Colloquiando un po’ con Enrico Montesano

A tu per tu con un grande attore della televisione, teatro e cinema italiano.

Enrico Montesano e la sua poliedrica dimensione di artista, grande attore ma non solo: teatro, spettacoli televisivi, la commedia musicale italiana, cinema ed altro ancora. Incontra noi, della redazione di Globus Magazine, e si racconta un po’ ricevendoci nell’accogliente hall dell’albergo che lo ospita, qualche ora prima del debutto, a Messina, del suo spettacolo “Omaggio a Trovajoli”, al Teatro Vittorio Emanuele dal 13 al 15 novembre. Inizia così quella che sarà certamente una gradevole chiacchierata; infatti, cerca subito di mettermi a mio agio chiedendomi di cosa tratta la nostra rivista e io gliene espongo i contenuti:

Globus Magazine si occupa di cultura a 360 gradi – e, compiaciuto, mi risponde –

Una gran bella iniziativa, questo è encomiabile. La cultura e lo spettacolo, purtroppo, sono un po’ negletti nel nostro paese… ma andiamo con le domande

Come nasce l’idea di questo spettacolo?

Lo sa che non me lo ricordo?  Vede…, io ho fatto questo spettacolo ma non mi ricordo chi ha avuto l’idea; lo facciamo da un po’ di tempo e qui, a Messina, per noi si conclude il ciclo. È un omaggio ad Armando Trovajoli che è un grande compositore italiano.

Un suo ricordo personale sul maestro Trovajoli, sull’uomo oltre che sull’artista, che pure si definiva essere “un modesto artigiano”…

Eh… pensi.., se lui è un modesto artigiano io sono un apprendista, un eterno allievo che non finisce mai di imparare…

È la modestia dei “grandi”…

Ho lavorato con Armando Trovajoli in “Bravo”, dove lui scrisse le musiche originali e in “Se il tempo fosse un gambero”, anche qui musiche originali. Poi venne “Rugantino” che era una commedia già fatta, di cui sono stato il secondo interprete.

E parlando di Rugantino una curiosità: alla sua “prima” mi risulta che fosse presente anche Nino Manfredi, che cosa si ricorda di quella sera?

Fu una grande emozione per me, oltre al debutto in assoluto al Sistina, con un personaggio così bello per un attore romano, fatto già da Manfredi e avevo pure Manfredi in platea. È stato quindi un carico emotivo maggiore… insomma, poi sono arrivato alla fine, Manfredi mi venne a trovare in camerino e si complimentò.

C’è sempre un’emozione particolare prima di entrare in scena?

Si! C’è sempre un pochino, a meno che… se uno non è un incosciente o se non è ubriaco o altro, un po’ d’emozione c’è, ci deve essere un po’ di adrenalina: l’artista entra in scena, affronta il pubblico, però, alla fine, tutto ciò fa parte del mestiere insomma…

Lei ha fatto tantissime cose, è un artista veramente completo…

Ho cercato di fare tante cose, di imparare, perché penso che un attore più cose sa fare e meglio è, e sento che sia normale, non è niente di straordinario…

Anche molta televisione portando sul piccolo schermo pure il cabaret con Gabriella Ferri…

Si! Hanno fatto delle trasmissioni televisive tratte da programmi di teatro/cabaret. Ma io mi sono trovato a fare la commedia musicale, perché avendo incontrato Garinei è nata così; alcune cose dipendono dagli incontri che si fanno, lui mi proponeva una cosa e io l’ho fatta, poi mi proponeva un’altra cosa e io l’ho fatta… è per questo che, da cosa nasce cosa, abbiamo trovato sempre delle belle cose che hanno funzionato.

Da pochi giorni si trova nelle librerie il suo 3° libro: dopo “Siamo nati per soffrire e ci siamo riusciti” e “Un alibi di scorta” arriva “Confesso”

Si, un’anomala confessione… “Confesso”non è proprio rigidamente un’autobiografia, è un libro che cerca di destare curiosità nel lettore: da quando uno lo legge dovrebbe dire “ Ah, guarda! Vedi questa cosa…” e da questo poi continuare…

Si tenta di lasciare un segno, una traccia, come per fare germogliare qualcosa?

Si, esattamente fare germogliare qualcosa! Brava! Io faccio da tramite tra tutte le cose che so, i fatti di vita vissuta, gli scrittori, i libri che ho amato e il lettore che mi sta leggendo

Ma al pubblico, agli spettatori, che emozioni, che sensazioni vuole trasmettere maggiormente?

Mah, soprattutto vorrei divertirli senza rimbecillirli e lo vorrei fare anche con un po’ di autocritica. Tento di divertire il pubblico cercando di incuriosirlo e di essere anche edificante, insomma, nel senso di costruire qualcosa…

E quindi tentare di far riflettere mettendo in luce con l’ironia alcuni punti?

Era “castigat ridendo mores”, come dicevano gli antichi, ce se prova, ce provamo va’…

Ed è molto importante provarci…

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