritti come bilingui, e lo classifica tra le lingue europee “vulnerabili”.

Inoltre la lingua siciliana potrebbe essere ritenuta una lingua regionale o minoritaria ai sensi della Carta Europea per le lingue regionale e minoriatrie, che all’articolo 1 afferma che per “lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue … che non sono dialetti della lingua ufficiale dello Stato”.

Alcuni studiosi asseriscono che il siciliano sia la più antica lingua romanza, ma tale ipotesi non è diffusa nel mondo accademico.

Il siciliano è materia di ricerca del Centro di studi filologi e linguistici siciliani, con sede a Palermo, che si propone di promuovere gli studi sull’idioma isolano antico e moderno.

 

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