Conclusa la mostra evento “Deserto Virtuale. Selfie” della fotografa Donatella Turillo

“Le opere fotografiche sono state allestite all’interno della redazione di Sicilia Journal riscuotendo un grande successo di pubblico”.

Si è conclusa ieri la mostra di Donatella Turillo, installata a Catania all’interno della redazione del quotidiano on line Sicilia Journal. Un numeroso pubblico è intervenuto, interessato e affascinato degli scatti di una fotografa che, con la sua arte, riesce a esprimere eleganza e sensualità.

«In una società piena di apparenza e volgarità, trovare il lato più nobile della sensualità non è proprio semplice da carpire, io tento, con le mie foto, di fermare un’emozione intima» questo è il leitmotiv che accompagna gli scatti di Donatella.

Ecco l’origine di “Deserto Virtuale. Selfie”, in un mondo, come quello di oggi, sperduto nella ricerca spasmodica di un continuo apparire, nel dover fornire costantemente un’immagine artefatta, nel lasciare completo spazio a costruzioni impalcate da sabbia e sorrisi ma, come scrive Giuditta Avellina, curatrice dei testi della mostra «Il tentativo di guardarsi allo specchio, scattandosi un autoritratto. Carpire, da un’istantanea, chi siamo, cosa desideriamo realmente oltre le apparenze. Ma cosa si nasconde dietro una sorridente e millantata felicità? Quanto di noi c’è in un’assolata tranquillità? Quanti ‘ti amo’ si trattengono dietro sicurezze sofferte? Quanto la provocazione, l’attesa dell’amplesso e la pudicizia possono raccontare del nostro io?»

Ecco, Donatella Turillo non fornisce risposte, quanto piuttosto suscitare riflessioni, analisi, pause. I suoi scatti, graffianti o teneri, sofferenti o maliziosi, sono traccia e monito di una società che preferisce fotografarsi più che esplorarsi: dalla foto di gruppo al selfie, non c’é forse la stessa lontananza che distanzia il deserto dal mare aperto? Sará una mostra per trovare un oasi di ristoro e e riflessione nel marasma affettivo, professionale e sociale che ci assorda di istanze vuote, labili, scabrosamente autoreferenziali. E per fermarsi a riflettere sul reale senso delle nostre sfide al buio, come antidoto all’atarassia, lei pungola, stimola le più personali riflessioni. I suoi scatti, a volte teneri e spesso graffianti, sofferenti e maliziosi, sono la traccia e monito di una società che preferisce fotografarsi più che esplorarsi.

Con un selfie, continua ricerca del sé attraverso il virtuale, totalmente apparente, spesso la donna vuole comunicare qualcosa di intimo, ma non legato a una forma estetica quanto ad un’essenza impregnata di interiorità che, nella maggior parte dei casi, chi è dall’altra parte non riesce a cogliere.

E se una foto, che agli occhi di un bambino ha solo un inizio e una fine, essa racchiude la memoria del proprio sé immortalato in un autoscatto. Il proprio sé, porta trasparente di un mondo immenso.

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