“CONCERTO ASHKENAZY”: l’alta classe che non smentisce le attese

Il Maestro Vladimir Ashkenazy insieme al figlio  Dimitri contrassegnano un eccellente inizio per la stagione musicale 2018/2019 del Teatro Vittorio Emanuele di Messina Locandina_Ashkenazy

Nella serata di venerdì 30 novembre si è aperta alle ore 21.00, con il “Concerto Ashkenazy”, la stagione di musica 2018/2019 del Teatro Vittorio Emanuele a cura del direttore artistico Matteo Pappalardo.

L’evento, prodotto da “Teatro di Messina”, segna un ritorno nella nostra città, quello del Maestro Vladimir Ashkenazy, dove ancora non si è spento il bel ricordo del suo grande virtuosismo pianistico nel concerto per due pianoforti che lo ha visto protagonista, nella serata dell’1 giugno 2017, insieme al figlio Vovka.

Tra i più grandi pianisti viventi, Vladimir Ashkenazy si esibisce questa volta nella veste di direttore dell’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele accompagnato da un altro dei suoi figli, Dimitri, grande virtuoso del clarinetto ed interprete di fama internazionale.

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Nella seconda parte della sua straordinaria carriera artistica, oltre a quella per il pianoforte, la passione di Ashkenazy per la direzione orchestrale, che risale addirittura all’infanzia, lo ha condotto a dirigere le più prestigiose orchestre nel mondo; una passione che proprio venerdì sera l’attento pubblico ha potuto percepire pienamente cogliendo l’energia e il feeling sviluppatisi fra il Maestro e gli orchestrali tutti.

Scintillante e vivace l’apertura del programma con l’esecuzione dell’Ouverture da “Le nozze di Figaro” di W.A. Mozart, composizione tra le più conosciute del grande musicista austriaco che spesso, non a caso proprio per la sua “completezza”, viene scelta per essere eseguita, anche da sola, in forma di concerto.

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Le atmosfere frizzanti della famosa ouverture ci conducono al Concerto per clarinetto e orchestra KV 622 in La maggiore” ed è qui che entra in scena il figlio, Dimitri Ashkenazy, anch’egli, come già scritto, eccellente musicista.

Con il suo clarinetto può vantare rilevanti collaborazioni che hanno visto esibire il suo talento con le migliori orchestre del mondo come la Royal Philharmonic, I Filarmonici di San Pietroburgo, la Deutsches Symphonie-Orchester Berlin per citarne solo alcune, nonché gli inviti di prestigiose istituzioni (Royal Festival Hall, Opera House, Salzburger  Festspiele, etc.) e le collaborazioni con grandi artisti come la pianista Cristina Ortiz.

Nei tre movimenti che compongono il celeberrimo Concerto mozartiano per clarinetto, l’artista, in ottima sintonia con l’Orchestra del Teatro, è riuscito a scandire con abile tocco le giuste vibranti emozioni ora virtuosistiche e gioiose nell’Allegro, che è il primo movimento, mentre nel successivo, l’Adagio, con il suo andamento rasserenante e nello stesso tempo profondamente commovente, la voce del clarinetto, sapientemente modulata, “ti prende” fin dentro le pieghe dell’anima per giungere alla fine al vivace e brioso Rondò, terzo ed ultimo movimento. Esecuzione veramente impeccabile quella di Dimitri Ashkenazy che, fino all’ultima nota, ha tenuto la platea col fiato sospeso. Tanta la magica energia che ha preso vita sul palco e tantissimi sono stati gli applausi per Dimitri che ha regalato generosamente un bis con una melodia seicentesca fuori programma “marcato” alla fine anche da un forte abbraccio tra padre e figlio.

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La seconda parte del programma è stata dedicata ad un’altra grande ed impegnativa pagina musicale, la Sinfonia n. 7 in la maggiore Op. 92 di Ludwig van Beethoven. Opera dai toni solenni, vulcanici e tragici ma al tempo stesso luminosi ed espressione totale dei tumultuosi sussulti del momento storico in cui venne composta, si sviluppa in quattro movimenti: Poco sostenuto, Vivace Allegretto (la minore), Presto (fa maggiore) e Allegro con brio.

La complessa solennità di questo immenso capolavoro si traduce nell’espressione di un’ottima performance e di una gran bella sinergia tra l’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele e il suo prestigioso Direttore.

Opera musicale che, nonostante i due secoli trascorsi, ancora mantiene intatta quella spinta vitale che, presente in tutta la Sinfonia, ci scuote nel più profondo: un’energia quasi liberatoria, una certa solennità in questo immenso capolavoro che ci accompagna in un crescendo fino alla fine. Applausi e ancora applausi alla fine per il grande Maestro e applausi per la bella prova di tutti gli orchestrali da un pubblico che non dimenticherà, oltre al concerto, le belle sensazioni offerte dall’abbraccio tra il padre Vladimir Ashkenazy e suo figlio Dimitri.

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