“Colpa delle stelle”. Quei braccialetti rossi americani commuovono e incantano

Un film-evento molto ben fatto che affronta finalmente un tema importante e doloroso, parlando però al cuore e alla mente dei giovanissimi attraverso la storia di due ragazzi come tanti, il loro difficile destino ma pieni di sogni per il futuro

La giovanissima Hazel Grace è sopravvissuta miracolosamente ad una di quelle malattie che sono fulmini a ciel sereno a quell’età, lo stato emotivo della ragazza però ne è uscito malconcio e la mamma la convince a frequentare un gruppo di supporto.

Qui scopre che non è la sola ad aver avuto quel percorso nel destino e tra i tanti ragazzi sfortunati c’è August, “Gus” per gli amici, che giocava a basket prima che un tumore cosi aggressivo non gli portasse via una gamba.

Tra i due teen ager scoppierà travolgente amicizia e condivisione, ha un sogno Hazel Grace, incontrare un autore olandese che ha scritto il suo libro preferito e August farà di tutto per esaudire quel desiderio colto e tenero della sua amica del cuore.

Ma ad Amsterdam dove i due ragazzi riescono ad arrivare non senza difficoltà, qualcosa non va per il verso giusto. Quell’autore dalla penna delicata ha modi terribili. Umiliati e delusi Gus e Grace troveranno però l’amore tra i meravigliosi canali della città. Sarebbe una bella storia di sentimenti e passione ritrovata per la vita ma tornati a casa in America il destino si intrometterà impietosamente nelle esistenze di questi due coraggiosi amanti.

Un libro che ha commosso il mondo, scritto con arguta tenerezza da John Green è diventato un film di clamoroso successo mondiale, una sorta di manifesto per genitori e figli che in Italia, mentre scriviamo, ha già superato i 5 milioni di incasso, un film evento molto ben fatto che affronta finalmente un tema importante e doloroso, parlando però al cuore e alla mente dei giovanissimi, senza filtri ma con il coraggio di narrare accarezzando il destino difficile di questi due ragazzi comuni pieni di sogni per il futuro. Un caso letterario che diventa un evento cinematografico che coinvolge i più giovani certamente ma che non può lasciar indifferente gli adulti.

Varie le chiavi di lettura del film, stati d’animo struggenti si alternano a slanci filosofici nel tentativo di dare senso al tempo tiranno che ti toglie alla vita. Sentimental-scientifica l’analisi dei piccoli infiniti, il paradosso filosofico di Zenone sulla lentezza della tartaruga per spiegare l’infinito, rispolverato a una riflessione profonda sul dolore e la morte. Temi che certamente, mai trovano spiegazioni razionali, né tantomeno si sconfiggono con categorie intellettuali.

La protagonista è una guerriera e decide di vivere il suo “piccolo infinito” cercando di guadagnare tempo alla vita per dare senso a un destino nefasto. Li chiama piccoli infiniti quei momenti guadagnati al tempo dell’amore e per questo chiede più giorni per vivere il suo amore.

Il film offre spunti pregevoli di natura didattico-educativa ed esistenziale cavalcando anche la tensione emotiva che risulta godibile senza mai scadere in pietismi. Non c’è tempo per piangersi addosso, anzi attraverso un gioco di ironia e leggerezza alla fine i personaggi trovano significati, esorcizzando persino la morte con orazioni funebri che si regalano reciprocamente. Un modo unico e meraviglioso in cui vince l’accettazione della malattia e il sentirsi a proprio agio nonostante tutto.

Diretto con leggerezza e senza cadere nella retorica da Josh Boone che ha rispettato ogni riga del best sellers di Green, il film si mostra con una confezione ottima, ben fotografato e con una colonna sonora anch’essa destinata a diventare un “must” tra i giovani.

Benissimo gli attori protagonisti, Shailene Woodley e Ansel Engort non scadono mai nel melenso e dopo “ Divergent” dimostrano di esser una coppia affiatata, mentre come al solito se c’è da fare la faccia cattiva e disturbante non si poteva scegliere di meglio di William Dafoe, che nel ruolo dello scrittore cinico mostra la faccia spietata e insensibile della vita degli adulti e che è allarmante monito a tutti a guardare con più consapevolezza e dedizione chi si affaccia alle soglie della vita, che sia malato di tumore o di solitudine.

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